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Sostenibilità: serve un equilibrio tra ambiente e economia

11 febbraio 2024

Riportiamo di seguito l’editoriale del Presidente Gaetano Quagliariello pubblicato l’11 marzo 2024 su La Gazzetta del Mezzogiorno.

Sostenibilità: sì, ma non oltre la «rottura»

Ora che anche il Sanremo di Amadeus è passato agli atti e l’ultimo trattore è da tempo rientrato in rimessa, è giunto il momento di fare un bilancio sulla protesta degli agricoltori: la vicenda che nei giorni della rassegna canora, come un ciclone, ha investito la nostra quotidianità e con la medesima velocità è stato archiviata. Quella protesta – così teatrale da occupare l’immaginario ancor prima di città e palcoscenici -, ha evidenziato un problema che senza eccessiva enfasi può ritenersi “quasi epocale”. Per definirlo, potremmo ricorrere a un gioco di parole: i trattori, pronti a invadere strade e città, hanno messo in dubbio “la sostenibilità delle politiche di sostenibilità”.

Ricordiamo i fatti: gli agricoltori di mezz’Europa si sono ribellati ad obiettivi ritenuti per loro impossibili da conseguire e insufficientemente sostenuti da politiche pubbliche; hanno perciò chiamato in causa i governi nazionali e ancor più la Commissione Europea che quegli obiettivi aveva fissato. L’Europa a quel punto, investita da una protesta sovranazionale non preventivata, ha ceduto pressoché su tutta la linea. La retromarcia ha portato alla quiete dopo la tempesta ma il risultato è stato conseguito al costo di alcuni rischi che non dovrebbero essere né taciuti né sottovalutati.

Il primo è quello che possa essere gettato il bambino assieme all’acqua sporca. La gran parte degli obiettivi di sostenibilità stabiliti per la terra ed i prodotti agricoli, vanno infatti considerati sacrosanti. Non possono essere messi in disparte come se niente fosse, se non a costo di sacrificare il futuro del pianeta. Il secondo è che il cedimento verso gli agricoltori possa riproporsi per altri settori, alle prese con problematiche non meno complesse. Solo per fare un esempio: perché mai, al momento opportuno, non dovrebbero comportarsi allo stesso modo “quelli dell’automotive”, cui è stato assegnato l’onere di garantire entro il 2035 la sostituzione totale del motore a scoppio con quello elettrico? Infine, va considerato un motivo che vale in particolare per il Sud: il Mezzogiorno ha un’interesse specifico che l’Europa non fallisca, perché le politiche di sostenibilità rappresentano il fondamento di un modello di sviluppo di cui esso detiene molti elementi caratteristici.

Un motto di antica saggezza afferma che prevenire sia meglio di reprimere. E allora, dopo quanto accaduto con gli agricoltori, non sarebbe il caso che l’Europa applichi quel motto alle sue politiche? Non sarebbe auspicabile che provveda a revisionare i suoi obiettivi alla luce della realtà e dell’effettiva capacità di coordinare le politiche economiche degli stati nazionali, piuttosto che continuare a proporre “fughe francesi” destinate poi a generare delle “ritirate spagnole”?

Noi italiani potremmo indicare una strada. All’indomani del secondo dopoguerra, per sconfiggere un’inflazione fuori controllo e riaffermare i canoni del mercato, decidemmo di assumere una linea di economia liberista che poi, difronte alle difficoltà sociali e alle urgenze della ricostruzione, correggemmo attraverso l’intervento dello Stato, varando quella che viene comunemente definita “economia mista”. Luigi Einaudi, liberista ancor prima che liberale, era allora il principale responsabile del nostro indirizzo economico. Egli, in quelle temperie, coniò la teoria del “punto di rottura” secondo la quale i precetti dell’economia classica di mercato, di fronte a bisogni acclarati, si sarebbero potuti correggere attraverso l’intervento pubblico, senza però mai oltrepassare un limite al di là del quale si sarebbe stabilita una frattura insanabile.

La medesima ricetta andrebbe applicata oggi agli obiettivi dell’economia sostenibile. Essi devono essere confermati e perseguiti con determinazione. Non oltre, però, il punto di rottura. Fino a dove, cioè, essi restino compatibili con le regole del mercato e con l’effettiva capacità di coordinamento delle politiche economiche da parte dell’Europa. Solo così si potranno prevenire i fenomeni di rigetto e scongiurare che in futuro i trattori tornino ad essere impegnati per usi impropri. Persino in concomitanza con il prossimo Sanremo.