Apprendiamo con dolore la notizia della morte di Francesco Forte, scomparso all’età di 92 anni. Un grande economista e professore universitario (fu chiamato da Luigi Einaudi a succedergli nella cattedra di Scienza delle Finanza a Torino), Responsabile economico del Partito Socialista, tre volte ministro negli anni Ottanta e amico caro della Fondazione Magna Carta.
Qualche anno fa, il Professor Forte ci aveva regalato un’illuminante Lectio magistralis dal titolo “L’etica della tassazione. Imposta, individuo, comunità”, dalla quale è poi nata un’omonima pubblicazione. Nel ricordarlo, dunque, suggeriamo a tutti questa lettura sull’etica della giusta imposta, la cui perdurante attualità concorre a raccontare l’altissimo profilo del Professor Forte.
L’etica della tassazione. Imposta, individuo, comunità
Gennaio 2007, pp. 32
L’imposta per essere valida deve rispettare il principio di legalità e non seguire l’arbitrio del sovrano e deve inoltre rispettare i diritti primari delle persone. Ma, ecco il punto di vista di Forte, l’imposta non va pagata per un obbligo di solidarietà sociale, essa è “il prezzo che il cittadino paga per i beni che egli decide di produrre tramite l’operatore pubblico (…) che non ritiene possibile o conveniente soddisfare attraverso il mercato”; produzione che riguarda principalmente i beni di natura collettiva. L’imposta equa è definita, quindi, dal punto di incontro fra la domanda di beni e servizi pubblici e il loro costo valutato dai cittadini stessi, tesi che si rifà alla scuola liberale italiana di scienza delle finanze che vide in De Viti de Marco e Luigi Einaudi due tra i precursori di quella scuola dell’economia pubblica che fiorì negli Stati Uniti negli anni Sessanta.
Se, al contrario, la tassazione esce al di fuori dello schema dell’“etica della giusta imposta”, se cioè lo stato viola il principio di scelta democratica e di destinazione di pubblica utilità, si entra nel campo delle entrate pubbliche irrazionali e prive di causa.
Ecco la necessità di arrivare ad una “costituzione fiscale” che salvaguardi la libertà dell’individuo e ponga un limite all’invadenza dello stato che premia la rendita e punisce l’intrapresa privata.