Il tema della denatalità nel nostro Paese è di recente divenuto di grande attualità, ripreso dalla carta stampata come nei dibattiti televisivi. Le notizie, le statistiche e le opinioni si stanno rincorrendo ed enfatizzano un problema che, se non risolto entro breve, porterà a delle conseguenze drammatiche. A farne le spese già nel breve periodo saranno l’economia, il welfare e, più in generale, le generazioni future. Quello che concretamente nel lungo periodo, invece, è a rischio è un intero sistema Paese, che sta velocemente scivolando verso un impoverimento che non è solo economico, ma anche sociale, culturale e, in definitiva, umano.
Un po’ di dati
Secondo fonti Istat, dall’Unità d’Italia a oggi, il numero dei nati nel nostro Paese non è mai stato così basso – nemmeno in corrispondenza delle due guerre mondiali! Contestualmente al boom economico, infatti, dopo una leggera crescita si è registrato un progressivo calare delle nascite, a fronte di un numero dei morti in aumento costante. Due dati allarmanti, che ci mettono di fronte alla realtà di un Paese che sta scomparendo.
Sempre secondo dati Istat, il tasso di fecondità totale (TFT) delle donne italiane è di 1,25. Tale cifra sta a indicare il numero medio di figli per donna nel nostro Paese. Questo dato è doppiamente allarmante se si considera che comporterà anche un minor numero di donne in età fertile da qui al prossimo futuro.
La denatalità nel quadro europeo
Invertire la tendenza è possibile? Stando all’esperienza internazionale, i dati ci suggeriscono che sì, lo è. La media europea del numero dei figli per donna è in generale rialzo dal 2008 al 2021. L’Italia, in effetti, rappresenta uno dei pochissimi casi di trend negativo nel quadro europeo.
In Italia
Guardando invece al contesto interno, cioè alle 107 province italiane, emerge che il problema della denatalità affligge in modo particolare il Sud e le aree interne del Paese, mentre sembra mitigarsi al Nord. Infatti, la provincia autonoma di Bolzano rappresenta il dato più alto in quanto a numero di figli per donna, mentre quella di Cagliari le fa da controcanto, segnando la media più bassa.
Cosa occorre?
Occorrono progetti, idee, risorse e il coinvolgimento di chi è in grado di trasmettere il messaggio e avere un impatto reale sulla cultura del Paese – famiglie, imprese, il settore privato e sociale. Bisogna intervenire sui diversi e variegati contesti che costituiscono la realtà italiana.
È pertanto necessario e doveroso comprendere le cause profonde di questo fenomeno, attraverso un’indagine sul Paese reale. Per tale ragione, la Fondazione Magna Carta sta promuovendo il progetto di ricerca “Per una Primavera demografica” (clicca qui per scoprire i dettagli).
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