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Com’è noto, il diffondersi del Coronavirus ha provocato uno stallo anche nelle aule parlamentari, con una conseguente sospensione della democrazia e del normale sistema di rappresentanza democratica. Il dibattito sulla necessità non solo di garantire, ma di potenziare gli strumenti della democrazia e del dibattito in tempi di emergenza e grave crisi economica è divenuto di giorno in giorno più ricco e autorevole. Per questo abbiamo ritenuto utile raccogliere e riportare le argomentazioni espresse in una nuova rubrica a puntate dal titolo “Le ISTITUZIONI sono anche PASSIONI”, che di giorno in giorno vi terrà aggiornati sulle riflessioni più stimolanti.

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Il Parlamento deve riunirsi

 

La Costituzione italiana, a differenza di altre, non prevede nessuno “stato d’eccezione” o “d’urgenza”, capace di sospendere, di per sé, il godimento dei diritti o di derogare all’ordinario equilibrio tra poteri.

Dal primo punto di vista, eventuali restrizioni sono possibili solo se disposte dalla legge in base a presupposti fissati dalla Costituzione: per esempio, la libertà di circolazione può essere “limitata” soltanto dalla legge, “per motivi di sanità o di sicurezza”.

Quanto al rapporto tra i poteri, la maggiore deroga sta nel decreto legge, che, purtroppo, siamo abituati a vedere utilizzato con molta frequenza, ma che è un atto avente valore di legge che il Governo può adottare, sotto la sua responsabilità, solo “in casi straordinari di necessità e d’urgenza”, procedendo il giorno stesso alla presentazione alle Camere, le quali – anche se sciolte – sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni per l’esame e l’eventuale conversione anche con modifiche.

La ritrosia di padri e madri costituenti rispetto alla possibilità di alterazione dell’ordinario equilibrio tra poteri fu tale per cui, perfino in caso di guerra, le Camere conferiscono al Governo “i poteri necessari” e non “tutti i poteri” o – meno che mai – i “pieni poteri”.

Tutto questo mostra che, secondo la nostra Costituzione, al centro del sistema sta sempre il Parlamento.

È da questo che passa comunque l’attività legislativa (anche in fase di conversione, con possibilità di bocciatura o comunque di modifica, del decreto legge) e quella di indirizzo e controllo del governo, particolarmente importante quando questo, in presenza della necessità e urgenza di assumere provvedimenti, intensifica la propria attività.

Ma, prima di ogni altra cosa, dal Parlamento passa la rappresentanza della nazione, che – sulla base dell’art. 67 della Costituzione – spetta a ciascun parlamentare.

In una situazione che per la maggior parte delle persone viventi è la più drammatica mai vista, non solo per la gravità in sé ma anche per le notevoli incertezze sulla durata e sugli sviluppi della stessa, è importante che le istituzioni, a partire da quella in cui ciascun componente rappresenta tutta la nazione, ci sia.

È fondamentale, imprescindibile, che le Camere si riuniscano e svolgano il loro compito. Naturalmente, è necessario prendere le misure del caso che non siamo totalmente in grado di indicare, ma tra cui ci sono certamente sanificazioni e tamponi, oltre che un allargamento degli spazi interni da cui intervenire, e ferme restando le assenze temporanee degli ammalati; ma l’istituzione deve riunirsi.

In quest’ottica, l’idea di un voto a distanz non pare rappresentare una soluzione adeguata rispetto al ruolo e alle funzioni. Infatti, le Camere non sono un votificio e, anzi, il momento del voto, pur fondamentale, naturalmente, è solo quello conclusivo di un confronto politico complesso e articolato che a distanza non può realizzarsi.

Ci sono molti servizi essenziali che, anche in questi giorni, vengono garantiti dalla necessaria presenza di chi è chiamato a svolgerli, seppure nel rispetto di alcuni protocolli di sicurezza: penso in primo luogo al personale sanitario, ma anche ai lavoratori nei settori dei generi alimentari, a molti operai di numerose aziende e a coloro che forniscono servizi assicurativi e bancari.

Si tratta di persone che operano con coraggio e responsabilità, anche se, naturalmente, la Costituzione non affida loro le stesse responsabilità che gravano sui parlamentari. È per questo che ritengo che per le Camere ci sia una sola strada davvero in linea con la Costituzione: riunire i parlamentari dopo avere preso le misure del caso e semmai limitare o escludere temporaneamente contatti esterni degli stessi.

L’attività che potrebbe essere spostata il più possibile nella forma del lavoro a distanza è invece quella di supporto, di dipendenti e collaboratori, ma non certamente quella di chi rappresenta la nazione.

Solo così si preserva veramente il ruolo del Parlamento.

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