Il legame speciale tra Magna Carta e L’Aquila
di Gaetano Quagliariello
Oltre la sua sede nazionale di Roma, la Fondazione Magna Carta non ha sedi territoriali al di là di quella dell’Aquila. Non si tratta né di un caso né di una scelta dettata solo da contingenze particolari.
La Fondazione ha da tempo intrapreso una riflessione sugli squilibri territoriali del nostro Paese e sull’incidenza che essi esercitano sulla sua crescita. È una riflessione che, tra l’altro, impatta con la necessità di ripensare la cosiddetta “questione meridionale”; di considerare in modo differente le problematiche della dorsale appenninica; di connettere questi temi con quello delle aree interne. È una riflessione che attraversa la dimensione istituzionale, portandoci a domandare se l’attuale assetto risolva in modo soddisfacente la dinamica centro-periferia; l’aspetto urbanistico-sociale, ponendo il problema dell’insostenibile equilibrio tra aree troppo deserte e aree troppo popolate; quello ambientale, facendoci interrogare sul prezzo crescente che si paga per la mancata presenza dell’uomo sul territorio; quello economico, che evidenzia ogni giorno di più il “lucro cessante” connesso alla marginalizzazione di aree con grandi potenzialità non soltanto turistiche.
Su questa deriva si potrebbe continuare a lungo. Quel che, però, in particolare si vuol mettere in evidenza sono due circostanze tra esse connesse. La prima porta a sottolineare come questa riflessione abbia acquisito un’importanza ancora maggiore dopo la pandemia che, tra l’altro, ha rafforzato i dubbi sull’accettazione acritica di un modello di sviluppo “accentrato”, guidato da “offerte” imposte dall’alto dove le “domande” dei territori che hanno trovato poco spazio. La seconda è che L’Aquila, anche a causa della necessità di ricostruirsi dopo il sisma del 2009, va considerata un laboratorio nel quale è stato immaginato un modello di sviluppo alternativo centrato sulla valorizzazione delle città medie, sul loro collegamento con i borghi, sul recupero delle potenzialità di territori fin qui marginali utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla modernità.
Magna Carta intende fortemente sviluppare e potenziare questa linea di pensiero, che ha fin qui generato analisi ma anche concretissime proposte. Per questo L’Aquila avrà una sede più grande e più bella. Per questo ciò accade, simbolicamente, in occasione del ventennale della Fondazione: una scadenza che ci porta a fare i conti con quanto realizzato, ma, soprattutto, ci spinge a utilizzare quanto fatto per porre le premesse dei prossimi vent’anni di lavoro.
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