2 milioni di iscritti, 27 categorie professionali, un’incidenza del 15 per cento sul PIL. Sono i numeri del mondo delle libere professioni in Italia. Magna Carta ne illumina le funzioni sussidiarie, con un rapporto redatto dal professor Luca Antonini, presentato in conferenza stampa con l’onorevole Maurizio Sacconi e il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone.
Negli ultimi anni, mentre il dibattito teorico sulla riforma delle professioni insisteva sulla libera competizione – anche sfrenata – i professionisti italiani rispondevano alle esigenze dei clienti nel rispetto di quei criteri deontologici e di quei parametri etici che sono legati al bene comune, secondo il principio della sussidiarietà. Il rapporto va in questa direzione, analizzando le funzioni pubbliche svolte dalle libere professioni, nella certificazione dei rapporti di lavoro, negli arbitrati, nei contenziosi, cercando di prevenire i comportamenti patologici.
Oggi le libere professioni rappresentano il motore di una “deburocratizzazione” della società italiana, di quel fardello fatto di tempi morti e procedure complesse che hanno resistito anche alle leggi sulla semplificazione; un’anomalia che può essere sanata usando le professioni stesse come un luogo di applicazione delle regole che affianca quello degli uffici pubblici.
Del resto, il mondo delle professioni incide positivamente sul nostro prodotto lordo, rispetto ai costi della pubblica amministrazione. L’Italia non può crescere senza le competenze e l’esperienza dei suoi professionisti. La riforma delle professioni, in definitiva, va intesa come un presidio dello Stato, un’occasione di rilancio per il nostro Paese.