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II convegno di Lucca, “Le Nuove Relazioni Transatlantiche”, promosso dalla Fondazione Magna Carta, è oramai un appuntamento abituale pensato per fare il punto sulla realtà del legame transatlantico nei suoi sviluppi, nei suoi aspetti problematici e le sue prospettive.

Lo scorso anno, alla vigilia di elezioni legislative importanti che da lì a poco si sarebbero celebrate in molti Paesi europei – tra i quali la Germania, la Polonia e l’Italia -, c’eravamo lasciati domandandoci come queste scadenze avrebbero influenzato gli equilibri europei e, insieme, i rapporti con l’altra sponda dell’Atlantico.

L’anno trascorso, però, è stato così ricco di avvenimenti cruciali che hanno influito sulle più complessive relazioni internazionali da relativizzare l’importanza del quesito o, quanto meno, da capovolgere l’ordine delle riflessioni attraverso le quali è possibile dare una risposta.

Il terrorismo islamico ha continuato il suo tragico corso. Il dopo-guerra iraqueno, assieme all’avanzamento del processo democratico, ha proposto nuove insidie. La democratizzazione in Medio Oriente ha dato esiti contraddittori: non sempre essi hanno contribuito alla stabilizzazione dell’ordine mondiale. Il rapporto tra israeliani e palestinesi, dopo un periodo di grande speranza, per la malattia di Sharon e la vittoria elettorale di Hamas, hanno conosciuto una nuova crisi. La minaccia nucleare iraniana ha iniziato a pesare come un macigno sulle relazioni internazionali, evidenziando l’indefinita propensione della Russia di Putin, sospesa tra collaborazione e ambiguità.

Tutto ciò può essere letto come il sommarsi di molti diversi focolai di crisi, oppure, forse più correttamente, come un quadro coerente di drammatica bipolarizzazione. E’ in questo quadro che andrebbero analizzate le scelte del Vecchio Continente nei confronti del suo tradizionale alleato.

L’Europa continua ad avere difficoltà nell’assumersi una responsabilità collettiva ma nello stesso tempo vede perdere di peso le singole politiche nazionali, perchè è sempre minore e meno agibile lo spazio per differenziarsi. E questo accade persino in Italia, dove i cambiamenti di propensione rispetto all’alleato americano potrebbero apparire più sensibili.

Gaetano Quagliariello
Presidente della Fondazione Magna Carta