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La richiesta di legiferare a sostegno delle unioni di fatto, con particolare riferimento ai diritti relativi alla pensione di reversibilità e alla successione legittima, significa necessariamente riconoscere ad esse una rilevanza pubblicistica assimilandole al regime matrimoniale.

E’ una soluzione strumentale e demagogica. Il richiamo alla pensione di reversibilità, in particolare, ha un esclusivo significato propagandistico in quanto nessun governo sarebbe in grado di riconoscerla ad una platea straordinariamente più ampia di quella attuale, a causa degli ingenti oneri di finanza pubblica e delle fin troppo facili patologie che si determinerebbero. Non di meno, i diritti successori potrebbero essere efficacemente rimodulati a prescindere dalla previsione di nuovi e più complessi vincoli di natura pubblicistica, a meno di non attentare surrettiziamente ai diritti legittimi dei soggetti più deboli come i figli.

Per queste ragioni, la campagna per i Pacs inscenata dalla sinistra appare null’altro che un attacco ideologico e preconcetto all’istituto della famiglia naturale, così come esso si è configurato nella nostra tradizione culturale ed è stato recepito dalla Carta Costituzionale e dalla legislazione ordinaria fin qui vigente, legge sul divorzio inclusa.
Non si tratta di concedere nuovi e motivati diritti. Perché, se l’esigenza fosse solo quella di ampliare la libertà della persona, si potrebbe efficacemente intervenire, con gli stessi effetti, sulla sfera delle libertà individuali senza stravolgimenti dell’ordine sociale e senza legare la concessione di nuovi diritti a forme di pubblicità obbligatoria di unioni e vincoli.

E’ questa, invece, la strada che la Fondazione Magna Carta e l’Associazione Giovane Italia intendono approfondire e proporre: non per preconcetta opposizione ma per restare fedeli a quei principi di rispetto per l’altro, di libertà e di laicità che sono parte integrante del bagaglio culturale di entrambe le organizzazioni e che ispirano l’impegno di quanti in essi operano politicamente.