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Professore, il federalismo municipale è legge. Come giudica questa riforma?

Già il fatto che i decreti legislativi sul federalismo fiscale siano otto può dare l’idea che si tratta di un’operazione enorme, che consiste nel superare una demenziale “spesa storica”. Fino alla riforma in atto non c’era trasparenza: i bilanci comunali non erano controllabili dai cittadini e le tassazioni locali non erano trasparenti perché non esisteva alcun meccanismo di responsabilizzazione che incentivasse le classi politiche locali a spendere bene, senza sprechi. E così la spesa pubblica aumentava, creando tra l’altro un circolo vizioso, con governi che all’inefficienza e agli sprechi rispondevano alzando ulteriormente le tasse.

L’opposizione attacca dicendo che il federalismo fiscale provocherà un aumento delle tasse locali per i contribuenti. Il governo risponde che non è così. Qual è la verità?

La riforma crea un sistema di finanza trasparente – che in passato è venuto a mancare – in particolare grazie alla previsione dei fabbisogni standard per tutti gli enti locali. Con un sistema del genere, quindi con un criterio oggettivo di valutazione della spesa pubblica locale uguale per tutti, i rappresentanti dei governi comunali saranno costretti a razionalizzare la spesa, e i cittadini potranno con facilità sanzionare o sostenere l’operato dei rappresentanti politici con il loro voto. In altre parole, le tasse dipendono dalla spesa. Se razionalizzo la spesa, e quindi attuo una lotta agli sprechi, le tasse diminuiranno. Per questa ragione la riforma sicuramente porterà ad una diminuzione delle tasse.

La riforma federale ha tempi serrati. Entro il 21 maggio dovranno essere rispettati tutti i decreti attuativi. Cosa prevede, i tempi verranno rispettati?

I tempi li decide la politica non sono i tecnici a farlo, ma non credo che ci saranno rallentamenti. Anche negli ultimi giorni, ad esempio durante l’incontro con i Presidenti delle Regioni, il Governo ha dato sufficienti rassicurazioni nel senso del rispetto degli accordi raggiunti in precedenza.

Perché i contribuenti trarranno vantaggio dalla riforma?

Per quei meccanismi di trasparenza di cui parlavo prima. Nello specifico perché si attua e finalmente sarà funzionante il principio del “voto, pago, vedo”: prima della riforma i cittadini pagavano e votavano, ma non vedevano. Non potevano controllare né sanzionare l’attività dei governi locali. Il federalismo municipale, invece, è la concretizzazione del federalismo puro; è la sola maniera di avvicinarsi davvero al cittadino, di incentivare la classe politica a spendere e ad agire in favore della comunità. C’è un riscontro diretto ed immediato dell’efficienza delle attività svolte dai governi locali proprio grazie al meccanismo per cui i cittadini finalmente votano in base a ciò che vedono.

L’evoluzione del federalismo è destinata a proseguire su un cammino di confronto tra Anci, Regioni e Governo? Oppure è necessario riformare il bicameralismo?

Vede, innanzitutto c’è da dire che oggi il nostro è un sistema federale anomalo, perché la riforma del 2001 ha decentralizzato più competenze a favore di Regioni ed enti locali di quanto, mettiamo, non sia stato fatto in Canada, ma tutto ciò è accaduto senza che venissero previsti meccanismi di responsabilizzazione, e sopratutto senza prevedere il federalismo fiscale. Detto questo, la riforma del Senato in senso federale è assolutamente necessaria. Ovviamente il ruolo importante che già oggi svolgono la Conferenza Stato-Regioni, la Conferenza Unificata, l’Anci e i governatori locali in generale non si possono ignorare, per cui la riforma dovrebbe mantenersi compatibile con la specificità italiana.

Lei crede che il federalismo sia compatibile con il principio unitario o invece c’è la possibilità che generi ulteriori divisioni nel paese?

Il federalismo municipale non solo non genera divisioni, ma è un modo per mantenere l’Italia unita. Sono soprattutto gli sprechi e l’inefficienza a creare divisioni nazionali. Sono queste le maggiori cause di tensioni tra il Nord e il Sud, o perlomeno quelle che pesano maggiormente. Quindi sì, sempre con la dovuta assunzione di responsabilità di tutte le parti coinvolte, il federalismo municipale può portare nel tempo anche a riunire da un punto di vista sociale i cittadini italiani.

Per chiudere, può spiegarci meglio su quale principio si basano i fondi di perequazione per il Sud?

Costo standard significa spesa efficiente. E i fondi di perequazione, che andranno a ridursi gradualmente nel tempo, saranno sempre proporzionati al margine di rispetto del costo standard. In altri termini si attiverà un meccanismo virtuoso di razionalizzazione delle spese che permetterà allo Stato di ritrarsi nel tempo a favore di una totale ed efficiente autonomia di tassazione locale.