Editoriale del Presidente Quagliariello per Il Giornale – 24 luglio 2024
Inverno demografico. La solitudine dei “senza famiglia”
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Il 30% dei giovani del centro-nord afferma di non volere figli non solo per motivi economici, ma perché non ha una rete di parenti o una comunità.
Sempre di meno. L’inverno demografico rappresenta uno dei fenomeni che segnala in modo più evidente – e più allarmante – il lento declino europeo. Nel nostro Paese, in particolare, le nascite drasticamente calano e la popolazione invecchia in modo ineluttabile. Solo nel 2020 si è registrata una perdita di abitanti pari a una città grande come Firenze. In Italia il saldo naturale – ovvero la differenza tra nascite e decessi -, è entrato in «territorio negativo» dai primi anni Novanta, scalando un tragico picco durante la pandemia da Covid-19 e continuando a contrarsi nel 2023.
Questo scenario è conseguenza inevitabile della scarsa attenzione che la politica ha, per troppo tempo, dedicato alla natalità. Altri Paesi, infatti, pur investiti dai nostri stessi fenomeni epocali, non si trovano in una situazione così tanto critica perché lì non sono mancati interventi in favore della genitorialità e della famiglia.
La Fondazione Magna Carta su questo tema cruciale lavora da tempo. Nel 2022 ha pubblicato lo studio Tendenze demografiche. Fattori di crisi e azioni di riequilibrio, concentrandosi sulle conseguenze diffuse connesse con il calo delle nascite. Nell’ultimo anno e mezzo, invece, si è cercato di comprendere le cause profonde – sia di natura economica che antropologica -, che portano molti giovani italiani a rinviare o escludere la scelta di avere figli, individuando soluzioni efficaci per mitigare gli effetti più deleteri del problema. Attraverso indagini demoscopiche condotte tra giovani e professionisti (insegnanti, medici e psichiatri), sono stati raccolti dati preziosi e per certi versi sorprendenti sulle dinamiche in atto.
Il 30% dei giovani del centro-nord afferma di non volere figli non solo per motivazioni di tipo economico e occupazionale, ma anche perché teme di doverli crescere in un contesto caratterizzato dalla mancanza di adeguate reti di supporto familiare e di assistenza. Quando manca la conciliazione tra esigenze lavorative, personali e familiari, si rischia di ampliare ulteriormente il fertility gap, cioè il divario tra il desiderio e la scelta di metterli al mondo: il 23% degli under 28 rimanda la scelta genitoriale, mentre il 55% degli intervistati ha un solo figlio e afferma che non intende averne altri. Le limitazioni alla carriera e il timore di un restringimento del tempo personale sono altre due motivazioni per cui si sceglie di avere soltanto un figlio; la percezione dei sacrifici finanziari e professionali legati alla genitorialità spinge verso una società di figli unici. Ma il dato più preoccupante è che circa il 20% del campione dichiara, a prescindere da ogni altra considerazione, che un figlio «non s’ha da fare».
I dati evidenziano, dunque, alla base del fenomeno, un intreccio tra cause economiche e culturali. Ed è proprio partendo da questa evidenza che negli ultimi dodici mesi Magna Carta ha messo a fuoco una linea di azione per stimolare la natalità attraverso una cultura aziendale innovativa e orientata al benessere dei dipendenti: un modo per favorire quella “Primavera demografica” che dà il titolo alla ricerca presentata nei giorni scorsi a Roma. Le buone pratiche di welfare adottate dalle imprese che hanno partecipato all’indagine – un gruppo rappresentativo di oltre 30.000 dipendenti -, dimostrano che non solo è auspicabile ma è realmente possibile creare ambienti di lavoro più favorevoli alle famiglie. Si tratta di aziende come JOINTLY che hanno reso strutturali il modello dello smart working, coltivando una filosofia basata sull’ascolto attivo dei dipendenti. WellMakers by BNP Paribas, invece, si è concentrata sull’offerta di servizi legati al benessere dei genitori attraverso un’innovativa piattaforma digitale. Engineering ha puntato sull’utilizzo dei fondi interni di solidarietà per sostenere le madri che lavorano. Mentre Prysmian, con «Missione genitori», accompagna i dipendenti in tutte le fasi della crescita dei figli.
Le aziende valutano positivamente misure come lo smart working, il part-time e altre forme di flessibilità degli orari di lavoro, insieme a iniziative come il baby-sitting, i campi estivi per i figli dei dipendenti, le misure per tutelare la salute delle madri o garantire l’istruzione dei giovani. Scelgono di intervenire autonomamente per rafforzare le politiche pubbliche a tutela dei genitori che lavorano. Lo fanno per la loro convenienza, oltre che per un impegno civico. Si rendono sempre più conto delle conseguenze deleterie che potrebbero ricadere su di esse qualora il fenomeno non venga governato. Parafrasando una felice formula che Papa Francesco per la guerra di questo millennio, stiamo assistendo ad una vera e propria «crisi sociale a pezzi». Fenomeni quali il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione, lo spopolamento di zone sempre più ampie di territorio, la contrazione della forza lavoro, le trasformazioni tecnologiche non possono essere trattati come segmenti autonomi. Essi vanno compresi nelle loro interazioni e, se si vorranno evitare pesanti conseguenze sulla tenuta del sistema previdenziale e di welfare, devono essere governati attraverso la creazione di partenariati virtuosi tra pubblico e privato che coinvolgano imprese e istituzioni.
Le proposte concrete, in tal senso, non mancano. Magna Carta ne ha già presentate alcune al Governo: estendere le esperienze degli asili nido diffusi, modello collaborativo nato dall’integrazione tra famiglie, aziende e sistema di assistenza all’infanzia; fornire un voucher per il baby-sitting ai dipendenti; stabilizzare gli aumenti degli indennizzi per i congedi parentali, accompagnandoli a meccanismi di decontribuzione e all’estensione del credito d’imposta alle aziende che investono in misure per la natalità e la conciliazione tra lavoro e famiglia. «L’Osservatorio sulla Crisi Demografica», appena istituito dalla fondazione, può rivelarsi in tal senso uno strumento utile.
Ogni anno pubblicherà un rapporto aggiornato sul tema e avrà il compito di monitorare costantemente la situazione demografica del Paese, analizzando i dati e proponendo interventi mirati per affrontare le problematiche legate alla denatalità. L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’importanza di una politica lungimirante, per garantire all’Italia un futuro realmente sostenibile.
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