Il Popolo della Libertà, ispirandosi al Partito Popolare Europeo, ha il grande vantaggio di fare riferimento a una famiglia politica unica a livello continentale. Un vantaggio prezioso che nel centrosinistra non c’è, visto che il Partito democratico “ha un’ambiguità dovuta a due anime che fanno riferimento, in Europa, a famiglie politiche diverse”. Lo afferma Gaetano Quagliariello, senatore e membro del direttivo di Forza Italia, nonché presidente della Fondazione Magna Carta, impegnato ora nella messa a punto del “manifesto” del Pdl.
Come saranno trasferiti nella situazione italiana i principi del Ppe?
Il Pdl è il riferimento italiano del Ppe; vogliamo essere un partito a vocazione maggioritaria ed abbiamo una strada da seguire, quella tracciata dal Ppe nei due manifesti di Berlino, del 2001, e di Roma, che risale al congresso del 2006. In tali documenti c’è un punto centrale che va valorizzato e declinato, ed è quello che riguarda il nesso fra tradizione e modernità. Noi intendiamo affrontare le sfide del moderno utilizzando la tradizione come un’arma e non come fattore per frenare il progresso.
Fra tradizione e modernità si colloca buona parte del dibattito sulla famiglia. Che sintesi troverà l’argomento nel manifesto del Pdl?
In Italia c’è una peculiarità, che sta nella tenuta della famiglia rispetto al resto d’Europa. E’ una tenuta che si individua nel fatto che da noi non sono state approvate proposte legislative di matrice ideologica che la mettessero in forse. Oggi in molte parti d’Italia la famiglia rappresenta un tessuto sociale che permette di mediare differenze di classe e di generazione.
Un modello da riproporre e rafforzare dunque?
Un modello, certo, che si pone anche come riferimento per quanti giungono in Italia da altre culture e civiltà. La nostra tradizione è una conquista di dignità in termini personali soprattutto per i più deboli, cioè donne e bambini. Un intelligente potenziamento di questa nostra peculiarità serve a fronteggiare meglio una delle principali sfide della modernità: come integrare quanti giungono da altri mondi nel nostro Paese, salvaguardando la dimensione universale dei diritti della persona.
Poligamia e famiglie omosessuali restano dunque fuori dalla porta?
Ci si può ritenere “multiculturali” finché si vuole, ma non si può sostenere che una donna abbia più dignità in una famiglia poligamica anziché in una tradizionale. Ciò non significa privare della libertà chi nell’ambito della propria vita, anche sessuale, certo, fa scelte differenti. Basta far rientrare tali scelte nella sfera delle opzioni riservate alla persona, senza cedere alla “tentazione fatale” di dar loro un significato ideologico.
E’ per le stesse ragioni ideologiche che per la sinistra sembrano non bastare le soluzioni già previste dal nostro ordinamento per coppie di fatto e omosessuali?
Sì. Ideologicamente si vogliono affermare due cose: primo che ogni desiderio si tramuti in un diritto e secondo che non serve un’educazione in quanto l’uomo nasce libero e deve solo sviluppare la sua libertà.
Qual è il rischio nel pensarla così?
Quello di perpetuare la tendenza della sinistra a vivere tutto ideologicamente, prescindendo dalla realtà. Negando l’importanza dell’educazione, in particolare, mi sembra che essa, col mito del buon selvaggio, cerchi di far rientrare dalla finestra il vecchio Rousseau già sconfitto dalla storia per quel che concerne l’origine della diseguaglianza.
Laici e cattolici: c’è una paternità precisa su certe sfide?
La sfida antropologica lanciata dalla sinistra tende a stabilire un nuovo totalitarismo che vorrebbe mettere nelle mani dell’individuo il controllo assoluto di ogni fase della sua esistenza: dal concepimento alla morte. Lo stesso concetto di umanità inizia ad essere relativizzato. Di fronte a tali prospettive, la risposta della politica non può dipendere da una questione di fede. Del resto, anche i manifesti del Ppe evidenziano come non esista, rispetto alle grandi sfide del nuovo secolo, una frattura fra laici e cattolici. Forza Italia è stato il primo grande partito italiano a superare questa divisione. Dobbiamo ora essere in grado, nel Pdl, di valorizzare questo nostro patrimonio storico.
Il Pdl e il Ppe sono oggi un’unica famiglia politica, ma An e Fi sono due anime che nel nuovo manifesto del Popolo della libertà dovranno mettere nero su bianco i loro punti di contatto. Cosa ne pensa?
Credo non ci saranno problemi. Ultimamente tra An e Forza Italia vi sono state polemiche su contingenti scelte politiche. Queste però non hanno mai investito i principi di fondo che per il popolo del centrodestra sono largamente unitari, cementatisi in quattordici anni di comune sentire.
(da Il Giornale delle Libertà)