di Federico Dooley
Ogni paese membro dell’Unione Europea ha il compito di declinare questa politica europea nel proprio contesto nazionale adottando una propria agenda digitale. Nello scorso anno il governo italiano, con il coordinamento del Ministero dello Sviluppo economico, ha varato l’agenda digitale italiana, iniziando un percorso di coinvolgimento dei maggiori attori coinvolti nello sviluppo delle azioni utili a trasformare l’Italia in un paese digitale.
Per riuscire a fare questo, innanzitutto, sarà necessario superare il digital divide, o marginalizzazione digitale, che esiste non solamente in termini geografici per alcune aree del paese, specie quelle rurali, ma anche in termini demografici in quanto alcune fasce della società, specie i più anziani sono esclusi dalla rivoluzione digitale.
Si tratta cioè di affrontare non solamente gli aspetti dell’offerta dei servizi di banda larga, per lo più di natura infrastrutturale e tecnologica ma anche di creare una domanda di servizi digitali nella società cosa che richiede una nuova alfabetizzazione di chi è escluso da tale processo.
Tali sforzi sono giustificati dalla potenzialità di crescita dell’economia e dallo sviluppo di nuove professionalità che possono contribuire a migliorare il dato dell’occupazione.
Per le aziende non si tratta solo di ottenere una maggiore visibilità sui mercati internazionali, ma di avere strumenti in grado di fornire un valore aggiunto al prodotto in termini di creatività e innovazione. La necessità di fare sistema e di operare in un contesto digitale favorevole aumenterebbe il vantaggio competitivo che si ha nell’operare un’azienda in Italia rispetto ad altri paesi. L’economia ne gioverebbe associando incentivi allo sviluppo delle start-up, indispensabile veicolo dell’innovazione e della crescita.
Le città, naturale motore dell’innovazione, hanno un notevole vantaggio nello sviluppo dell’economia digitale in quanto per i fornitori dei servizi di banda larga i costi sono compensati dall’alta densità della popolazione residente. Le smart cities sono anch’esse inserite nell’agenda digitale e sono all’ordine del giorno nelle città di molti paesi.
In Italia, tutavia, le zone montuose e collinari, più difficili e costose da coprire con la banda larga, rappresentano circa l’ 80% del territorio nazionale. (fonte: Istat) Inoltre, la percentuale di non nativi digitali rappresenta l’86% (fonte: Asseprim) limitando la crescita della domanda. Mentre le difficoltà per la banda larga rappresentata dalla morfologia del territorio può essere superata usando un mix di soluzioni tecnologiche, in attesa della copertura della rete 4g-lte, il problema demografico va gestito diversamente. Innanzitutto, si aprono possibilità occupazionali nel predisporre servizi per i non nativi digitali. Dall’altro incentivando la formazione e promuovendo la cooperazione intergenerazionale, che già in qualche modo avviene a livello famigliare.
Lo sviluppo di un’economia digitale può avere anche effetti nello sviluppo della green economy in particolare favorendo le smart grid ed un uso più efficiente delle risorse energetiche in combinazione con le tecnologie di produzione decentrate di energia rinnovabile.
In un contesto caratterizzato non solo da una profonda crisi economica ma anche istituzionale, in cui si diffonde la contestazione del sistema politico e amministrativo, accusato di scarsa trasparenza ed efficienza, si va verso un periodo di riorganizzazione della pubblica amministrazione. L’importanza di incorporare i servizi digitali in questa fase di riprogettazione organizzativa dell’amministrazione statale, centrale e locale, va visto non solo sotto l’ottica del contenimento dei costi ma soprattutto come modo per rendere l’apparato pubblico più vicino ai cittadini e alle sue esigenze. La modernizzazione dello Stato passa attraverso un modo nuovo dell’autorità di legittimarsi verso cittadini-contribuenti. La credibilità necessaria a tale opera di ammodernamento delle istituzioni va fatta tenendo conto che, oggi, le informazioni viaggiano in forma virale e che le carenze della pubblica amministrazione possono essere segnalate in modo quasi istantaneo.
Non è più possibile sottovalutare gli effetti della rivoluzione digitale ed è necessario considerare non solamente il punto di vista tecnologico e di business ma anche il modo in cui operano le istituzioni, le amministrazioni e lo stesso processo democratico.