La cultura non può restare su un piedistallo, lontana dalla società, dominio esclusivo di pochi “ottimati”.
La cultura oggi deve divorziare dalla pretesa assistenzialista per la quale i fondi vengono erogati sulla base di un diritto acquisito, variabile indipendente da qualsiasi dinamica economica.
La “cultura prima di tutto”, slogan prediletto dalle intellighenzie illuminate, si è trasformata nei fatti nella “cultura in fondo a tutto”, non essendosi creata, per evidenti e concretissimi motivi, quell’integrazione virtuosa con gli altri segmenti della società che consente lo sviluppo e l’interazione con il privato oltre che con il pubblico. Ci ha pensato la crisi economica a decretare il definitivo fallimento di questa impostazione.
Noi siamo convinti che sulla cultura non solo è necessario ma persino strategico investire. E sappiamo che la tutela del nostro patrimonio artistico, delle nostre eccellenze nel campo dell’arte, della musica, del teatro, del grande e del piccolo schermo rappresentano elementi imprescindibili dell’identità italiana sui quali puntare per il rilancio del nostro Paese. Altrettanto vale per la promozione delle molteplici nuove forme di sperimentazione comunicativa e artistica emerse con l’avvento dell’era digitale, che rappresentano anch’esse cultura.
Tutto ciò costituisce parte, dunque, di una rivoluzione liberale conservatrice che deve essere anche, prima di tutto, una rivoluzione culturale.
Non è più né auspicabile né sostenibile che le risorse per realizzarla provengano solo dal finanziamento pubblico. È necessario che i privati siano messi in condizione di entrare (e di restare), con i loro capitali, nel mondo della cultura. Ed è necessario concepirla come un elemento che può contribuire allo sviluppo non solo ideale ma anche materiale della società: attraverso una gestione oculata dei finanziamenti, stimolando l’afflusso di risorse da nuovi canali; promuovendo la competizione e premiando il merito, attraverso meccanismi trasparenti.
Selezione dei progetti, dunque, e non più fondi erogati a pioggia. In maniera tale da poter impostare una nuova strategia di razionalizzazione e promozione degli investimenti, pubblici e privati, da canalizzare verso tre grandi macroaree:
– La manutenzione, la promozione e l’accesso al patrimonio storico e artistico del nostro Paese;
– La valorizzazione delle nostre eccellenze in campo scientifico e umanistico, attraverso investimenti mirati nella ricerca;
– La promozione e la regolazione delle nuove forme di comunicazione che il progresso della tecnologia ci mette a disposizione.
Ciò premesso, ecco alcune proposte concrete e specifiche su interventi che riteniamo prioritari da compiere in campo culturale.
AGEVOLAZIONI FISCALI PER FAVORIRE L’INGRESSO DI PRIVATI E ASSOCIAZIONI NELLA GESTIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE, SECONDO IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ. L’Italia gode di uno straordinario e diffuso patrimonio culturale, frutto della millenaria stratificazione delle numerose civiltà fiorite sul suo territorio. Beni artistici, storici, architettonici e archeologici noti in tutto il mondo, ma anche realtà minori altrettanto importanti e bisognose di maggior promozione, perché costituiscono forti elementi identitari del territorio e testimoniano la diversità della ricchezza culturale del nostro Paese. Dobbiamo favorire quanto più possibile l’iniziativa privata per valorizzare tesori spesso abbandonati all’oblio per l’endemica mancanza di risorse pubbliche e di personale. Questo non significa privatizzare il patrimonio culturale pubblico bensì concederlo, attraverso forme di gestione agevolata, a chi sul territorio ha la capacità e la volontà di prendersi cura delle testimonianze del proprio passato, favorendo soprattutto il terzo settore nel più autentico spirito di sussidiarietà.
ASSUNZIONI DI 500 GIOVANI LAUREATI ARCHEOLOGI, STORICI DELL’ARTE E ARCHITETTI. Occorrono nuove leve per ringiovanire e incrementare il personale delle soprintendenze, soprattutto del Meridione. Occorre estendere anche al settore dei beni culturali le deroghe al blocco delle assunzioni previste per le forze di pubbliche sicurezza.
PROMOZIONE DELLA CREATIVITÀ. Non solo tutelare e valorizzare ma anche favorire l’espressione artistica, per non inaridire le sorgenti creative che rappresentano la vitalità del Paese, promuovendo iniziative per i giovani artisti: più spazio nelle principali manifestazioni (Biennale di Venezia e Quadriennale di Roma), più borse per residenze all’estero, maggiore dialogo tra musei e accademie di belle arti.
PROMOZIONE DI 20 GRANDI PROGETTI MERITEVOLI IN CAMPO SCIENTIFICO E UMANISTICO. L’innovazione, oggi, passa anche e sopratutto per le idee. È necessario valorizzare, dunque, i progetti migliori e consentire a chi li ha ideati di trovare un canale – pubblico o privato – per attuarli. È compito e responsabilità delle istituzioni del Paese fare di tutto per promuovere l’attività del singolo, sia con iniziative proprie sia avviando una collaborazione virtuosa con quelle realtà, emerse nel campo dell’associazionismo e dei cosiddetti “incubatori d’impresa”, che nascono proprio con questo obiettivo.
RAZIONALIZZAZIONE E MESSA IN RETE DEL PATRIMONIO BIBLIOTECARIO. Le biblioteche italiane, sia quelle pubbliche che i fondi privati, costituiscono una ricchezza dal valore inestimabile. Mettere questo patrimonio in rete e renderlo disponibile al maggior numero di utenti possibile è un obiettivo strumentale all’accrescimento culturale del nostro Paese. Ecco perché è importante incentivare e promuovere la progressiva digitalizzazione dei testi e la messa in rete delle banche dati, affinché tutti siano in grado di poterli consultare facilmente. A questo obiettivo si accompagna, necessariamente, una razionalizzazione delle risorse a disposizione, sia nella fase di gestione che di acquisto del materiale librario.
SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA. Serve uno snellimento degli iter burocratici, nei confronti di imprese e cittadini, dei regimi autorizzativi da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali, non indietreggiando mai di fronte al dovere di tutela del nostro Patrimonio storico artistico e paesaggistico ma favorendo ogni iniziativa utile allo sviluppo, anche economico, del nostro Paese.
FISCALITÀ DI VANTAGGIO PER IL CINEMA E LO SPETTACOLO. Occorre rendere permanenti le norme sul tax credit (introdotte dal Governo Berlusconi) in favore dell’industria audiovisiva ed estenderle al teatro, alla lirica, alla musica e alla danza. Gli investimenti privati in questi settori sono determinanti per rilanciare cinema e performing arts e vanno favoriti il più possibile.
RAZIONALIZZAZIONE E PROMOZIONE DI INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI NELLA PRODUZIONE AUDIOVISIVA. L’industria audiovisiva italiana, forte di eccellenze creative e produttive, può costituire uno dei pilastri di rilancio dell’economia culturale del Paese. Merita, dunque, una politica di investimenti moderna, capace di valorizzare il contributo pubblico e attrarre risorse private. Oggi, invece, il versante pubblico dispone di Rai Cinema (film e documentari), FUS (cinema) e Direzione Fiction della Rai che sono vigilati da differenti ministeri e hanno missioni e modalità operative difformi. Quanto al privato – produttori indipendenti, broadcaster, società di altri settori – dovrebbero essere incentivati a finanziare la produzione audiovisiva, anche attraverso agevolazioni fiscali che favoriscano l’afflusso di capitali dall’estero.
GARANZIA DI TUTELA DEL DIRITTO D’AUTORE. Con l’avvento della rete, il diritto d’autore molto spesso viene violato, complice l’assenza di una regolamentazione del traffico di contenuti sul web capace di tutelare le produzioni originali e, allo stesso modo, di sanzioni che puniscano i comportamenti illeciti disincentivandone la reiterazione. Nell’era di internet, è necessario che venga garantito – sia a livello nazionale che europeo – un minimo comune denominatore di regole da rispettare per salvaguardare il diritto d’autore e la produzione di contenuti originali. La pirateria è virale e succhia risorse economiche che non saranno mai più reinvestite nella creatività e nella produzione di contenuti. Deve essere, dunque, contrastata rafforzando il regime di tutela, chiarendo la responsabilità delle violazioni in capo agli organizzatori delle piattaforme e intensificando la disponibilità legale sulla rete degli stessi contenuti originali.
ATTUAZIONE DELLA AGENDA DIGITALE EUROPEA. Nel pieno sostegno alla banda larga e alla progressiva riduzione, in Italia, del digital divide, in linea con la strategia Europea e gli obiettivi fissati per il 2020, è necessario implementare le infrastrutture tecnologiche per consentire il più largo utilizzo di internet sia alle singole persone sia alle aziende. Oggi l’Italia è al di sotto della media europea come numero di utilizzatori di internet e al di sopra come numero di persone che non si sono mai connesse alla rete. Il digital divide è dunque ancora forte e va affrontato in maniera drastica per ridurre il gap che ci separa dalle realtà più virtuose e rimetterci al passo con la modernità. Ciò vale, soprattutto, per le tante piccole e medie imprese che ancora non sfruttano le potenzialità della rete e che, invece, potrebbero trarne grandi benefici. E vale, ovviamente, per le pubbliche amministrazioni, dove ancora stenta ad attecchire la cultura digitale. I fondi europei per intervenire ci sono, ma devono essere utilizzati meglio sia in fase di assegnazione che di utilizzo. Allo stesso modo, è auspicabile riuscire ad attrarre investimenti privati da concentrare sulle priorità strategiche dell’agenda digitale.
Documento a cura del Comitato scientifico-Centro studi della Fondazione Magna Carta