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6 settembre 2010

Finalmente è iniziata la Summer School di Magna Carta. Circa 60 giovani di tutta Italia si incontrano al Grand Hotel Villa Tuscolana di Frascati per una settimana full immersion di formazione politica con l’obiettivo di conoscerla meglio e condividere nuove idee per il domani. Devo ammettere che mi aspettavo una grande sfilata di borse Luis Vuitton e tacchi a spillo, magari alla ricerca dell’opportunità giusta per farsi notare e fare carriera nel Pdl. Come se fossimo in una specie di ufficio di collocamento d’alto standing. Ripensandoci, è proprio così che certi giornali raccontano la destra italiana. Invece sono rimasta piacevolmente delusa: di aspiranti veline o novelli veloni per fortuna se ne sono visti davvero pochi.

Nonostante la giovane età, questi ragazzi portano nelle loro vene qualcosa che in molti, me compresa, pensavamo si fosse perso negli ultimi anni: la passione politica. Respirano politica, quella vera, fatta nelle regioni più rosse d’Italia, la Toscana, l’Umbria o l’Emilia Romagna; quella dei mitici banchetti nelle facoltà di lettere, dove i candidati che si sfidano alle elezioni universitarie un po’ minacciandosi, un po’ boicottando le rispettive assemblee; quella dove si lavora dal basso, quartiere per quartiere, cercando di risolvere i problemi locali, magari scoprendosi “segnalati” e tagliati fuori dalle nomenclature locali.

Tranne rare eccezioni, la maggior parte fanno politica attiva, sono militanti del Pdl, giovani amministratori o ragazzi che debbono giostrarsi fra un esame all’università e le sedi politiche di “Azione Giovani” e “Studenti per la Libertà”. Per loro la Summer School rappresenta l’opportunità ideale per allargare i propri orizzonti e affacciarsi al mondo della politica con la “P” maiuscola. Le lezioni frontali servono per fornire loro un bagaglio culturale che le università purtroppo non offrono.

La cosa che mi stupisce di più è che sono coscienti di ciò che li circonda e lontani dai cliché che circondano la gioventù italiana di oggi. Sono aggiornati sulle vicende del momento e sembrano avere le idee chiare, almeno in materia di politica. Sanno usare alla perfezione il “politichese” ma anche distinguere tra “un leader che dà le spalle al suo partito e quello che lo fa alle sue idee”. Sono appassionati, ma anche realisti e talvolta scettici. Adulti e consapevoli. Chissà se tra loro potrebbe nascondersi uno dei leader di domani.

La rottura tra Fini e Berlusconi accende gli animi. Molti di loro in passato hanno militato dentro Alleanza Nazionale ma a pochi piacciono le scelte recenti del presidente della Camera. “Fini sta dando i numeri. Si può essere in disaccordo ma non si possono dare le coltellate alle spalle”, dice una ragazza di Matera. “E’ tutta strategia politica”, ribatte un altro studente pugliese. A dar voce al loro disappunto, gli applausi che hanno interrotto i discorsi degli esponenti politici presenti,  il senatore Quagliariello, il senatore Gasparri, il ministro Meloni. Quell’entusiasmo spiegava bene il loro stato d’animo: si sentono traditi da Fini.

C’è anche l’università. Le incertezze del governo e della maggioranza rischiano di indebolire i giovani conservatori che s’impegnano nelle aule universitarie, dove devono competere con organizzazioni ben collaudate come l’Udu e il suo principale sponsor, la Cigl. “I finiani ci hanno tagliato i fondi”, si lamentano in molti, ammettendo però che uno degli errori storici di Forza Italia è stato quello di non investire fino in fondo nei giovani. “Finalmente da quando hanno fondato il Pdl e la Giovane Italia hanno capito che tutto deve partire dal basso, peccato che hanno dimezzato le risorse”, racconta un ventenne perugino.

Fatto sta che ognuno di loro porta con sé un’esperienza politica, una vita vissuta all’insegna di ideali nei quali credere e per i quali lottare ogni giorno, ciascuno nelle propria realtà. Domenica scorsa il presidente della Camera Fini ha detto che ormai non vale più la pena di fare militanza. I ragazzi della Summer School dimostrano esattamente il contrario. E lasciano qualche spiraglio di speranza per chi crede che la politica possa cambiare senza dover barattare i propri ideali.

 

7 settembre 2010

Lo ribadisco: i ragazzi della Summer School di Magna Carta hanno tanta fame di politica, ma hanno anche molta sete di caffè. Le lezioni a Frascati sono intensive e i tempi sono davvero serratissimi. La sveglia è alle 7.30, la prima lezione alle 9: non un minuto di più. Le oltre quattro ore di insegnamenti della prima mattina, con una breve pausa di 5 minuti, pesano come un macigno in testa, specialmente se il tema è la filosofia politica… Poi il tempo di pranzare al volo e una sigaretta di corsa che siamo già seduti ad ascoltare una nuova lezione, quindi un dibattito e un altro intervento ancora. Ed ecco che è arrivata l’ora di cena. Il tutto senza poter sorseggiare un caffè come si deve. Insomma, non si può dire che non sia una vera e propria full immersion.

Sulla sostanza delle lezioni nulla da dire. Quasi tutti i ragazzi riconoscono l’interesse e la novità dei temi che si affrontano durante le lezioni. Altri invece lamentano le difficoltà a seguire le spiegazioni, un fatto quasi normale visto che provengono da facoltà del tutto diverse (scienze politiche, ingegneria, medicina, filosofia, economia ma anche quella grande incognita che è “scienze della comunicazione”) e da esperienze tra le più variegate (avvocati, studenti, amministratori locali…). L’approccio è molto diverso da quello a cui sono stati abituati nelle varie università d’Italia, dove se qualcuno alza la mano è tutt’al più per andare al bagno e guai se fai una domanda che possa scomodare il “professore emerito” di turno. Alla Summer School il rapporto è diretto: c’è chi interviene solo per fare una battuta e farsi notare, ma la maggior parte lo fa perché finalmente vede degli interlocutori disponibili a parlare chiaro di questioni reali, senza fare la solita demagogia.

Sarà per questo che ieri l’intervento ha suscitato più entusiasmo è stato un fuori programma. E’ bastato un piccolo ritardo del senatore Quagliariello per aprire un serrato dibattito con il direttore de “Il Tempo”, Mario Sechi. Una volta sfilata la giacca istituzionale (“ma mai la cravatta e i gemelli aristocratici!”) è nata una vivace discussione sui vari scenari politici attuali, leader politici inclusi, ma anche sulla situazione del movimento giovanile del Pdl, sulle sue potenzialità e sulle divisioni interne ad esso: un tema che ai ragazzi sta molto a cuore visto che molti di loro vivono di politica attiva sul territorio o nelle facoltà universitarie. “E’ un grande!” si è lasciato scappare un giovane pugliese a proposito di Sechi, mentre scendeva di corsa le scale per andarsi a risedere meccanicamente nell’aula magna. “Mi è piaciuta la sua schiettezza e sincerità. Era ora che qualcuno parlasse con noi senza peli sulla lingua e senza mettere la solita barriera invisibile”, mi ha detto una ragazza abruzzese.

Non è che gli interventi dei senatori Quagliariello e Gasparri, del sottosegretario Mantovano, del procuratore di Bari, Antonio Laudati, che hanno parlato della lotta alla mafia e del contrasto alla criminalità organizzata, siano stati apprezzati meno. Essi andranno a riempire quel bagaglio culturale che, alla fine di questa esperienza di formazione politica, si spera, andrà ad influenzare la carriera di 60 giovani italiani. Ma c’è un valore aggiunto quando chi fa politica si siede accanto a te e ti guarda dritto negli occhi. Una di quelle lezioni uniche nella vita che non hanno prezzo e grazie alle quali, tutto ad un tratto, svanisce quel bisogno di caffè che ti ha ossessionato per tutta la giornata.

 

8 settembre 2010

Quella di ieri alla Summer School è stata una giornata caratterizzata dalle contrapposizioni: ideologiche, culturali, territoriali, tra i principi e i fatti, tra la verità e le mezze bugie della storia, tra nord e sud e chi più ne ha ne metta. La giornata scorre frenetica fra una lezione e l’altra e il tempo per il relax è davvero poco.

Bastano due parole per accendere un vivace dibattito che spesso continua anche fuori dalle aule, magari durante un breve break o tra un boccone e una sigaretta. Il confronto è il cuore della scuola di formazione politica di Magna Carta, si parla con il senatore Gasparri o con il direttore de “L’Occidentale”, Giancarlo Loquenzi, scambiandosi battute al volo alla fine della lezioni.

Gli scontri ideologici (fuori e dentro il Grand Hotel Villa Tuscolana di Frascati) dimostrano che i ragazzi sono vivi, ognuno con la propria formazione culturale ed esperienza, ma anche  capaci di riflettere singolarmente su ciò che avviene intorno a loro. Benché il Sessantotto sia un anno molto lontano dalle loro date di nascita, per esempio, sono coscienti dell’impatto che ha avuto e continua ad avere nelle loro realtà quotidiane. All’università, quando ti esponi con dei pensieri considerati scomodi; come sui libri di scuola.

Per molti l’incontro col ministro Brunetta sulla modernizzazione della pubblica amministrazione è stato illuminante: “E’ un grande! Bisogna esserlo per dimostrare che le scelte più scomode non possono essere fatte se non con coraggio”, ha commentato un ragazzo pugliese. Una sua collega lombarda è invece più lungimirante: “Brunetta è la prova che quando si vuole si può far qualcosa in questo Paese. Il problema è che se alla fine ci sarà la rottura tra Fini e Berlusconi, si rischia di buttare due anni di lavoro nel cestino della spazzatura”.

Non poteva mancare lo spazio per il più tradizionale dei contrasti italiani: quello tra nord e sud, specialmente in tempi in cui il federalismo è uno dei principali temi controversi. Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e Roberto Cota, governatore del Piemonte, hanno avuto un acceso confronto che non ha lasciato indifferenti i ragazzi della Summer School, che rappresentano un po’ tutte le regioni d’Italia.

La storia dell’unificazione italiana per molti è ancora una spina nel fianco che – e qui forse ha ragione Cota – guarirà solo quando il Sud potrà recuperare il tempo perso e un’immagine ormai troppo danneggiata. Per questo il federalismo è un’opportunità che nessuno di questi giovani sembra, per una volta, voler mettere in discussione.

9 settembre 2010

La Summer School si avvia verso la conclusione. Nell’aria è già sparso l’odore di addio e iniziano a circolare i primi fogli in bianco da riempire con e-mail e telefoni vari. Con molta probabilità, ai ragazzi questa settimana non solo è servita a rafforzare una cultura politica liberale ma anche una rete di rapporti personali che, perché no, potrebbero essere utili per un domani. Il duro ritmo dei lavori inizia a pesare e la stanchezza si rivela nei volti appesantiti dalle occhiaie, specialmente per coloro che restano fino a tarda serata a discutere nel porche dell’hotel.

L’evento di ieri è stata l’incursione dei ragazzi della Summer School di Magna Carta ad Atreju, la festa dei giovani del Pdl. Il ritardo canonico causato dal solito traffico di Roma ci ha fatto perdere gran parte del dibattito sulla figura di Bettino Craxi a cui sono intervenuti il ministro Brunetta, il senatore Quagliariello, la parlamentare Stefania Craxi e il direttore del Tg1 Minzolini. I ragazzi si sono però mostrati particolarmente interessati al confronto sulla parentesi storica segnata dall’epoca di Bettino Craxi. “Senza dubbio è stato l’unico politico italiano che nell’ ’89 si rese conto della svolta politico-culturale che comportava la caduta del muro di Berlino”, commenta un ragazzo fiorentino. “La vicenda del lancio di monetine è stato un altro scempio nella storia del nostro Paese”, ribatte invece un giovane di Macerata. Per la gran parte degli studenti (molti dei quali sono nati proprio nell’anno della fine del comunismo), la figura di Craxi sembra essere come uno di quegli amici che non vedi da tanti anni e che vive lontano, ma al quale si sente di dovere un favore. Un personaggio familiare, insomma, che resta vivo tra il mito e la realtà.

Nel pomeriggio, la Lectio Magistralis di monsignor Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, su “Il cattolico in politica” ha aperto interessanti discussioni sul ruolo della Chiesa nella politica italiana. Le tante domande e i numerosi aneddoti raccontati dai ragazzi hanno dimostrato che per questi giovani la religione non è un tabù e il suo ruolo non può e non deve essere separato dalla vita quotidiana.

Come ogni anno, poi, agli studenti è stato dato il difficile compito di dedicare l’edizione della Summer School ad un personaggio scelto da loro. La discussione è stata a dir poco accesa. Le proposte non sono certamente mancate ed è piovuta una cascata di nomi eccellenti, ma anche di personaggi meno noti o magari anche bizzarri. Sul contenuto di questa riunione e sull’esito finale non posso rivelare neanche una parola perché il nome verrà reso pubblico durante la cena di gala (motivazioni incluse) che si terrà stasera presso il Gran Hotel Villa Tuscolana di Frascati, alla quale parteciperanno anche i senatori Quagliariello e Gasparri. Nel frattempo, l’unico indizio che mi hanno consentito lasciar trapelare è che è un grande personaggio politico della storia italiana. A voi lettori lancio la sfida di indovinare di chi si tratta…

 

10 settembre 2010

La quinta edizione della Summer School è giunta alla sua conclusione. Dopo una settimana intensissima di formazione politica gli studenti si sono potuti congedare con una ben meritata cena di gala. A chiudere il corso, gli interventi dei senatori Gasparri e Quagliariello che hanno tenuto a ricordare ai ragazzi qual è il valore e i sacrifici che comporta fare politica oggi.

“E’ stata un’esperienza unica”, ha detto una ragazza veneta con gli occhi umidi. “Senza dubbio è stata la miglior edizione della Summer School che abbiamo mai organizzato”, ho sentito commentare ad una persona dello staff di Magna Carta. Le critiche si sono rivolte specialmente alla rigidità organizzativa: “Ci sono stati giorni che non ci hanno neanche lasciati andare in bagno tra lezione e lezione. Non parliamo poi del tempo libero per socializzare!”, si è lamentato un giovane pugliese. “Sapevamo che non eravamo in vacanza, ma bastava lasciare 10-15 minuti di pausa tra i corsi per respirare un po’. A volte mi sembrava di stare in un lager!”, ha proseguito un altro studente. In fin dei conti, i temi erano tanti e il tempo troppo poco.

In generale, però, i contenuti del corso di formazione sono stati molto apprezzati, in particolare per quel tocco “umano” che è stato il valore aggiunto di questa settimana: le conversazioni “a tu per tu” con i volti noti della politica e del giornalismo durante una cena o un break momentaneo; i professori che erano ben disposti a rispondere alle mille domande che passano nella testa di un giovane di oggi; le battute e discussioni degli ospiti invitati ad intervenire; i ministri del Governo, più vicini e semplici che mai, incuriositi da una platea di studenti appassionati di politica. Come nell’ultimo incontro di oggi con il ministro Tremonti – tra quelli che senza dubbio suscitano più stima e interesse – sulle cause e gli effetti politici della prima crisi globale. “Mi è sembrato molto simpatico, disponibile e alla mano”, ha commentato un ragazzo pugliese.

Ma oggi è stato anche il giorno della rivelazione del personaggio a cui verrà intestata questa edizione della Summer School di Magna Carta. Nel lungo dibattito che ha preceduto la sua scelta, sono stati molti i nomi proposti: da Matteucci a Cavour, dal ribelle anonimo di Piazza Tienanmen a Mike Bongiorno, da Rania di Giordania a Marinetti, ognuno munito dall’apposita spiegazione, talvolta più solida talvolta meno. A convincere la maggioranza dei 60 studenti del corso sono state tre figure illustri: Giovanni Paolo II, Tatarella e Cossiga. Una sfida davvero ardua visto che ognuno rappresenta a suo modo valori diversi ma pur sempre elevati: chi per l’incontestabile ruolo da protagonista conquistato nella storia, chi per la lungimiranza politica o chi per lo spirito critico e mai conformista.

Alla fine, a vincere su tutti, è stato Tatarella. Anche se non tutti hanno condiviso la scelta è pur vero che la maggioranza dei ragazzi ha votato per questo personaggio, “simbolo di lungimiranza politica perché è stato il primo tra tutti i politici italiani a capire quanto fosse importante costruire un sistema bipolare, il sostegno ad una politica atlantista per contrastare il comunismo dilagante in quei tempi e la necessità di difendere la propria cultura e identità”. Così almeno ha motivato la sua scelta un giovane fiorentino. “Avrei preferito votare per il Papa perché secondo me è una figura che ha segnato la storia del mondo intero. Comunque rispetto la scelta perché Tatarella è stata una figura che è parte del bagaglio culturale della destra”, ha aggiunto una studentessa romana. Per un altro giovane, invece, la figura di Cossiga era “sia più conciliatrice rispetto alle diverse culture politiche dei vari studenti ma anche più azzeccata, visto che questo politico italiano è venuto a mancare solo pochi mesi fa e rappresentava quel carattere di anticonformismo che dovrebbe essere d’esempio anche per noi giovani”.

Fatto sta che anche questa edizione si è conclusa raggiungendo egregiamente il suo scopo: formare gli amministratori, i politici, i professori, i giornalisti, i manager… del domani nella consapevolezza che in Italia esiste una cultura liberale e cattolica che va difesa con tutte le forze per evitare, oggi più che mai, gli errori del passato. Difficilmente i giovani della Summer School scorderanno questa lezione.