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Il Manifesto di Ottobre presentato il 26 ottobre scorso a Milano da un gruppo di intellettuali della destra “futurista” e dell’ex sinistra comunista è una sorta di “grande anacoluto” in cui si passa dal realismo al desiderio di salvare il mondo con l’immaginazione, dalla contraddizione alla retorica. Pubblichiamo una raccolta di articoli e saggi critici che lo analizzano. I testi sono apparsi nei giorni scorsi su l’Occidentale, il quotidiano on line della fondazione Magna Carta.

Siamo liberali, il Manifesto d’ottobre di ex fascisti e ex comunisti non ci va giù, di Antonio Mambrino. La lettura del “Manifesto di Ottobre” redatto da un arzillo gruppo di intellettuali più o meno finiani (con qualche “politico politicante” infiltrato) ci è costata non poco. Abbiamo provato a rileggerlo più volte ma nulla, il significato vero continua a rimanerci inarrivabile. Ma proprio la vacuità delle idee ci ha dato modo di riflettere su di noi, sulla destra e sulla sinistra.

Il Manifesto d’ottobre è un vuoto d’idee ma deve far riflettere il Pdl, di Gennaro Malgieri. Il “Manifesto di ottobre” redatto da ex-marxisti e neo-futuristi è un pasticcio indigesto, politicamente inutilizzabile, infarcito di luoghi comuni. Ma l’insostenibile leggerezza del mese in cui riescono piuttosto male anche le rivoluzioni, non deve comunque far passare il secondo piano i problemi che affliggono il centrodestra.

Ottobristi di ieri e di oggi: dalla tragedia alla farsa, di Claudio Siniscalchi. La storia, è una legge non scritta ma ricca di conferme, mostra se stessa nel corso del tempo due volte. La prima volta si presenta in una forma tragica; la seconda in una forma comica. Prendiamo l’ottobre degli intellettuali quello del 1917  e quello del 2010 al Teatro Franco Parenti di Milano dov’è stato presentato il Manifesto d’ottobre, «per una rinascita della res pubblica e per un nuovo impegno culturale».

Più che di futurismo i finiani soffrono di “Marinettismo”, di Luca Negri. ll Presidente della Camera ed i sodali Rossi, Urso, Campi non sono futuristi, ed è preferibile che non siano così allucinati dalle magnifiche sorti progressive della modernità e dalla “guerra sola igiene del mondo”. Aspettiamo gli sviluppi sul piano dell’elaborazione culturale, ma per ora è più che altro forte il sospetto, suggerito da Papini, che Futuro e Libertà sia un ottimo esempio di “Marinettismo”.

Manifesto d’ottobre: lo sforzo nobile del niente, di Andrea Bellantone. Il Manifesto presentato il 26 ottobre a Milano da un gruppo di intellettuali – tra cui Franco Cardini e Giulio Giorello – ha giustamente attirato l’attenzione della stampa. Di fronte al gesto generoso di personalità della cultura di questo spessore è giusto fermarsi, leggere e riflettere. Il problema di questo manifesto è che non dice niente.