Giovedì, 19 Dicembre 2019 12:08
“L’Aquila, 10 anni dopo… e oltre”: le 35 proposte della Fondazione Magna Carta
35 proposte concrete, su 4 asset strategici: strutture e servizi (urbanistica, patrimonio immobiliare, infrastrutture e trasporti), vettori dello sviluppo (commercio, turismo, impresa e ricerca), città solidale: fragilità e disabilità, identità e vocazione della città (comunicazione, formazione e sviluppo).
Le ha messe nero su bianco la Fondazione Magna Carta presieduta dal senatore Gaetano Quagliariello che, in occasione del decennale, ha presentato il dossier “L’Aquila, 10 anni dopo… e oltre”.
La fondazione ha coinvolto 13 esperti, scelti tra personalità eminenti e stimate del Paese: Bernardino Chiaia (prof. ordinario di Scienze della costruzioni al Politecnico di Torino), Alessandro De Angelis (giornalista, vice direttore Huffington Post), Adriano De Maio (già presidente del CNR e Rettore emerito del Politecnico di Milano e della LUISS Guido Carli), Giulio De Rita (sociologo e ricercatore del Censis), Sergio Dompé (presidente e ceo del gruppo biofarmaceutico Dompé), Alessandra Faggian (vice rettore del GSSI e vice presidente della Società italiana degli economisti), Stefano Flamini (medico chirurgo e presidente Magna Carta Abruzzo), Lelio Iapadre (professore di Economia applicata e prorettore delegato per lo sviluppo sostenibile dell’Università degli studi dell’Aquila), Francesco Karrer(architetto e urbanista, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici), Maria Francesca Merloni (Unesco Goodwill Ambassador for creative cities), Alberto Milotti (esperto in economia e politica dei trasporti), Ettore Mocchetti (architetto e designer d’interni, direttore delle riviste AD e CN Traveller) e Dario Verzulli (presidente dell’associazione ‘Autismo Abruzzo onlus’).
Profili di spessore, personalità dei diversi campi del sapere che hanno avuto tra le loro occupazioni, per circa un anno, quella di riflettere sul futuro dell’Aquila; per questo, sono venuti di persona in città, l’hanno visitata, hanno preso cognizione delle sue condizioni attuali, sono stati accompagnati dai tecnici a scoprirne le bellezze e le fragilità, hanno fatto maturare sensazioni e messo a fuoco idee al fine di arrivare a formulare, insieme, una proposta organica.
“Sono tante le analisi che abbiamo a disposizione sul passato prossimo dell’Aquila, sul suo presente e su ciò che nell’immediato bisognerebbe fare per chiudere quella fase denonimata ‘ricostruzione’ apertasi dieci anni fa con la fine dell’emergenza – ha spiegato Quagliariello – Francamente, non si avvertiva il bisogno di un ulteriore contributo. Con questo studio, si è inteso fare qualcosa di differente. Si è tenuto conto di quanto già prodotto ma l’orizzonte è stato spostato un po’ più avanti, a quando la ricostruzione sarà stata completata, l’ultima gru sarà stata smobilitata e la città non potrà più contare sui soldi che la mano pubblica ha indirizzato verso il cratere. Cosa ne sarà allora dell’Aquila?”.
E’ questa la domanda che sottende al lavoro, una domanda che è urgente iniziare a porsi ora, prima che sia troppo tardi e L’Aquila si ritrovi, all’improvviso, senza ancore di salvataggio, se è vero che l’economia della città, in questi dieci anni, è ruotata quasi del tutto intorno ai cantieri della ricostruzione.
La Fondazione ha coinvolto, dunque, il Comune dell’Aquila, le strutture di ricerca, formazione e solidaristiche della città, la Camera di Commercio e la Fondazione Carispaq (queste ultime due, insieme all’amministrazione cittadina, hanno anche contribuito economicamente alla realizzazione dell’iniziativa), mettendoli a confronti con gli ‘esperti’, alcuni dei quali aquilani, altri che hanno avuto in passato rapporti biografici o professionali con la città, altri ancora che invece l’hanno conosciuta per la prima volta.
Si sono incontrati in città per quattro volte, l’ultima delle quali in ‘conclave’ per esaminare e confrontare i diversi contributi, discuterli collettivamente e armonizzarli; dunque, si è arrivati alla pubblicazione dei paper di ciascun esperto con le proposte finali, presentate ufficialmente mercoledì 18 dicembre a Palazzo Pica Alfieri.
Ebbene, ciò che è emerso – prima di addentrarci nelle 35 proposte concrete – è che L’Aquila potrà esplicare le sue potenzialità solo quando il suo centro storico sarà divenuto completamente vivibile, consentendo a tutti quelli che sceglieranno di risiedervi o di aprirvi una attività di poterlo fare senza andare incontro a particolari disagi; può sembrare una ovvietà, è un dato di fatto. E questo nel breve periodo è un problema che condiziona non poco la vita della città e le scelte amministrative che s’impongono a chi la governa.
Il centro storico però, in prospettiva, è il vero valore aggiunto sul quale L’Aquila potrà contare. D’altra parte, la ricostruzione è anche la rivelazione di un patrimonio di bellezza prima del sisma intravisto, immaginato, ma mai colto fino in fondo.
Considerazioni ovvie che pongono problemi meno scontati: come evitare, ci si è chiesti, che alcuni elementi strutturali che hanno dato risposta alla prima emergenza possano portare più problemi che vantaggi? E come governare nell’immediato gli esiti di alcune scelte critiche compiute nel periodo della ricostruzione, sciogliendo progressivamente i nodi e impedendo che essi si ingarbuglino ulteriormente anziché risolversi positivamente col trascorrere del tempo? Come evitare, insomma, che le criticità contingenti dell’emergenza aquilana possano col tempo trasformarsi in dati di debolezza strutturale?
“L’Aquila – scrive nel libro il senatore Quagliariello – è stata ‘salvata’ dalla realizzazione del progetto Case e Map; ciò ha tuttavia determinato una superfetazione di strutture abitative, a fronte invece di una flessione demografica che potrebbe andare addirittura oltre le ultime stime ufficiali, giacché molti aquilani hanno sì mantenuto la residenza ma si sono trasferiti ormai stabilmente a vivere altrove. Per questo motivo, la città conta oggi – e conterà ancor di più quando la ricostruzione privata sarà ultimata – un numero di case assai superiore al suo fabbisogno e, come non bastasse, in misura consistente di proprietà del Comune”.
Questa realtà ha determinato una vera e propria ‘bolla edilizia’. “Nell’immediato, per molti privati possedere un bene edilizio in città rappresenta un peso economico piuttosto che una risorsa. E il patrimonio edilizio appesantisce anche, e non poco, le casse del Comune, rallentandone i progetti di utilizzo. Qualunque amministrazione comunale, di qualsiasi colore essa sia, ha infatti il problema di non dover danneggiare ulteriormente i privati che hanno resistito, che trarrebbero nocumento dall’immissione di altri beni di proprietà pubblica nel mercato già saturo della vendita e della locazione immobiliare”.
Imu e Tasi, però, non sono l’unica eredità pesante che chi amministrerà L’Aquila avrà ricevuto dai giorni dell’emergenza. “Il progetto Case ha creato – o accentuato, secondo quanto spiegato dall’architetto Karrer – una sorta di ‘policentrismo’ urbanistico. Sono nati veri e propri nuovi quartieri. La città si è allungata ulteriormente: un problema sociale perché la comunità si è notevolmente dispersa con la nuova conformazione urbana; un problema economico-amministrativo per l’aumento del costo dei servizi essenziali, dai trasporti fino alla raccolta dei rifiuti. Sono problemi che pesano come macigni sul futuro della città; su ciò che accadrà quando anche l’ultimo euro di finanziamento pubblico staziato per la ricostruzione sarà stato speso”.
Nel corso della riflessione che ha portato alla realizzazione del volume, aggiunge Quagliariello, “ci si è resi conto che il centro urbanistico dell’Aquila è anche il centro di gravità attorno al quale ruotano i tentativi di dare qualche risposta sulle incognite dell’avvenire. Non perché il centro storico debba o possa essere pensato con approccio esclusivo, ma perché tutte le problematiche e le strategie, sia quelle che investono la città, sia quelle che connettono L’Aquila al suo territorio o alle criticità condivise della dorsale appenninica, al dunque lì finiscono per confluire”.
In questo senso, il tema della ripresa e del rilancio del centro storico non può essere pensato in termini difensivi. “Sono necessarie scelte coraggiose e innovative, a volte rischiose in termini di consenso, che portino l’amministrazione pubblica a riutilizzare quanto prima, strategicamente, gli immobili dei quali è entrata in possesso, e che incoraggino i privati a considerare i loro beni aquilani un investimento sul futuro”.
E’ così che nasce il compendio finale in 35 proposte che, si augura Quagliariello, “potrebbero contribuire a far sì che questa scommessa si realizzi”.
STRUTTURE E SERVIZI: URBANISTICA, PATRIMONIO IMMOBILIARE, INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
1) Introduzione di un piano regolatore di stampo ‘manageriale’ votato alla rigenerazione urbana e non alla ricostruzione di nuovi edifici;
2) Intervento di ricostruzione degli edifici attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia – sensori e demotica – al fine di prevedere e prevenire con precisione eventuali problemi statici e di sicurezza;
3) Introduzione di servizi di micro TPL per il trasporto passeggeri (minibus o bus a chiamata);
4) Stabilire nodi di interscambio alle porte di Roma per velocizzare e rendere maggiormente efficiente il pendolarismo via autobus L’Aquila-Roma;
5) Recupero dei tratti ferroviari dismessi per utilizzarli a fini turistici.
I VETTORI DELLO SVILUPPO: COMMERCIO, TURISMO, IMPRESA E RICERCA
6) Fare dell’Aquila la capitale commerciale degli Appennini, mettendola in connessione diretta col resto d’Italia e con il mondo utilizzando le potenzialità delle piattaforme web a servizio delle specificità del territorio e delle produzioni di nicchia (sul modello di Best of the Apps);
7) Individuazione di mete d’eccezione, note e nascoste, che possano fare da attrattore;
8) Commissionare ad un ente specializzato una imponente campagna di comunicazione nazionale e internazionale;
9) Incremento e ripensamento dell’offerta ricettiva di alto livello;
10) Creazione marchio di prodotti ‘Made in L’Aquila’;
11) Creare un parco – museo scientifico e tecnologico del terremoto;
12) Sinergia tra sistema formativo e imprese per la formazione di figure professionali altamente specializzate: formare i tecnici e i manager del futuro;
13) Crescita e rafforzamento del network tra le imprese farmaceutiche del territorio nel settore dell’innovazione e della logistica;
14) Contaminazione tra settori hi-tech all’interno dell’ecosistema imprenditoriale secondo il modello della open innovation;
15) Creare una rete di collegamenti (ferroviari o su gomma) che renda più veloce il collegamento – sia passeggeri che merci – con i principali centri urbani italiani, facendo diventare L’Aquila un hub distributivo;
16) Urbanizzare le aree industriali pensandole come macro-aree e dando loro la possibilità di svilupparsi organicamente.
LA CITTA’ SOLIDALE. FRAGILITA’ E DISABILITA’
17) Ridefinizione dei modelli organizzativi del sistema sanitario “a misura di aree interne” attraverso il potenziamento di strutture territoriali, l’integrazione dei servizi di prevenzione ed erogazione delle cure primarie, lo sviluppo di infrastrutture intermedie (ospedali di comunità) a gestione infermieristica e l’integrazione assistenza medica con assistenza primaria;
18) Sviluppo di sistemi di monitoraggio, informativi e di telemedicina;
19) Valorizzazione della figura del care-giver;
20) Riconversione degli edifici pubblici per istituzione di centri residenziali e di servizi specializzati per famiglie con autismo o grave disabilità;
21) Attuare censimento della disabilità e delle famiglie con un disabile grave a carico;
22) Promuovere progetto ‘FormAutismo’ per l’avviamento al lavoro delle persone con autismo e fondare la prima impresa di comunità nell’area inutilizzata di Collemaggio;
23) Sviluppare strutture specializzate per il turismo sociale.
DALL’IDENTITA’ ALLA VOCAZIONE DELLA CITTA’: COMUNICAZIONE, FORMAZIONE E SVILUPPO
24) Pianificare una strategia di city branding per rendere L’Aquila riconoscibile a livello nazionale e internazionale;
25) Organizzare un appuntamento di riferimento annuale (es. L’Aquila incontra);
26) Organizzazione di un Festival internazionale delle serie tv;
27) Sviluppare interazione tra istituto tecnico biotecnologico e le aziende del territorio;
28) Razionalizzazione sistema e offerta universitaria regionale (o macroregionale);
29) Creazione di un sistema di valutazione e valorizzazione del merito tra gli insegnanti;
30) Mantenere e rafforzare le sezioni internazionali all’interno degli istituti scolastici;
31) Creazione di servizi a supporto delle famiglie per il personale dell’Università e dei centri di ricerca;
32) Istituzione e rafforzamento del progetto di Collegio di merito ‘Ferdinando d’Aragona’;
33) Costruire una rete di laboratori di ricerca che abbia l’obiettivo di trasferire i risultati al tessuto imprenditoriale, favorire la diffusione delle innovazioni e la competitività in settori ad alta potenzialità: agroalimentare, autoveicoli, ICT/spazio, moda/design, scienze della vita;
34) Realizzazione di un centro internazionale per la sicurezza alimentare;
35) Costituire un centro di analisi economica e servizi alle imprese in collaborazione con ITA (Italian Trade Agency) per affiancare le imprese aquilane e abruzzesi nel processo di internazionalizzazione.
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Il Centro, Giovedì 19 dicembre 2019
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L’evento della Fondazione Magna Carta
L’Aquila, il futuro è già qui!
Nel pomeriggio di mercoledì, ha avuto luogo a L’Aquila la presentazione del libro “L’Aquila, dieci anni dopo… e oltre”, realizzato grazie ad un progetto della Fondazione Magna Carta. Il volume ha avuto una gestazione lunga pressoché un anno: durante questo lasso di tempo, alcuni professionisti di vari campi (come urbanistica, ingegneria, sanità, mondo dell’università ecc.) hanno avuto occasione di incontrarsi diverse volte e maturare idee utili ad immaginare scenari percorribili per una città che, a dieci anni dal sisma che l’ha fortemente danneggiata, sta cercando di tornare definitivamente a vedere la luce. Ci si è concentrati dunque su cosa ne sarà dell’Aquila quando i finanziamenti pubblici per la ricostruzione non verranno più erogati, quando cioè il capoluogo abruzzese dovrà definitivamente percorrere con le proprie gambe il percorso verso un definitivo ritorno alla normalità. Gli ostacoli da superare, però, non paiono essere solamente di natura burocratica, ma si inseriscono in un contesto storico – economico dalla congiuntura negativa per territori come quello aquilano.
Infatti, alla classica frattura riguardante le occasioni lavorative e di sviluppo che intercorre tra Nord e Sud, si sta aggiungendo negli ultimi anni anche quella tra le aree interne appenniniche e quelle costiere: le prime appaiono destinate – anche a causa dei numerosi terremoti – ad un lento ma inesorabile spopolamento a vantaggio delle seconde, con la conseguente perdita di identità da parte di una fetta d’Italia che, da sempre, ha rappresentato il cuore pulsante del nostro Paese.
“E’ per questo – ha dichiarato durante l’evento di presentazione il senatore Gaetano Quagliariello – che abbiamo scelto di non guardare nello specchietto retrovisore, evitando di concentrarci esclusivamente su ciò che in questi dieci anni non ha funzionato nel processo di ricostruzione; ma abbiamo inteso rivolgere la nostra attenzione su quali potranno essere per questa città le occasioni da cogliere per far fronte ad un quadro generale che non appare essere dei migliori per realtà come quelle dell’Aquila”. La location che ha ospitato l’evento, vale a dire palazzo Pica Alfieri, rappresenta appieno questo spirito di rinascita visto che ha riaperto i battenti da pochi mesi, dopo che il terremoto del 6 aprile 2009 lo aveva pesantemente danneggiato e aveva costretto la proprietà a mettere in atto accurate e costose campagne di restauro.
All’evento, moderato dalla vicepresidente della Fondazione Magna Carta Monica Petrella, era presente anche il sindaco Pierluigi Biondi, che ha sottolineato come “questa pubblicazione sia strutturalmente diversa rispetto ad altre che nel corso di questi dieci anni hanno trattato del sisma perché non solo cerca di guardare con insistenza al futuro ma, cosa ancor più importante, non pretende in alcun modo di rappresentare “la” soluzione ai vari problemi che ancora attanagliano L’Aquila”. Semmai, ha aggiunto Biondi, “questo testo si propone di consegnare “una” delle possibili soluzioni. Ed è per questo che l’Amministrazione Comunale ha deciso di appoggiare questo progetto con grande slancio sin dal primo momento in cui è stato presentato alla nostra attenzione”.
Bernardino Chiaia (Professore Ordinario di Scienze delle Costruzioni del Politecnico di Torino), Alessandro De Angelis (Vicedirettore Huffington Post Italia), Adriano De Maio (già Presidente del CNR e Rettore emerito del Politecnico di Milano e della LUISS Guido Carli), Giulio De Rita (Sociologo e Ricercatore del CENSIS), Sergio Dompè (Presidente e CEO del Gruppo Biofarmaceutico Dompè), Alessandra Faggian (Vice Rettore del Gran Sasso Science Institute e Vicepresidente della Società Italiana degli Economisti), Stefano Flamini (Medico chirurgo e Presidente Magna Carta Abruzzo), Lelio Iapadre (Professore di Economia Applicata e Prorettore delegato per lo Sviluppo Sostenibile, Università dell’Aquila), Francesco Karrer (Architetto e Urbanista, già Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici), Maria Francesca Merloni (UNESCO Goodwill Ambassador for Creative Cities), Alberto Milotti (Esperto in Economia e Politica dei trasporti), Ettore Mocchetti (Architetto e designer d’interni. Direttore Responsabile delle AD e CN Traveller) e Dario Verzulli (Presidente dell’associazione “Autismo Abruzzo Onlus”). Ognuno di loro ha avuto la possibilità di rendere note le proprie idee su come far ripartire L’Aquila, mettendo così in evidenza quanto il capoluogo abruzzese possa essere centrale nel processo di ripresa di una vasta area centrale del Paese.
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