Non posso essere d’accordo con chi ritiene che il Presidente della Repubblica abbia operato con imparzialità nel rispetto della volontà del paese. In merito alla crisi di governo, Piero Fassino nel corso della trasmissione “In mezz’ora” ha fornito, con il suo consueto equilibrio e con la serietà che gli va riconosciuta, delle argomentazioni convincenti dal punto di vista comunicativo. Va ringraziato per aver detto che la chiesa ha il diritto di esprimere il proprio punto di vista e di consigliare i propri fedeli; affermazione normalissima che sembra tuttavia straordinaria visti i tempi che corrono. Tuttavia, se ci sforziamo di oltrepassare le equilibrate risposte di. Piero Fassino, appare evidente che la realtà è molto distante dall’idea che questo governo debba andare avanti per rispettare il patto con gli elettori che hanno votato Prodi.
La realtà, un concetto che sembra superato nella marea relativistica dei punti di vista, si mostra ben altra. Personalmente, mi faccio portavoce di quanti credono ancora che le opinioni non debbano scomparire nella famosa “notte in cui tutte la vacche sono nere”, ma debbano riferirsi ad una realtà dei fatti che sia “Condivisione e impegno”, per citare il bel libro dell’amico Guido Seddone. Ora, per quanto si possa insistere sulla soggettività del punto di vista, bisogna avere il buon gusto di non esagerare; non esagerare significa che se si parla di condivisione di un impegno, ci sia anche qualcosa di reale da condividere. Se c’è qualcosa di reale da condividere in politica ci auguriamo tutti che non debba essere il tubetto della colla da spalmare sulla pelle delle poltrone, se non altro perché si rovinano e le abbiamo pagate tutti, anzi le stiamo pagando tutti e purtroppo le pagheremo.
Daniele Capezzone, in una trasmissione televisiva mandata in onda su Rai Uno, ha avuto il coraggio e la libertà di dire, a proposito di incollarsi alle poltrone, che questo governo è tenuto in piedi dalla “Coccoina”. Un plauso a Capezzone che ha il coraggio di dire che c’è una parte di sinistra che non deve chiamarsi radicale, ma semplicemente “Comunista”. Questo fa parte di quel richiamo alla realtà di cui sto parlando. Ma voglio anche fare i complimenti a Sandro Bondi per aver detto le cose semplicemente come stanno, l’altra sera a “Porta a Porta”. Parole forti sulle quali vale la pena di riflettere; parole che proprio perché dicono impietosamente la realtà, rischiano di apparire quasi grottesche. Ecco perché Enrico Boselli sorrideva e quando Bondi ha detto che siamo in presenza di un Colpo di Stato, ha controbattuto che lui non se ne è accorto. Certo che la politica, facendo uso di un linguaggio che costruisce ad arte le proprie verità, finisce per ritrovarsi chiusa all’interno dei paradisi artificiali alla “Des Esseintes” di Huysmans, dove viene cancellata l’idea che esista un mondo esterno. Viene eliminata l’idea che ci sia un mondo reale, dove la gente si disinteressa dei raffinati giochi linguistici politici, ma ha bisogno di risposte concrete quando deve fare la dichiarazione dei redditi e non sa a che santo votarsi oppure quando vorrebbe poter prendere una “boccata d’aria” senza pagare una qualche tassa.
Ma al governo di centro sinistra non interessa attenersi alla realtà di un paese che lo ha votato non solo per alzare le tasse e moltiplicare le poltrone. A loro non interessa sapere che nella realtà delle cose, la gente non ha votato Marco Follini perché facesse, me lo consento, vergognosa comunella con quelli che fino a ieri erano gli avversari politici. Un trasformismo che dovrebbe restare nei brutti capitoli di un vecchio libro nero della politica. E, a chi dice “niente di personale con Follini”, io dico che dobbiamo invece avercela proprio con la persona che non rispetta i patti. Bisogna farla finita di scindere la persona dai “giochi politici”, perché è proprio attraverso i giochi politici che ne va della persona. Gli eventuali Pacs o Dico, che sembra suonar meglio, suonano in realtà una nota stonata rispetto alla realtà profonda delle cose che hanno sempre visto la famiglia come un’unione tra esseri umani di sesso diverso. I gay hanno il notaio a disposizione per garantirsi reciprocamente, senza bisogno di leggi che rischiano di adulterare un tessuto sociale già in estrema sofferenza. Sarebbe come dire che se un buon numero di gente scegliesse di dormire sugli alberi (scelta nobile che fece il Barone Rampante), il parlamento dovrebbe allora legiferare sancendo che dormire sugli alberi comporta i diritti e i doveri del focolare domestico. Di qui in poi, una legge per equiparare qualsiasi cosa a qualsiasi cosa. Una bella torre di Babele nella quale diritti contraddittori finiranno per non garantire più nulla. Ecco come i giochi politici possono danneggiare la persona, la dignità dell’essere umano.
Allora caro Presidente Napolitano, vorrei dirLe con rispetto per la sua funzione, ma con reale “vis” meno “politicamente corretta”, che gli elettori non sono virtuali, ma in carne ed ossa ed hanno votato un governo che avrebbe rispettato una serie di impegni che non solo non sta rispettando, ma non può neppure rispettare. Peccato che non li possa rispettare perché non ha una vera maggioranza. Mi piace riportare l’esempio che fa spesso l’amico Giuseppe Benelli, uomo intellettualmente super partes: la vittoria del centro-sinistra è paragonabile ad una città di 1.600 abitanti (se ben ricordo) nella quale si canta vittoria per un singolo voto. Forse questo è più grottesco delle affermazioni serie, molto serie, di Sandro Bondi, ingiustamente derise da Boselli a “Porta a Porta”. Affermazioni assai più serie della ridondante “serietà” di Prodi, così seria da far persino ridere; ma in un clima ancora carnascialesco, seria da far allo stesso tempo piangere come quel Pierrot che ben rappresenta l’Italia, come paese che deve subire la rovina di questo scompaginato governo. Speriamo che sia un brutto capitolo da scrivere in quel libro nero della politica che ci auguriamo non dover scrivere mai più. Per il bene reale della comunità italiana.