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  Egregio Presidente Gaetano Quagliariello,

da diversi anni seguo le attività della fondazione Magna Carta che contribuiscono al positivo confronto tra posizioni diverse su tematiche di grande attualità e, per questo, corrispondo volentieri alla richiesta di inviare un breve messaggio. Mi fa particolarmente piacere rivolgere, anzitutto, un cordiale saluto a Lei instancabile animatore della Fondazione, a tutti i partecipanti e, in modo speciale, agli illustri Relatori che animeranno l’incontro a Norcia.

            La tematica scelta per quest’anno “Capitalismo e dottrina sociale della Chiesa” presenta aspetti di attualità che meritano l’attenzione non solo degli specialisti, ma anche di quanti hanno a cuore il progresso e lo sviluppo della nostra società. In un momento di crisi economica mondiale, come quello che ormai da troppo tempo si sta prolungando, anche la tematica del capitalismo acquista una valenza peculiare. Il tema, come si sa, è stato oggetto di conflitto ideologico nel corso dei decenni passati e ai nostri giorni provoca ancora reazioni diverse quando non è inserito nel suo coerente contesto. Giovanni Paolo II nella sua Lettera enciclica Centesimus annus del 1991 aveva dato un contributo per la migliore interpretazione del tema quando scriveva “Se con «capitalismo» si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell’economia, la risposta è certamente positiva, anche se forse sarebbe più appropriato parlare di «economia d’impresa», o di «economia di mercato», o semplicemente di «economia libera». Ma se con «capitalismo» si intende un sistema in cui la libertà nel settore dell’economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso, allora la risposta e decisamente negativa” (Centesimus annus, 42).

Come si nota, la dottrina sociale della Chiesa pur verificando il fallimento della soluzione marxista, non si lascia affascinare ingenuamente dalla soluzione capitalista. Il mondo presenta ancora troppe situazioni di emarginazione e sfruttamento che lasciano vedere intatte, purtroppo, sempre nuove forme di alienazione morale e materiale subite da tante persone e popoli. La caduta del muro di Berlino ha permesso di toccare con mano quanto la soluzione imposta per più di mezzo secolo fosse stata devastante e inconcludente, ma questo non ha contribuito a risolvere i gravi problemi in cui l’azione di uno spregiudicato capitalismo ha condotto interi Paesi. Una soluzione che sposasse in pieno il libero sviluppo delle forze di mercato appare alquanto fideistica e poco perseguibile. Per questo è necessario uno sforzo di pensiero perché quanti hanno a cuore il vero progresso della società possano confrontarsi e trovare soluzioni partecipate in grado di corrispondere al ritrovamento del bene comune.

Un sano capitalismo, quindi, può aiutare lo sviluppo di intere popolazioni se mantiene fermo il primato della persona e la sua inalienabile dignità. Come di recente ha ricordato Papa Benedetto XVI: “Nell’epoca della globalizzazione l’economia risente di modelli competitivi legati a culture tra loro molto diverse. I comportamenti economico-imprenditoriali che ne derivano trovano prevalentemente un punto d’incontro nel rispetto della giustizia commutativa. La vita economica ha senz’altro bisogno del contratto, per regolare i rapporti di scambio tra valori equivalenti. Ma ha altresì bisogno di leggi giuste e di forme di ridistribuzione guidate dalla politica, e inoltre di opere che rechino impresso lo spirito del dono. L’economia globalizzata sembra privilegiare la prima logica, quella dello scambio contrattuale, ma direttamente o indirettamente dimostra di aver bisogno anche delle altre due, la logica politica e la logica del dono senza contropartita”(Caritas in veritate, 37). Come si nota, alla Chiesa non compete presentare  modelli e soluzioni da perseguire. Il nostro compito, piuttosto, è quello di provocare la riflessione per orientare l’azione culturale, politica e sociale nel riconoscimento di una necessaria e urgente azione positiva capace di purificare dalle incrostazioni, che nel corso dei decenni si sono addensate nel pensiero e nella prassi, rendendo più difficile il percorso per l’individuazione del bene comune.

            Con la certezza che la vostra giornata di studio sarà proficua ed efficace, la prego Egregio Presidente di rivolgere il mio più cordiale saluto soprattutto a S. E. Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino e Montefeltro e al Presidente Prof. Ettore Gotti Tedeschi. Il loro riconosciuto impegno intellettuale nel promuovere la dottrina sociale della Chiesa è un ulteriore segno concreto del contributo qualificato che viene dato al pubblico dibattito. A Lei, caro Presidente, un particolare pensiero di stima e di amicizia con la certezza di poter in futuro collaborare di nuovo con le iniziative promosse dalla fondazione Magna Carta.

(Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione)