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Dopo Arezzo: Una cultura politica vera esige una dimensione organizzativa autonoma

FONDAZIONE MAGNA CARTA

Una cultura politica vera esige una dimensione organizzativa autonoma

di Giuseppe De Mita

Il senatore Quagliariello mi perdonerà se riformulerò le sue domande così: i “cambiamenti epocali” che egli ci segnala hanno messo in crisi solo l’area (a mio avviso impropriamente detta) “moderata” o hanno messo in crisi tutti?

La risposta mi pare stia tra le evidenze empiriche: i cambiamenti segnalati hanno messo in crisi tutti; e forse più di tutti proprio quelli che sono sembrati meglio sintonizzati con i tempi nuovi.

Non voglio eludere le domande, ma voglio fissare un punto: allo stato attuale non si vede (non solo in Italia) alcuna cultura politica in grado di equilibrare i termini di fondo della crisi politica e sociale. Certo alcuni movimenti hanno avuto successi momentanei, ma nessuno ha proposto soluzioni durature: populismi e leaderismi, nessuno ha retto all’urto della demagogia con la realtà.

Quindi, se anche quelli che sembravano aver capito il tempo nuovo sono in difficoltà, vuol dire che le risposte sono altrove e che occorre misurarsi con le ragioni più profonde della crisi politica.

Quale sarebbe allora, in estrema sintesi, la questione di fondo che agita le democrazie e ne determina l’irrequietezza sociale?

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Giuseppe De Mita - fondazione magna carta

La riflessione dell’avvocato e politico, Giuseppe De Mita, si inserisce nel dibattito che si sta sviluppando a seguito del seminario “A Cesare e a Dio”, svolto a Bucine (Arezzo) il 2 e il 3 dicembre, avviato dal Presidente della Fondazione Magna Carta, Gaetano Quagliariello. 

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Leggi l'intervento del Presidente Quagliariello
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