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Dalle candidature europee di Elly e Giorgia le basi del bipolarismo

16 gennaio 2024

Riportiamo di seguito l’editoriale del Presidente Gaetano Quagliariello pubblicato il 16 gennaio 2024 su La Gazzetta del Mezzogiorno.

Dalle candidature europee di Elly e Giorgia le basi del bipolarismo

Il dibattito politico nostrano verte, da ultimo, intorno all’opportunità delle candidature alle prossime elezioni europee di Giorgia Meloni e Elly Schlein. La prospettiva agita – e non poco, a quanto pare – i due campi contrapposti e mette in apprensione gli alleati delle “promesse candidate”. Il tutto potrebbe essere liquidato concludendo che la circostanza dà la cifra esatta del punto nel quale è giunto il dibattito politico nostrano: alle idee si sono da tempo sostituite le impressioni sul presente; a queste ora sembrano succedere le suggestioni sul futuro.

Voglio però vincere questa tentazione, cercando di capire – come si usa dire – “cosa c’è sotto” una contesa un po’ surreale e come essa potrebbe incidere sugli assetti politici generali. Inizio ad affrontare, per questo, il tema delle candidature. Va constatato, a tal proposito, un vero e proprio paradosso. Nelle elezioni nazionali, infatti, dove il rapporto con i territori ha certamente una rilevanza, l’espressione della preferenza è di fatto vietata. Le liste sono bloccate. Qualcuno potrebbe obiettare che c’è comunque la possibilità di scegliere il proprio candidato, seppure per la parte residuale della rappresentanza affidata ai collegi uninominali. Non è così, perché l’opzione in quei collegi non è libera in quanto mediata dalla scelta per il partito o per lo schieramento. L’elettore non può votare, ad esempio, il listino bloccato di un partito di centro-destra e preferire il candidato centro-sinistra nella parte uninominale. No: la scelta dev’essere coerente; come per Adolfo Celi in Amici Miei, non si può spezzare la catena degli affetti!

Nelle elezioni europee, invece, dove il grado di preparazione tecnica in specifici settori diviene determinante per poter svolgere bene il compito di rappresentante a Bruxelles, irrazionalmente all’elettore viene riconosciuto un potere assoluto di scelta e si costringono i candidati a campagne elettorali allucinanti, perché l’estensione dei collegi è immensa (si pensi a quello meridionale: il povero candidato dovrà percorrere in pochi mesi Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria per farsi conoscere e far conoscere le proprie idee). In Italia, insomma, si fa il contrario di ciò che accade nei principali Paesi europei, dove a livello europeo sono previste liste bloccate e, invece, per l’elezione nazionale viene concesso all’elettore un’effettiva possibilità di scelta.

Tale realtà potrà, non senza ragione, essere ritenuta surreale. E’, però, quella che fa da sfondo alla scelta che Meloni e Schlein dovranno da qui a poco compiere. A causa di una legislazione elettorale sbagliata fino ai limiti dell’incomprensibile, le consultazioni europee rappresentano l’occasione nella quale un perfetto proporzionalismo consente ai partiti di affermarsi con nettezza, liberi da vincoli di coalizione. E la ricerca delle preferenze in contesti così ampi sganciati dal dato territoriale, le rendono “terreno d’elezione” per l’affermazione e il consolidamento delle leadership.

Si comprenderà, allora, perché esse si presentono come occasione allettante – quasi irrinunciabile – per chi, da un canto, vuole definitivamente fissare il suo primato su alleati che potrebbero divenire recalcitranti nella seconda parte della legislatura; e per chi, dall’altro, vorrebbe stabilire la propria definitiva primazia nello schieramento alternativo. Attraverso le candidature contrapposte di Meloni e Schlein, dunque, si potrebbero porre le basi per un bipolarismo fortemente polarizzato – centrifugo e non tendente al centro, come vorrebbe il fisiologico andamento dei sistemi politici – nel quale le opinioni radicali conteranno molto di più di quelle moderate. Questa, a me pare, la vera posta in gioco: quella per la quale le elezioni europee potrebbero condizionare i successivi orientamenti del quadro politico. Quasi inutile aggiungere, in conclusione, che tutto ciò avviene mentre le forze centrali si dividono ulteriormente e, come le stelle di Cronin, stanno sostanzialmente a guardare.