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L’abolizione del valore legale del titolo di studio, il ripristino della vecchia libera docenza, l’equiparazione tra università pubbliche e università private, purché accreditate, l’incentivazione al finanziamento privato, un sistema di valutazione che permetta agli studenti di conoscere, e quindi poter scegliere, l’università migliore. Sono solo alcuni dei provvedimenti adottati nel disegno di legge sulla riforma dell’università presentata al Senato da Gaetano Quagliariello. Secondo il responsabile della cultura di Forza Italia, in veste di professore universitario, l’università italiana deve cambiare rotta. Deve diventare più moderna e competitiva, aprirsi alla concorrenza e alla selezione. “Abbiamo di fronte lo scenario sconfortante di istituzioni sottofinanziate, antiquate e super burocratizzate –sostiene Quagliariello- che stanno penalizzando le generazioni di oggi e rischiano di rovinare le generazioni future; che producono pochi laureati e spesso con competenze sorpassate, la cui formazione personale non trova corrispondenza con le esigenze del mondo del lavoro”. Per raggiungere questi obiettivi, sono molti i provvedimenti messi in campo alla legge. Le università devono, entro certi limiti stabiliti dal ministero, poter decidere cosa insegnare e a chi, predisporre numeri chiusi nelle facoltà troppo congestionate e incentivare le iscrizioni a quelle ritenute strategicamente rilevanti per lo sviluppo. Possono decidere quante tasse far pagare agli studenti, chi deve insegnare e quali corsi e come ripartire le funzioni degli organi dell’università.

(LiberoMercato, 29 settembre 2007)