“I conti a destra”. Messo giù così sembrerebbe lo slogan di un redde rationem tra Pdl e Fli. In realtà è esattamente l’opposto, qualcosa di molto più alto, qualcosa da tenere al riparo dalle strumentalizzazioni, i tatticismi parlamentari, le risse di una politica di basso cabotaggio, dove spesso i personalismi prevalgono sulle idee. Obiettivo ambizioso che si colloca nel contesto europeo dei partiti di centrodestra. Obiettivo tutto da verificare, ma che al netto delle diatribe interne, segna l’avvio di una nuova fase e vede impegnati in un percorso comune due dei think tank del centrodestra: la Fondazione Magna Carta e la Fondazione FareFuturo.
Le parole-chiave sono ‘confronto’, ‘progettualità’, ‘arricchimento nelle diverse sensibilità ’, ‘sintesi condivisa’. Il terreno è quello dei grandi temi del dibattito politico. E così, Magna Carta (area Pdl) e FareFuturo (area Fli) rompono lo schema che per lunghi mesi si è cristallizzato (fuori e dentro il Parlamento) sullo strappo Fini-Berlusconi, mettono da parte le recriminazioni per dire che si può e si deve riannodare il filo spezzato del dialogo e tornare a lavorare insieme dentro il perimentro del centrodestra. Lo strumento operativo è un calendario di seminari che a partire dal 10 giugno e fino a dicembre incroceranno analisi e soluzioni sulle questioni centrali dell’agenda politica e parlamentare.
I “conti a destra” si fanno per ripartire dalle idee che possono essere diverse, come diverse sono le sensibilità delle componenti di un’area popolare come quella del centrodestra. Esattamente come è stato possibile ed è accaduto in tutti i partiti europei del centrodestra: muove da qui il ragionamento di Adolfo Urso, presidente della Fondazione FareFuturo (dopo l’uscita di Fini) e leader dell’area moderata di Fli quando osserva che “siamo espressione di due fondazioni che nel panorama culturale del centrodestra spesso sono collocate su posizioni diverse”. Ma la sfida è proprio questa: ragionare insieme e incontrarsi sulle tematiche dove farlo appare più difficoltoso, non impossibile.
Giustizia, biopolitica, multiculturalismo, immigrazione e cittadinanza, sono i dossier sui quali misurarsi, quelli dove in questi mesi si è manifestata una contrapposizione nel merito e di metodo. E tuttavia se il dialogo è sano, sereno, scevro dagli schematismi e dalla demagogia, ciò che non si “è potuto realizzare lo scorso anno” si può fare adesso, osserva Urso, ristabilendo un contatto per arrivare “se possibile a una sintesi comune”. Come ha fatto in Germania “la Merkel sui biotestamento, Aznar in Spagna sul riconoscimento delle coppie di fatto, Cameron in Gran Bretagna sul fallimento del multiculturalismo” sono gli esempi che il presidente di FareFuturo porta sul tavolo del confronto con Magna Carta, sgomberando subito il campo da chi, invece, in questo impegno comune vuole vedere da un lato la marcia di avvicinamento delle ‘colombe’ finiane al Pdl, dall’altro il tentativo di riannettere qualche parlamentare in rotta con Fini.
Come, in realtà, fa intendere il sito web di Generazione Italia che fa riferimento a Italo Bocchino. Commentando la notizia pubblicata ieri da Libero e il Corriere della Sera ci si stupisce per l’iniziativa delle due Fondazioni ricordando come Gaetano Quagliariello, presidente onorario di Magna Carta e vicepresidente dei senatori Pdl, è colui che sosteneva che ‘la convivenza nello stesso partito diventa impossibile quando c’è un modo opposto di interpretare i principi di fondo sulla legalità’. Chiosa sarcastica: ‘Ditelo anche agli amici di FareFuturo’. La penna creativa dei futuristi omette però (magari è solo una svista) un particolare: il dialogo è possibile partendo da valori non negoziabili minimi; e nel caso specifico dalla stessa idea di legalità anche se il principio può essere declinato in maniera diversa. Ciò che esiste ed è possibile con la componente moderata di Fli, dal momento che Bocchino e Granata su questo hanno eretto un muro ad personam costruito sull’antiberlusconismo.
La prospettiva alla quale lavorano Magna Carta e FareFuturo è un’altra, e parte dal presupposto che le diverse sensibilità rappresentino un arricchimento e che per questo nessuno debba accettare compromessi al ribasso, o rinunciare ad una parte delle proprie idee o della propria identità. Urso su questo è molto chiaro: “Non è un problema di allargamento della maggioranza o di acquisizione numerica. Il punto vero è ripartire dalle idee per rinnovare un centrodestra nel quale tutti ci riconosciamo pur con sensibilità e soluzioni differenti”.
Non è un caso che per uno dei seminari dedicato alla biopolitica siano stati chiamati a confrontarsi il sottosegretario alla Sanità Eugenia Roccella e Benedetto della Vedova, capogruppo di Fli a Montecitorio: entrambi su posizioni distanti, ma disposti a verificare se può esserci un punto di sintesi. Concetto ripreso da Raffaele Perna, direttore scientifico della Fondazione Magna Carta che si sofferma su un aspetto: “Ci sono due fondazioni che riprendono a parlare sul merito delle questioni e lo fanno scegliendo di approfondire non i punti di contatto bensì i temi sui quali in questi ultimi mesi è stata maggiore la dialettica politica e culturale. E lo fanno per cercare di capire se al di là delle tattiche parlamentari di breve o lungo periodo, sia possibile definire un’identità unitaria dell’area culturale del centrodestra pur con diverse sfumature che non per forza devono essere lette in negativo, tutt’altro”. Come? Lavorando insieme a “una elaborazione che tenga conto delle pluralità delle posizioni”. I ‘conti a destra’ cominciano il 10 giugno e li faranno direttamente Quagliariello e Urso ragionando sulla sfida che vede impegnati i due think tank del centrodestra.
Se, alla fine, questo percorso comune porterà a una ricomposizione tra Pdl e Fli o almeno con l’ala moderata dei finiani, non è una prospettiva scontata per quanto auspicabile, né può essere oggi la questione preminente. E del resto interessa poco perché i processi politici seguono strade autonome. Qui si tratta dell’iniziativa e del contributo di due Fondazioni culturali che hanno deciso di lavorare sulle idee per preservare, consolidare e ampliare il patrimonio culturale, identitario e politico del centrodestra. Al netto e fuori da tutti gli “ismi”.