Ieri si è svolto il Convegno su “Clima, Energia, Società” promosso dalla Associazione Galileo presso il CNR. Tanti gli interventi tra cui quello del Senatore del Pdl Guido Possa che in passato è stato viceministro dell’Istruzione, ricercatore e manager dell’energia, politico di spessore dentro Forza Italia. Il senatore non crede ai profeti di sventura che minacciano l’apocalisse termica. Se la prende con l’Unione Europea, colpevole di aver messo in piedi un enorme sistema dirigista che distorce il mercato e può contare sul megafono della stampa. Riducendo la libertà dei cittadini e la libertà della scienza.
Senatore Possa, perché il “riscaldamento globale” minaccia la nostra libertà?
Perché è un tema fortemente ideologizzato: dall’Unione Europea, che sul clima vuol essere “la prima della classe”; dalle socialdemocrazie, con la loro idea di sviluppo sostenibile; dalle sinistre e dai movimenti Verdi. Ma è un discorso che vale anche per spezzoni del Partito Popolare europeo… che unisce Blair alla Merkel.
Lei critica il “dirigismo” dell’Unione Europea sulla questione clima
La burocrazia messa in piedi da Bruxelles nasce dal Protocollo di Kyoto. L’Unione Europea si è impegnata a ridurre i Gas serra dell’8 per cento nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012, a fronte del 5,2 per cento degli altri Paesi sviluppati, esclusi gli Usa. Gli obiettivi del successivo “20-20-20” sono stati decisi con un blitz del Consiglio Europeo nel 2007 – e si tratta di decisioni molto importanti per la nostra economia e la nostra società. Principi che però non sono mai stati veramente discussi o approvati dai parlamenti nazionali. Il metodo della UE è quello della centralizzazione burocratica delle decisioni, dell’assenza di informazione, dei paletti messi al libero mercato.
Un esempio pratico?
Pensi a provvedimenti come quello che hanno escluso l’uso delle lampadine a incandescenza, oppure alle costose modalità di risparmio energetico imposte ai privati e alle aziende. La lista potrebbe essere molto lunga.
Da dove nascono queste scelte politiche?
La UE e la Commissione Europea hanno in grande considerazione il “Rapporto Stern” promosso dall’ex governo Blair. Si tratta di un documento catastrofista che, da qui al 2100, prevede uno scenario fatto di temperatura dell’atmosfera che si innalzano fino a 5-6 gradi, scioglimento dei ghiacciai delle calotte polari, un aumento indiscriminato di eventi come la siccità, le inondazioni… Uno sconvolgimento generale del clima a livello planetario. Su questa base l’UE e la Commissione Europea hanno messo in piedi un’attività legislativa frenetica quanto farraginosa.
Molti giornali minacciano periodicamente una catastrofe climatica
La macchina burocratica messa in piedi dalla UE ha un enorme supporto da parte dei media. Non c’è solo la UE. Ciò che dicono l’ex vicepresidente americano Al Gore e l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ndr) è ancora tutto da verificare, ma viene accolto quasi senza discuterne. Nella comunità scientifica però sono in tanti a non accettare questa impostazione.
Anche sulla stampa. Questa settimana la BBC ha pubblicato un lungo articolo che fa i conti in tasca al “global warming”
Misurare il riscaldamento climatico infatti è molto complicato. Ancor più difficile stabilire le sue cause. Su questo la comunità scientifica non ha raggiunto conclusioni definitive. Da una parte c’è l’IPCC che lo attribuisce quasi esclusivamente a fattori antropici; dall’altra emergono voci dissenzienti che ritengono il riscaldamento globale un fenomeno legato a un insieme più complesso di fattori, che vanno dalla variazione di radianza del Sole e del vento solare, ai cicli degli oceani…
All’ultimo G8 è stato raggiunto un accordo: il riscaldamento globale non dovrà superare i 2 gradi centigradi l’anno
E’ un obiettivo fasullo. La temperatura media mondiale dell’atmosfera procede per conto suo.
Quali saranno le conseguenze di queste politiche?
Probabilmente aumenterà il costo dell’energia, diminuirà la nostra competitività, avremo meno sviluppo e occupazione. Dovremo pagare più tasse per sovvenzionare i Paesi in via di sviluppo e versargli costosi indennizzi, visto che ci accusano di aver avvelenato l’atmosfera.
E la visione di fondo che le sostiene?
Vogliono una società tecnologica a basso consumo di combustibili fossili ed imporci comportamenti energetici dettati dalla sobrietà, se non dall’austerità. Così l’UE pensa di acquistare una leadership mondiale sul clima, verso il resto del mondo e rispetto agli stessi Paesi dell’Unione.
l’Occidentale
15 ottobre 2009