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Il governo si è ammalato di “comitardite”. I sintomi vi sono tutti e, per più ragioni, sono sintomi preoccupanti. In cosa consiste la malattia? Il ceppo principale del virus propone una versione riveduta e corretta della “presunzione fatale” di totalitaria memoria: l’idea che vi sia sempre un esperto il quale – in quanto più colto e preparato – possiede la soluzione al problema: a qualunque problema. Questa presunzione è una risorsa preziosa per una maggioranza rissosa che al suo interno dissente su quasi tutto. Quando non si trova l’accordo, si dà vita a un bel comitato di esperti nell’illusione che dalla loro sapienza giunga un miracolo laico.

E già, miracolo laico: i comitati della sinistra, infatti, sono particolarmente in voga sui temi etici, laddove la distanza tra le sue diverse anime (si fa per dire!) è più accentuata. Già a inizio legislatura un “tavolo etico” fu apparecchiato in fretta e furia presso il Ministero dell’Interno. Difficile comprendere la competenza del Viminale sulla materia. A meno di ritenere che il fine fosse quello di minare, con modi suadenti e colti, la sicurezza che la legge 40 garantiva all’embrione.

Il ministro della Salute Livia Turco ci riprova oggi, a proposito di eutanasia, proponendo un comitato di esperti che si occuperà di “dignità della vita”. Attendiamo di comprendere se quanti vi faranno parte entreranno, per questo, in conflitto d’interessi con l’intestazione della struttura. Sin da ora, però, tra il presunto esperto e la vecchiarella di Pascal che, ignorante di scienze e teologia decide di comportarsi “come se Dio esistesse”, dichiariamo alto e forte di prendere le parti di quest’ultima. Non per eludere la discussione, ma per sconfiggere l’idea che esista una sapienza intellettuale superiore, in grado di superare i conflitti d’ordine etico e morale che il problema implica. Si tratta di una forma bella e buona di nuovo costruttivismo. Non è un caso che proprio gli eredi di coloro i quali volevano edificare il paradiso in terra, siano oggi alla ricerca di soluzioni in grado di distruggere quel che loro considerano l’inferno e che, il più delle volte, altro non è se non una forma estrema e difficile di vita.

Vi è poi un’altra forma di “comitardite”, in apparenza meno virulenta ma non per questo meno insidiosa. E’ esplosa con la legge finanziaria e consiste nel creare nuove strutture al fine di rafforzare il controllo da parte della sinistra sulla società. Una per tutte dà il senso della loro essenzialità e dell’impossibilità di prescinderne: la “commissione consultiva per lo spettacolo dal vivo”. Nel campo degli “osservatori” poi, la finanziaria ne crea uno nazionale sulla famiglia che in realtà, se si dovessero approvare pacs e matrimoni omosessuali, diverrebbe poco più di un oggetto di osservazione storica. Un altro, dall’intitolazione un po’ equivoca, è consacrato al “contrasto della violenza nei confronti delle donne e per ragioni di orientamento sessuale”. Si potrebbe obiettare che, per quanto concerne la violenza nei confronti delle donne, bisogna smettere di osservare per fare qualcosa di concreto. Ad esempio a favore di quelle donne musulmane che in Italia vivono segregate, in condizioni di libertà più precarie di quelle vigenti in paesi islamici moderati come Tunisia e Marocco. Per quanto riguarda l’orientamento sessuale, invece, si può comprenderne la necessità: se dovessero essere certificati i cinque generi, così come si vuole in Europa, orientarsi non sarà più scontato come in passato.

Più difficile comprendere l’utilità della “commissione tecnica per il coordinamento dei rapporti finanziari tra lo Stato e il sistema delle Autonomie locali”. Mia figlia, cultrice del cartone animato di Robin Hood, mi chiederebbe se c’è veramente bisogno di una commissione per coordinare le malefatte nei confronti dei sudditi comminate da Giovanni Senza Terra e dallo Sceriffo di Nottingham. Una “commissione per la garanzia dell’informazione statistica”, si presume, avrà il compito di attestare la veridicità di sondaggi che danno Berlusconi sconfitto, sempre e comunque. E’ poi paradossale l’entrata in funzione di un’agenzia nazionale “per lo sviluppo dell’autonomia scolastica”, quando si è già provveduto ad abrogare addirittura con un atto amministrativo quel poco o quel tanto d’autonomia che la scuola aveva conquistato con la riforma Moratti. Per ridurre la spesa pubblica, è noto, si è arrivati a ipotizzare la limitazione dei finanziamenti alla ricerca – è stato soppresso, tra l’altro, il finanziamento per la Fondazione per la promozione dello sviluppo della ricerca avanzata nel campo delle biotecnologie. I quattrini, però, a quanto pare non mancano in favore di una fondazione detta “Istituto per il lavoro”, creata con una legge della Regione Emilia Romagna. Lo confessiamo: ignoriamo le competenze di questa fondazione. Non meraviglia, però, sapere che sia sita in Emilia laddove il lavoro è soggetto ai maggiori vincoli pubblici fin qui concepiti nel nostro Paese.

Il materiale per continuare a ironizzare certo non mancherebbe, ma non si può indugiare in facezie. Anche perché, quando la fantasia inizia a scarseggiare, gli estensori della legge finanziaria provvedono a commissariare, o a dichiarare decaduti, i vertici di diversi enti pubblici con l’escamotage di un provvedimento di riorganizzazione. Il fine, com’è ovvio, è di disporre di ancora altre poltrone da distribuire. E così si comprende meglio come al fondo della “comitardite” vi sia l’istinto a controllare ogni emergenza sociale; il tentativo di resuscitare, un ceto di “partitocrati” finanziati con i soldi pubblici, anche se i partiti di integrazione sociale sono ormai scomparsi. Si vorrebbe riportare sotto controllo, in questo modo, un’opinione pubblica che, invece, prende sempre più le distanze perché i problemi intorno ai quali la sinistra organizza comitati, anziché studiarli, li vive quotidianamente sulla propria pelle.

da Il Giornale