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Nei giorni immediatamente successivi all’elezione di Benedetto XVI, il noto conduttore Gad Lerner, felicitandosi per la sua ascesa al soglio pontificio, ricordò l’incontro pubblico fra il cardinale Joseph Ratzinger e Paolo Flores D’Arcais, sottolineando con stupore che Ratzinger non conoscesse prima di allora la rivista Micromega.
E’ solo un piccolo esempio che dimostra che anche chi non è sprovveduto, come Gad Lerner, ritiene che le massime cariche all’interno della Chiesa Cattolica si occupino di continuo e solo degli avvenimenti italiani, per il solo fatto – probabilmente – che lo Stato del Vaticano si trova in Italia.
Sarebbe bene invece tenere a mente che i fedeli cattolici sono sparsi in quasi tutto il globo terracqueo, e che a tutti loro sono rivolte le parole del Papa e dei suoi principali collaboratori, anche nei discorsi pubblici.
E’ quindi abbastanza imbarazzante, per non dire ridicolo, leggere i commenti di gran parte della stampa italiana all’indomani delle dichiarazioni di Benedetto XVI sull’obiezione di coscienza: il Papa  infatti si rivolgeva ad un congresso internazionale di farmacisti cattolici, ed è al contesto internazionale che bisogna riferirsi se si vuole comprendere il suo discorso.
L’obiezione di coscienza a farmaci eutanasici non può certo riferirsi alla nostra nazione, ma, come hanno ben capito i presenti al congresso, ai noti “kit per l’eutanasia” che sono in vendita ad esempio nella catena di farmacie “Multipharma” in Belgio, ed anche in Olanda, al modico costo di 60 euro a confezione, acquistabile dai medici.
Riguardo alla “pillola del giorno dopo”, invece, va ricordato che la legislazione è estremamente differente fra paese e paese. In Francia e Gran Bretagna, ad esempio, si può acquistare questa pillola in farmacia senza ricetta medica, come un farmaco da banco, e le minori possono procurarsela a scuola – dall’età di 11-12 anni – senza il consenso dei genitori, senza obbligo di informarli. Negli Usa la prescrizione medica è solamente per le minorenni; in Italia invece è sempre necessaria e non ripetibile, perché il levonorgestrel, il principio attivo della “pillola del giorno dopo”, è una vera e propria bomba ormonale, e l’obbligo della ricetta medica non ripetibile – stabilito quando era ministro della salute il Dott. Umberto Veronesi – è a tutela della salute delle donne.
E’ chiaro che dove la ricetta medica non è richiesta, la vendita o meno del prodotto è a totale discrezione del farmacista, che ne ha la completa responsabilità.
Nel foglietto illustrativo che accompagna questo tipo di farmaci in commercio in Italia, viene spiegato che non ne è conosciuto con precisione il meccanismo di azione: si ritiene che il principio attivo impedisca la fecondazione (sopprimendo l’ovulazione), ma anche che “potrebbe impedire l’impianto” dell’ovulo fecondato:  di conseguenza si provocherebbe una precocissima interruzione di gravidanza.
Ecco quindi che, per quanto riguarda la legislazione del nostro paese, la possibilità dell’obiezione di coscienza dovrebbe essere garantita dai relativi articoli della 194. Potrebbe però essere opportuno, come suggerisce Federfarma, legiferare a proposito, per chiarire dubbi ed evitare conflitti con la norma che obbliga il farmacista a fornire i farmaci richiesti da prescrizione medica, obbligo che – è bene ricordare – è stato stabilito quando questo genere di prodotti non esisteva.
Non pensavamo proprio di doverci trovare, nel 2007, a spiegare ai radicali, come ad es. Marco Cappato (che vuole aiutare i cittadini a denunciare i farmacisti rei di “imposizione di coscienza”) o a militanti della sinistra italiana,  il concetto di diritto all’obiezione di coscienza, che da sempre rivendicano come una loro storica conquista culturale e sociale.
Paolo Flores D’Arcais, su Liberazione, sostiene che non bisogna permettere l’ obiezione di coscienza per i ginecologi per quanto riguarda l’aborto, per esempio, e a maggior ragione per i farmacisti. “Chi trova ripugnante per la propria coscienza l’aborto, scelga una diversa professione (nell’ambito della missione medica, del resto, vi sono infinite altre specializzazioni)”: molto democraticamente Flores D’Arcais suggerisce che ai cattolici siano preclusi certi lavori – ce ne sono tanti altri – un po’ come ai neri d’America ai bei tempi.