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Senatore Quagliariello sul testamento biologico si consuma lo scontro finale tra laici e cattolici?

«Invece è proprio su questo fronte, che è diventato un nuovo terreno di incontro e non di scontro, che nel Pdl l’anima cattolica si è saldata con quella laica. I principi che uniscono prescindono da un fatto religioso ed hanno permesso di trovare un filo comune tra le varie componenti: cattolicesimo, liberalismo e socialismo umanitario. Se in passato, tra vecchia Democrazia cristiana e comunisti, era nata una collaborazione sul fronte della ricerca dell’eguaglianza in campo sociale, ora ci muoviamo in un contesto differente dove la sfida più alta è quella antropologica».

Una sfida comune per laici e cattolici?

«Parallelamente al progresso della tecnica e della tecnologia in medicina si afferma l’idea che l’uomo possa controllare, dominare tutta la sua vita dall’inizio alla fine. Idea inaccettabile sia per i cattolici sia per i liberali, che rifiutano il determinismo e vedono un futuro aperto. Laici e cattolici, liberali e cristiani sono ugualmente contrari all’idea che tutto sia determinabile».

Non è un’illusione quella di pensare di poter regolare la morte per legge?

«Per me, per un liberale, questa cosa poteva e doveva restare in ambito privato. Ma dopo Eluana questo non è più possibile. Non siamo stati noi a portare la questione nell’agone pubblico. Altri lo hanno fatto per quella che io ritengo una “cattiva” concezione dell’amore e da un caso personale è partita una campagna mediatica, tesa a stabilire un principio valido per tutti. Il legislatore deve intervenire altrimenti il rischio è che di volta in volta decidano i giudici a colpi di sentenze. La verità è che si è costituita una lobby per introdurre l’eutanasia nel nostro Paese».

Sul ddl messo a punto in Senato piovono giudizi pesanti come pietre. Per D’Alema non è una legge da Paese civile. Veronesi la definisce un obbrobrio. Per Marino è incostituzionale.

«Sono tre i principi sui quali è imperniato il testo. Primo: la volontà deve essere certa e riconosciuta e non può essere ricostruita ex post come nel caso di Eluana. Secondo: occorre un’alleanza terapeutica tra medico e paziente, anche per non impiccare nessuno ad una volontà espressa in un dato momento e che poi potrebbe essere cambiata senza che si sappia. Si deve pure tenere conto dei progressi continui della scienza medica. Magari quello che non era possibile tre anni prima poi lo diventa. Terzo principio: lo Stato non può mai far morire qualcuno di sete. Non c’è la volontà di imporre una scelta alle persone e neppure di sottoporle a terapie inutili».

In Parlamento c’è una maggioranza solida, che comprende anche i cattolici del Pd, per approvare questa legge. Ma c’è anche nel Paese?

«Sono certo che il Paese è nella sua maggioranza contro l’eutanasia. L’opinione pubblica correttamente informata capirà che questa legge non intende togliere all’individuo la libertà di rinunciare alle cure ma soltanto quella di darsi la morte».

Oggi a Roma si terrà la manifestazione contro il ddl e c’è già chi invoca un referendum per abolirlo…

«Una situazione veramente kafkiana. È in corso la presentazione degli emendamenti. La legge sarà discussa e non c’è dubbio che sia emendabile e migliorabile. Proporre il referendum e promuovere manifestazioni contro un ddl non ancora approvato dimostra che non c’è volontà di dialogare per costruire insieme una buona legge. L’intento di chi combatte il ddl è quello di far passare il principio dell’eutanasia. Ed è inutile appellarsi all’articolo 32 della Costituzione perché la nostra Carta tutela la libertà di scelta ma non la libertà di darsi la morte. In nessun caso è possibile questa interpretazione perché la nostra Costituzione è impregnata di principi cristiani come la dignità della persona e della vita».

Beppino Englaro appare deciso a proseguire la sua battaglia.

«Ora che di fatto è entrato in politica gli chiediamo rispetto per le istituzioni anche nel linguaggio. E poi vorrei ricordargli che la vita vale anche quando non è perfetta».

 

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