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Pubblichiamo l’intervento di Francesco Valli, tenuto in occasione della Lettura Annuale 2012 della fondazione Magna Carta, che è stata caratterizzata dalla Lectio Magistralis di Fedele Confalonieri.

Vi ringrazio di essere qui, numerosi come sempre, per la nona edizione della “Lettura Annuale”. Oggi è un giorno speciale per la nostra fondazione, uno di quei momenti che servono a focalizzare i risultati ottenuti e a indicare le strategie e gli obiettivi futuri. Mi preme innanzitutto ringraziare quanti ogni giorno collaborano con passione alla vita della fondazione, di cui condivido sinceramente i valori e gli ideali. Quindi vorrei sottolineare le tante e importanti iniziative condotte da Magna Carta nel 2011.I nostri eventi annuali, i convegni e i seminari,  le pubblicazioni e le ricerche scientifiche. Un programma estremamente denso che provo a filtrare in quattro grandi scenari: la crisi del multiculturalismo, la discussione fra laici e cattolici, le alternative alla crisi economica, le prospettive politiche del centrodestra italiano. Magna Carta ha fornito risultati inoppugnabili sul fallimento del modello multiculturale. Prima con la Lettura Annuale affidata al leader olandese Geert Wilders, poi nel convegno organizzato con gli amici della fondazione spagnola FAES. La “European Convention on Liberal Democracy” è stato un evento prestigioso che ha legato la nostra fondazione alla londinese Henry Jackson Society, per esaminare le conseguenze dei ‘cambi di regime’ in Nord Africa, i grandi flussi migratori che si dirigono verso l’Europa. Queste esperienze ci hanno convinto che stiamo seguendo la strada giusta quando si parla di cittadinanza. Il secondo scenario riguarda lo spazio pubblico della religione. Il convegno dello scorso maggio su Leo Strauss ha ospitato gli studiosi del filosofo austriaco impegnati a sciogliere il dilemma del rapporto tra religione e liberalismo. Ricordo con orgoglio il manifesto politico-culturale elaborato in ottobre, alla fine degli “Incontri di Norcia”. Un documento che, permettetemi di dirlo, esprime con forza le nostre idee sulla presenza dei cattolici in politica. L’importanza di quei “valori non negoziabili” fondati sulla centralità della persona umana che abbiamo riaffermato nel recente convegno al Teatro Rossini di Roma.

Il terzo scenario è l’economia. Il Centro Studi della fondazione, coordinato da Raffaele Perna, si è impegnato nella ricerca di alternative alla crisi che ha travolto l’Europa. Mi hanno colpito le idee di quanti sostenengono che la crisi è figlia dell’interventismo statale e delle politiche monetarie che l’hanno prodotta e aggravata. Sappiamo che bisogna riformare il mercato del lavoro, ripensare il welfare, immaginare nuovi modelli di protezione e sicurezza sociale. Abbiamo sviluppato le nostre proposte con l’associazione “Amici di Marco Biagi” e con lo “European Ideas Network”, l’organismo che raggruppa fondazioni e think-tank europei. Ricorderete una delle nostre ultime pubblicazioni, “L’Italia non è un Paese per giovani”, una ricerca che ha rotto il tabù dell’articolo 18 mentre si dibatteva sulla riforma del mercato del lavoro.

Il quarto scenario riguarda il centrodestra italiano con la sua complessità, diversità di vedute, ricchezza di idee. Abbiamo affrontato temi spinosi come il bipolarismo, le riforme istituzionali, la riforma della giustizia, in tanti appuntamenti della fondazione: i “Dialoghi DiVini”, gli “Incontri del Melograno”, “I conti a destra”, un vivace ciclo di seminari con la fondazione FareFuturo. Gli scenari che vi ho descritto si riflettono anche nel metodo e nell’approccio scientifico della rivista Percorsi Costituzionali. Con i “Libretti Blu” abbiamo celebrato i valori della tradizionale nazionale nel 150ennale dell’Unità d’Italia, chiarendo che per noi l’idea di Patria non è mai stata messa in discussione.

Vi aspettiamo alla Summer School, la nostra scuola di alta formazione politica rivolta alle nuove generazioni, il prossimo appuntamento di settembre.

Tra poco cederò la parola al nostro ospite, Fedele Confalonieri. Sono lusingato che quest’anno sia lui a tenere la lectio magistralis di Magna Carta. Perché è una figura di assoluto rilievo nella vita economica e culturale del nostro Paese e un protagonista della stagione che ha visto nascere la televisione commerciale.

Ricordo con piacere e con un pizzico di nostalgia l’inizio degli anni Ottanta, quando neanche ventenne guardavo su Canale 5 le partite dell’NBA, con l’inconfondibile voce di Dan Peterson. Sembrava quasi che un pezzo di quell’America, che all’alba dell’era Reagan affermava il valore della libertà individuale, avesse deciso di bussare alle porte degli italiani. Di quella maggioranza silenziosa, schiacciata dalla coltre degli “Anni di piombo”, che desiderava riacquistare serenità nella propria vita quotidiana, anche grazie a una canzone, un film o un evento sportivo. All’orecchie dell’intellighenzia suonerà come una bestemmia, ma non è azzardato sostenere che la Rivoluzione televisiva alla quale abbiamo assistito in quel periodo abbia “svegliato l’Italia”, modernizzandola e promuovendo l’idea di libertà, che è poi il sale delle società occidentali. Quella stessa idea di libertà che, per altri versi e con altre modalità, è alla base della rivoluzione dei nostri giorni, quella di Internet. I nostri figli, ma anche noi del resto scarichiamo musica, guardiamo film in streaming, parliamo con i nostri amici su Facebook. La rivoluzione informatica ha trasformato la realtà in cui viviamo, com’era accaduto con la tv. Certo, il web può contenere dei “buchi neri”. Una mancanza di regole e di controlli, nuove contraddittorie questioni come quella sulla proprietà intellettuale, la faccia negativa della medaglia. Ma la Rete è uno strumento importante per la libertà, perché mette al centro i cittadini, ancor prima della classe politica che li rappresenta. Con le dovute differenze, l’avvento di Internet rappresenta una sfida per chi intende agire da protagonista nella sfera politica, allo stesso modo della nascita della televisione commerciale. Spesso si dice che la sinistra sia all’avanguardia nel web, ma proprio l’esperienza di Magna Carta dimostra che si può sfatare questo tabù: cinque anni fa l’Occidentale – il quotidiano della fondazione diretto da Giancarlo Loquenzi – rompeva quel monopolio, offrendo ai lettori del centrodestra un giornale capace di interpretare con spirito corrosivo la nostra società, la politica e i grandi fatti della realtà internazionale. Cito solo l’ultima campagna del giornale, “You Cut – idee per tagliare la spesa pubblica”, che ha anticipato la sollecitazione arrivata la settimana scorsa dal governo Monti, quando l’esecutivo ha chiesto agli italiani di dare suggerimenti sul sito della presidenza del consiglio per combattere il moloch della spesa improduttiva. L’anno che abbiamo davanti è importante per un altro motivo. C’è un nuovo nato nel network della fondazione: gli Occidentali, la “web community” di Magna Carta. Un progetto a cui teniamo molto e che vorrei spiegarvi meglio. Perché abbiamo deciso di creare una comunità virtuale? Perché ci interessa costruire relazioni tra le persone e perché questa costruzione di relazioni tocca da vicino la politica. Insieme a voi mettiamo in rete le “buone prassi”, l’Italia che funziona, le esperienze di governo che soddisfano i bisogni delle comunità e del territorio. Lo facciamo sul web, proprio là dove dilaga maggiormente l’onda dellantipolitica, con le sue spinte regressive e antimoderne. Vi invito a interagire con i nostri social network, a partecipare alla vita della nostra community. Lo chiedo agli amici delle associazioni federate con Magna Carta, ai volontari, a chi scrive sulle Edizioni Locali dell’Occidentale. Grazie per il vostro aiuto, è già un segno di libertà. Lascio quindi la parola al nostro relatore d’eccezione, Fedele Confalonieri.