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L’Europa e la tentazione di arrendersi

A cura di
Gaetano Quagliariello

Febbraio 2005, pp. 93

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Presentazione

Nel ’38 a Monaco i leader democratici si piegarono a Hitler. Oggi c’è il rischio di sottovalutare la minaccia degli estremisti islamici.
All’indomani dell’attacco dei terroristi islamici alle Torri gemelle, il quotidiano Le Monde titolò: «Siamo tutti americani». C’era la sensazione che dietro l’onda emotiva l’Occidente trovasse la propria ancora politica: difesa della democrazia, nessun cedimento, abbandono di quella sorta di autoflagellazione per cui il Continente ha spesso considerato certi avvenimenti tragici come la conseguenza delle proprie colpe.
Poi le cose sono andate diversamente: l’Europa, come ricorda il presidente del Senato, Marcello Pera, ha dato prova di timidezza. Ecco perché l’associazione Magna Carta ha voluto organizzare un convegno sul «Nuovo spirito di Monaco». Le tesi di quel convegno sono riunite nel volume che i lettori hanno trovato accluso a questo numero di Panorama.
Nel 1938 i leader democratici s’incontrarono a Monaco con Adolf Hitler e Benito Mussolini, fecero concessioni territoriali al Terzo Reich e s’illusero di evitare la guerra. Errore enorme: di lì a poco le armate tedesche avrebbero seminato morte in tutto il mondo.
Esiste, nell’odierno ambiguo spirito di neutralità, un nuovo Winston Churchill «che si alzi e denunci i rischi e i pericoli che stiamo correndo?». È la domanda che si pone Pera nella relazione inclusa nel volume, condividendo ciò che afferma il giornalista Magdi Allam: siamo già dentro una guerra mondiale. «Lo spirito di Monaco» per Pera «soffia quando l’Europa protesta contro l’America, quando abbandona Israele, quando sopporta l’antisemitismo, quando non definisce o fa fatica a definire l’elenco dei gruppi terroristici che devono essere isolati o combattuti».
A questo proposito Charles Powell ricorda che la Spagna ha dimostrato di avere la memoria corta: i terroristi arabi avevano colpito quel paese molto prima della nascita di Al Qaeda, in più ci sono stati proclami che si riferivano ad al-Andalus come alla terra promessa che un giorno sarebbe tornata sotto il dominio islamico. La Francia pare defilata, malgrado certe assicurazioni ufficiali, e soffre, secondo Michel Taubmann, del «complesso dell’Algeria», il timore di ingerenza che induce Parigi « a vedere Bush come un colonialista che mira ad asservire dei popoli oppressi».
Per superare la sua timidezza l’Europa, dice Franco Debenedetti, deve smettere di pensarsi come «una fortezza, una sorta di Svizzera mondiale, buona tuttalpiù per essere la sede di una sorta di Croce rossa planetaria». E deve riflettere, per Debenedetti, sul fatto che in atto non c’è uno scontro tra Cristianesimo e Islam, ma un conflitto «tra due dinamiche nate all’interno dell’Occidente medesimo: liberalismo e totalitarismo».
I proclami di Osama Bin Laden suggeriscono un parallelo tra pangermanesimo e panarabismo. I ricordi dell’ultimo conflitto sono vividi, se si considera l’estensione dell’antisemitismo. «Seguitare a pensare che si tratti di un fenomeno ai margini» avverte Fiamma Nirenstein «è il più autentico segnale di defezione morale, è lo spirito di Monaco». Non tutti gli attentati sono antisemiti, ma tutti i terroristi lo sono.

 
Indice

Gaetano Quagliariello
Vecchio e nuovo spirito di Monaco

Franco Debenedetti
L’antiamericanismo degli Europei

Charles Powell
Il crollo della Spagna

Michel Taubmann
La Sinistra francese alla prova della guerra

Trevor Phillips
Gli equivoci del multiculturalismo

Magdi Allam
La penetrazione dell’Islam in Europa

Fiamma Nierenstein
L’Europa, la globalizzazione e l’anti-semitismo

Marcello Pera
Il nuovo spirito di Monaco