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È paradossale dirlo, ma credo che VladimirPutin abbia ragione e che veramente l’idea liberale sia diventata “obsoleta”.

O, meglio, è diventata “obsoleta”quella che lui chiama “idea liberale”.

Cosa egli intenda con questa espressione non è difficile capirlo: nell’intervista sono disseminate numerose tracce che ci aiutano in questo senso. È facile capire che essa viene identificata con l’ideologia della globalizzazione, o meglio delle élite che ne sono state protagoniste o espressione.

Putin dice che queste “élite al potere si sono allontanate dal popolo”; hanno detto che tutto andava bene, mentre così non era; “se ne sono rimaste sedute nei loro accoglienti uffici”. In una parola: non hanno più visto la realtà. Ciò che non hanno visto, ad esempio, è la forza dissolvente del  il fenomeno migratorio, nei confronti del quale son mancate loro anche le categorie per affrontarlo. Il “non fare nulla” e l’affidarsi al multiculturalismo sono state le uniche risposte che le élite “liberali” erano in grado di dare e che hanno dato. Esse però non servivano ed entravano pure “in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione”. È in questo contesto che  il “liberalismo”, per Putin, è diventato “obsoleto”, o meglio insufficiente e da integrare con altre idee che  vanno ugualmente rispettate.

D’altro canto, esso non ha saputo difendere i valori tradizionali, “esagerando” sul terreno dei diritti.

Ovviamente, le idee che ha in testa Putin per il mondo nuovo non sono le stesse che ha un liberale, ad esempio in merito alla difesa della libertà di espressione o sulla positività del conflitto nella società.

Fatto sta però che è vero che l’ideologia che ha accompagnato la globalizzazione ha mostrato, negli ultimi anni, i suoi fallimenti pratici e anche le sue insufficienze teoriche. Essa ha effettivamente fatto il suo tempo. I movimenti e i leader “sovranisti”e“populisti, con la loro comparsa sulla scena del mondo, segnalano, in modo certo confuso e contraddittorio, un ritorno della storia e del conflitto, cioè della politica, nell’orizzonte spoliticizzato delle astrattezze economico-finanziarie e etico-giuridiche.

Che il liberalismo sia messo ora in grado di riconquistare il terreno perduto a cagione del predominio delle ideologie liberal e genericamente liberiste, cioè quell’orizzonte in cui può darsi una libertà concreta e non astratta, è tutto sommato una buona notizia.