Beppino Englaro non dovrà più aspettare. La Cassazione ha deciso di mettere fine alle sue sofferenze, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Milano contro il decreto con cui la Corte d’Appello civile aveva autorizzato la sospensione dell’alimentazione e idratazione a Eluana. Ora che anche l’ultimo via libera è arrivato dai giudici, e che Englaro potrà dire di aver vinto la sua battaglia, le speranze per salvare Eluana sono ridotte allo zero.
A questo punto non ci sarà nessuno che gli potrà impedire di staccare il sondino che sta alimentando e idratando la figlia rimasta vittima di un incidente 16 anni fa. L’unico ostacolo rimasto è il dove e poi si tratterà di stabilire il quando. Beppino dovrà trovare un luogo in cui gli sarà possibile lasciar morire la figlia. Un ultimo tragico atto che ormai, sentenza alla mano, non sarà difficile da compiere: nessun hospice, almeno per ora, si è detto disponibile ad accettare il ricovero di una donna che non è in stato terminale, ma c’è chi sostiene che il problema sia già stato risolto da tempo e che sia pronta una stanza (a pagamento) per lei in una struttura ospedaliera di Udine. Laddove si consumeranno gli ultimi giorni di Eluana.
“È la conferma che viviamo in uno stato di diritto”, ha dichiarato Englaro dopo esser venuto a conoscenza della decisione della Cassazione. “E la soluzione logica, ineccepibile, perfetta. Quello che ci aspettavamo e non poteva andare diversamente”, ha trionfalmente dichiarato l’avvocato Franca Alessio, curatrice di Eluana Englaro. Ma tutti coloro che in questi mesi si sono battuti per la vita di Eluana oggi sentono la sentenza della Corte come una sconfitta e sono convinti che si sia aperta la strada per l’introduzione dell’eutanasia anche in Italia. Pensano che Eluana abbia ormai esaurito le speranze di vedersi riconosciuto un diritto a vivere oltre che a quello di morire. E sanno che lei morirà non perché gliel’ha garantito la legge ma perché dei giudici hanno deciso che lei avrebbe voluto così, che la sua idratazione equivale ad una cura e che nel suo caso si stava solo perpetuando un accanimento terapeutico tanto inutile quanto ingiusto. “Eluana è la prima cittadina italiana che morirà per sentenza della magistratura” ha sostenuto il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella. “Quando morì Terry Schiavo, in Italia tutti gli esperti dissero che quanto era accaduto negli Usa non poteva succedere da noi e così invece non è stato. Anche per Terry fu necessario ricostruire le sue volontà, come per Eluana”.
Oggi una legge sul “fine vita”(termine gradito alla Chiesa cattolica), o il “testamento biologico” (impostazione più laica), si rende sempre più necessaria e improcrastinabile, proprio per evitare che la materia finisca per essere regolamentata a colpi di sentenze giudiziarie, e per evitare che i pronunciamenti giurisprudenziali, così come accaduto nella vicenda di Eluana, mettano a rischio il diritto alla vita di tutti. Serve una legge che chiarisca in via definitiva che cosa si intende per cura del malato, e se, nel caso specifico, rientrino nella categoria di cura anche l’idratazione e l’alimentazione, che dica fino a che punto sono vincolanti per un medico le dichiarazioni anticipate di trattamento e quanto conta la libertà del paziente nel richiederne l’applicazione, che stabilisca le modalità con cui le dichiarazioni possono essere formulate o ritrattate, che affermi quale margine deve esserci tra il vedersi riconosciuto il diritto a gestire il proprio corpo e fino a che punto, che nella sua soluzione estrema vuol dire anche accettare l’eutanasia di stato.
Ora il compito più difficile spetta alla politica che su questi temi sarà chiamata a trovare una formula di compromesso tra le proposte più laiche e radicali e quelle cattoliche, talvolta anche più intransigenti delle posizioni stesse dalla chiesa, che sono già presenti in parlamento. Ma il giorno dopo la condanna a morte di Eluana si prospettano due possibilità: che la vicenda della famiglia Englaro non sia accaduta per nulla e dia seguito ad una serie di scelte di fronte alle quali la politica è stata troppo a lungo indifferente; oppure che prevalga la logica dell’accomodamento, che si ritenga la questione troppo spinosa da affrontare in Parlamento e che tutto venga messo a tacere fino al prossimo caso Englaro. Allora sì che Eluana sarà morta ingiustamente.
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(Tratto da L’Occidentale)