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In questi giorni è stato riesumato il mito delle “élite per merito” in riferimento alla questione del sensibile e progressivo calo d’iscrizioni universitarie registrato dal 2000 – anno boom per immatricolazioni – a oggi soprattutto da parte di chi appartiene ai ceti più bassi. In cinque anni abbiamo perso 40 mila matricole: erano 324 mila del 2005; 286 mila a ottobre 2009. Una delle ragioni principali alla base di questa ‘decimazione di cervelli’ sarebbe l’aumento delle tasse d’iscrizione. Sempre meno e sempre più ricchi: l’università, insomma, starebbe diventando affare per pochi.

Anche in Francia il tema dell’ “insegnamento d’élite” – in pieghe diverse – è attualmente oggetto d’attenzione della stampa. In particolare in rapporto al sistema delle Grandes Écoles, per antonomasia  i migliori luoghi di studio universitario per i migliori studenti francesi. Il disagio risiede nella formale e repubblicana uguaglianza di accesso a queste Grandi Scuole, che di fatto, negli ultimi decenni, ha ridotto la presenza dei figli delle famiglie appartenenti alle categorie sociali più deboli (giovani delle banlieues, figli di operai e classi meno avvantaggiate) rispetto alle famiglie di un certo ceto sociale e appartenenza culturale. Le statistiche, infatti, dimostrano che il reclutamento è inceppato e soltanto i figli della borghesia, provenienti da un ambiente dove il livello culturale è già di partenza altissimo riescono a entrare. Un luogo di vera e propria riproduzione delle élites dunque.

Monsieur le President, Nicolas Sarkozy – figlio di un immigrato ungherese, laureato in giurisprudenza, avvocato, politico fai-da-te dai tempi dell’università, che ha insomma alle spalle un cursus honorum diverso rispetto agli standard – non ha mai nascosto una certa insofferenza nei confronti delle Grandes Écoles de la République ed è quindi intervenuto nel merito della questione “accesso”.

“Le Grandes Écoles – ha detto Sarkozy in un discorso a Gif-Sur-Yvette, presso un grande polo universitario dei sobborghi della capitale – non devono essere riservate soltanto agli studenti interni o ai figli dell’antica borghesia. Sono scuole per tutti: se uno lavora, se uno ha talento”. Secondo il leader, un Paese che recluta le sue élite tra il 10% della popolazione è un Paese che si priva del 90% della sua intelligenza. Sarkozy pensa così a un piano per aprire i prestigiosi istituti, 220 in tutto, a un 30% di borsisti provenienti da famiglie poco abbienti, un obiettivo già fissato in un discorso tenuto alla fine del 2008 nella prestigiosa scuola di Palaiseau. Oggi, secondo i più recenti sondaggi, la percentuale di borsisti negli istituti di ingegneria è pari al 22,9%, ma nella più famosa École Polytechnique, la cifra scende a 11,03.

Sarkozy riscontra quindi la necessità di allargare questo “raffinato cerchio”, imponendo quote d’accesso, ma le scuole speciali si ribellano. Contro il presidente si è infatti formata una fronda alla testa della quale c’è la Conférence des grandes écoles. I piani del leader, dicono, rischiano di abbassare l’altissimo livello degli istituti. Ma Monsieur le Président non sembra essere toccato dalle critiche. Ha chiesto ai suoi ministri di aprire un dialogo con le parti in causa e ha usato toni da battaglia: “Mi aspetto risultati rapidi e concreti. Se li avremo, basterà il dialogo. Altrimenti useremo altri mezzi”. Se non esistono studi francesi sul tema, su Le Monde Patrick Weil, sociologo e ricercatore al CNRS e Paris-I Panthéon-Sorbonne, ricorda che negli Stati Uniti l’apertura delle università più prestigiose agli studenti migliori con origini povere o svantaggiate non ha causato un abbassamento del livello.

La questione delle Écoles chiama in causa il tema della meritocrazia, molto spesso oggetto di polemiche e dibattiti nelle nostre scuole e università e che si ripropone sistematicamente ogni qualvolta si mette sul tavolo un progetto di riforma dell’istruzione. Proprio sul tema dell’università la Fondazione Magna tiene oggi, in collaborazione con Universitas News, alle ore 14.00, un convegno dal titolo “Università verso la riforma” presso la Città Universitaria a Bologna.

Il convegno di Magna Carta su come riformare l’Università italiana