Postdemocrazia è un termine già ampiamente elaborato dai primi anni Duemila. Indica quello “slittamento”, come lo definisce il presidente dell’Istituto Luigi Sturzo, Antonetti, verso forme inedite della democrazia liberale. Nelle quali Stato, partiti politici, elezioni e corpi intermedi, sembrano perdere peso e rilevanza rispetto alla modernità novecentesca. Leadership all’apparenza sempre più effimere e immediate. L’insorgenza del populismo. La ipersemplificazione dei meccanismi più articolati della democrazia. Una progressiva perdita di responsabilità e competenze della classe dirigente. Sono altri esempi di questo passaggio.
La postdemocrazia secondo Crouch
Antonetti cita il sociologo britannico Colin Crouch, il teorico della postdemocrazia, aprendo la presentazione del volume di Piero Craveri “Dalla democrazia ‘incompiuta’ alla ‘postdemocrazia’” (Il Mulino 2022). Un evento organizzato martedì da Fondazione Magna Carta con lo Sturzo a Roma. Nella versione di Crouch, il potere dello Stato nel regime postdemocratico si trasferisce verso istituzioni internazionali, enti transnazionali, altri attori non statali. Per Simona Colarizi, storica della Sapienza di Roma intervenuta alla presentazione, si tratta di una “grande transizione” che la docente cala nella storia nazionale.
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