A cura di Gaetano Quagliariello
L’11 Settembre 2001 l’attentato alle Torri Gemelle costringeva l’Occidente a una riflessione sulla propria identità e sulle sue radici cristiane. Sotto l’urto di quell’evento traumatico, entrato così prepotentemente nell’immaginario collettivo, si sono formate nel nostro Paese alleanze feconde tra credenti e non credenti.
Dieci anni dopo, proprio attorno a Ground Zero, sono simbolicamente crollate altre torri: quelle di un’economia che, nonostante sembrasse destinata a una crescita costante e frenetica, è stata travolta dalla grande crisi che ancora ci avvolge e ci minaccia. Una crisi – dai contorni impalpabili e poco definiti – originata dai mercati finanziari e aggravata dalle politiche adottate negli ultimi decenni dai governi occidentali. Una crisi di fronte alla quale si sono manifestate, e si manifestano tuttora, grandi difficoltà nell’organizzare una reazione efficace e tempestiva. Una crisi che non provoca guerre fra eserciti, ma scopre nuovi conflitti, come quello fra generazioni. E che ridisegna confini ed equilibri planetari.
Per tentare di mantenere il benessere e le tutele conquistate nel mondo occidentale, è nostro dovere inventare strade nuove, perché quella che abbiamo sintetizzato come «l’epoca del debito pubblico» ha reso oramai impraticabili le vecchie.
È necessario dotarsi di un vocabolario diverso, un lessico del nostro tempo, che sia capace di svecchiare concetti e linguaggi oramai inadeguati, ripensando parole antiche con un nuovo significato e rivendicando quei princìpi comuni del patrimonio cristiano in cui si riconoscono laici e cattolici».
Tratto dal Manifesto di Norcia
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