Riportiamo l’articolo pubblicato su Il secolo trentino a firma di Leonardo Accardi.
Nel periodo in cui tutti, giustamente, parlano di crisi climatica, c’è un’altra crisi che passa, ingiustamente, inosservata: la crisi demografica. Si tratta di un problema forse ancora più urgente. L’Italia è in pieno inverno demografico e non da oggi.
I primi segnali di una curva demografica che volgeva verso il basso risalgono addirittura alla metà degli anni Settanta. Esaurito il baby boom del periodo precedente, che aveva alimentato teorie antinataliste e le previsioni cupe sugli effetti devastanti della sovrappopolazione, è iniziata la sottostima dell’entità della questione demografica.
Sebbene il declino demografico sia un elemento comune a tutto l’Occidente e all’Europa, non c’è omogeneità nella gravità delle situazioni nazionali. L’Italia si trova in una posizione particolarmente negativa, la peggiore nell’Unione Europea. Il tasso di fertilità nel nostro Paese è di 1,24 figli per donna, il tasso di mantenimento della popolazione, invece, è 2,10. In Francia è 1,83, in Lettonia del 1,74 e in Svezia del 1,66. Sono solo tre esempi, ma dimostrano che qualcosa si può fare.
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