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Dopo Arezzo: La centralità della persona

FONDAZIONE MAGNA CARTA

La centralità della persona

di Maurizio Sacconi

Il dibatto aperto da Gaetano Quagliariello sulla rappresentanza politica dei liberali popolari di ispirazione cristiana deve innanzitutto muovere dalla definizione del pensiero di costoro. In quanto cristiani si presume siano conservatori dei principi fondamentali e modernizzatori dei modi con cui garantirne la effettività nel mondo che cambia. E a questo proposito, per un Cristiano che riconosce la centralità della persona in sé e nelle sue proiezioni relazionali, è altrettanto necessario il criterio della sussidiarietà per cui lo Stato deve essere essenziale e capacitatore della vitalità sociale. Su queste basi, la rappresentanza politica italiana ed europea si colloca nell’alveo dei conservatori e dei popolari che, nella prospettiva del rinnovo della Commissione, dovrebbero sviluppare una solida collaborazione. Insieme sono chiamati a rinnovare l’impianto europeo riconoscendone le radici greco-giudaico-cristiane e a rivedere tutto il pesante assetto regolatorio in termini tali da sviluppare quanto più le forme sussidiarie. 

Credo che i quesiti posti dal prof. Quagliariello, quesiti che si incentrano sulla riqualificazione della politica, o sulla sua “moderazione”, possano essere così sintetizzati. Il termine “moderato” è infatti usato da Quagliariello in un’accezione sapienziale, è sinonimo di razionale, prudenziale e tuttavia determinato, cioè lungimirante. Si contrappone al caos, segnalando l’illusione che maneggiare una gran quantità di dati sia sufficiente a dominarlo. Si contrappone al pressapochismo disancorato dalla realtà. Ma se questa mia è una interpretazione plausibile allora non si tratta semplicemente di disegnare un nuovo partito (l’ennesimo), o di dotare uno esistente di un obiettivo lungimirante e pervasivo (ad esempio riforme istituzionali cogenti) nella speranza di disperderne le pulsioni populiste o di “costituzionalizzarle”, ma di ricostruire un vivaio e sperare che le piante germoglino. “Vaste programme “direbbe qualcuno. Invece è il minimo. In altre parole un futuribile partito che faccia aggio sulla “moderazione” della politica ha bisogno di riqualificare le fondamenta, di affinare i propri strumenti cognitivi per essere in grado di affrontare senza illusioni o pregiudizi le circostanze storiche che hanno reso obsolete molte ricette politiche tradizionali ( sia a destra che a sinistra) e diventare capaci di rispondere alle sollecitazioni dell’attuale società guidandola, non solo ascoltandola passivamente. Solo così lo spaesamento indotto dalla morte di Cesare (cioè la metaforica morte di un modello politico in cui sia stata decapitata la essenziale funzione di leadership) potrà essere superato.

maurizio sacconi magna carta

La riflessione di Maurizio Sacconi si inserisce nel dibattito che si sta sviluppando a seguito del seminario “A Cesare e a Dio”, svolto a Bucine (Arezzo) il 2 e il 3 dicembre, avviato dal Presidente della Fondazione Magna Carta, Gaetano Quagliariello. 

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