Forse è ancora troppo presto per giudicare l’operato del governo in materia economica e d’impresa. Tuttavia, i primi mesi di dichiarazioni, disegni legge, interviste, proposte e tweet ci regalano materiale sufficiente per comprendere l’impronta della coalizione Lega-5Stelle.
Il primo atto del vice-premier Di Maio è stato il Decreto Dignità, varato frettolosamente come argine alle liberalizzazioni del jobs-act. Il Decreto, al di la del nome solenne, è stato disegnato ad hoc per contrastare il contratto a tempo determinato, considerato fonte di insicurezza sociale. E’ evidente la volontà del governo di difendere il posto fisso, ma in un’economia con l’11% di disoccupati e con i più bassi tassi di produttività tra i paesi OCSE, più che una difesa ad oltranza dello status quo, si dovrebbe pretendere uno sforzo legislativo per rendere il sistema sostenibile. Un decreto efficace dovrebbe includere incentivi alle assunzioni, (flessibili o meno), incentivi a sostegno della produttività (si veda industry 4.0), semplificazioni burocratiche, alleggerimenti fiscali per i lavoratori e per le imprese, strumenti di stimolo agli investimenti in capitale. Queste sono le leve corrette per sbloccare il potenziale di crescita e creare i presupposti per l’aumento dell’occupazione. Smantellare il jobs act non crea dignità, ma è un atto politico, una presa di posizione contro il mercato, contro la competizione, contro l’impresa.
Lo stesso tic illiberale ha colpito il governo in seguito al drammatico crollo del ponte Morandi. Invece di concentrarsi sull’analisi di ciò che non ha funzionato nella privatizzazione di Autostrade, per correggere il metodo sbagliato di una pratica giusta, il Ministro Toninelli e molti altri importanti esponenti della Maggioranza, hanno evocato la Nazionalizzazione. E’ stato rimesso in campo lo Stato Etico, gestore dei beni della collettività contro gli interessi privati, oscuri e dediti al profitto. Opzione suggestiva se non fosse che l’esperienza ci ha insegnato che gli interessi della macchina statale sono spesso più oscuri di quelli privati. Poco è stato detto su come il governo intende legiferare affinché le ispezioni e le manutenzioni delle autostrade diventino efficaci, poco è stato detto su come il governo intende gestire un piano di sviluppo infrastrutturale di cui il Paese ha immediato bisogno. Ma anche in questo caso i colpevoli sono stati individuati: l’interesse privato, il mercato, l’impresa.
E’di questi giorni, infine, la proposta del Ministro Di Maio di imporre la chiusura domenicale degli esercizi commerciali. Con questo disegno di legge il governo vuole “ridare il tempo ai genitori di stare con i propri figli” e “liberare i giovani che dal lunedì alla domenica stanno a lavorare nei centri commerciali”. Naturalmente i colpevoli sono i soliti: le imprese, i negozi, i centri commerciali che, grazie alle liberalizzazioni, “stanno distruggendo le famiglie”. Sarà difficile che questo decreto rispristini lo spirito famigliare perduto, ma certamente contribuirà alla riduzione dei posti di lavoro nel commercio e probabilmente influenzerà negativamente le decisioni di investimento future. Anche in questa occasione, trovato il colpevole, il Governo si dimentica di entrare nel merito di ciò che può fare per aiutare le famiglie a vivere una vita più piena : riformare gli orari scolastici per renderli compatibili con quelli del lavoro, inserire programmi di sostentamento per le famiglie con più figli e genitori a basso reddito, incentivare il lavoro femminile, includere sgravi fiscali per baby sitter o asili nido, finanziare luoghi culturali o spazi sociali di aggregazione familiare come i musei, i parchi, e i luoghi ricreativi di ogni genere.
Questi possono essere considerati episodi isolati, ma il rischio è che questo tic-illiberale diventi strutturale e finisca per orientare prima il dibattito pubblico, poi le scelte politiche di lungo corso. Lo sviluppo non può essere realizzato con “decreti contro”, ma con un programma di riforme liberali che consideri imprese e mercati come istituzioni fondamentali per il progresso economico ed il benessere sociale.