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Cultura, territorio e formazione civile. Ruolo e programmi di Magna Carta

Luglio 2024

Intervista del Presidente Quagliariello a cura di Sergio Venditti, Tempo Presente, aprile-giugno 2024 

Cultura, territorio e formazione civile. Ruolo e programmi di Magna Carta

Una conversazione tra Sergio Venditti e Gaetano Quagliariello 

Presidente, la Fondazione Magna Carta si è conquistata sul campo un ruolo di primo piano, tra le fondazioni culturali italiane. Vista la sua grande esperienza politico-istituzionale, come valuta l’attuale situazione di tali soggetti vitali nel rapporto con i poteri, non solo centrali, ma soprattutto territoriali del Paese?

Quello delle fondazioni politiche è un ruolo in divenire. Se ben interpretato, potrebbe rivelarsi di cruciale importanza per la nostra democrazia. La politica è cambiata. Da tempo non esiste più la figura del politico-umanista, che pensa e prova a trasferire nella realtà il frutto del suo pensiero politico. Questa figura è tramontata per via dei cambiamenti intervenuti nella classe dirigente, ma anche perché sono radicalmente cambiati i tempi della politica. Oggi non c’è più un tempo per la sedimentazione del pensiero politico. Circostanza che implica il rattrappirsi dei margini di riflessione per chi la politica la fa in prima persona e una corrispondente mancanza di elaborazione del giudizio da parte del cittadino-elettore. Tutto è diventato più immediato, quasi istantaneo. Anche da qui deriva la crisi del partito politico nella sua versione classica. Gli incunaboli di tale processo, d’altra parte, vengono già scorti da Ignazio Silone in Uscita di sicurezza. In questo contesto, le fondazioni politiche possono essere quei luoghi nei quali vengono preservati il pensiero e la competenza. È un bene che siano politicamente orientate e che il loro orientamento sia palese ma non debbano trasformarsi in “centri studi” di parte. La loro sfida quotidiana dev’essere quella di cercare modalità e canali affinché le idee e i progetti da esse elaborate possano trasferirsi nei diversi contesti dove si svolge il conflitto politico e lì affermarsi. Il fatto che le fondazioni si radichino sul territorio, poi, dà al loro lavoro ancora più concretezza: evita il rischio di cadere nell’ideologismo astratto e porta a considerare le specificità di un Paese che – per storia e tradizione – non può essere considerato in maniera uniforme.

In tal senso, in una Regione che Lei conosce bene, come l’Abruzzo, dove è stato eletto più volte parlamentare, la Fondazione Magna Carta, ha rafforzato il suo ruolo primario. Questo non solo a L’Aquila, dove ha aperto una sede, ma ora anche a Pescina, nella Marsica, con il varo della XVIII edizione del Corso di Alta Formazione Politica 2024?

Una volta l’Abruzzo era chiamato “Primo Sud”, non solo per ragioni geografiche ma anche perché era considerato la locomotiva dello sviluppo meridionale. Negli ultimi tempi ha riacquistato, almeno in parte, questo ruolo. Credo, però, che oggi l’importanza dell’Abruzzo in ambito nazionale e, in particolare, nel contesto del Mezzogiorno, lo si possa collegare a una ragione più specifica. Tra tutte le regioni italiane è quella che può considerarsi più “duale”. In Abruzzo nel giro di pochi chilometri si passa dalla montagna estrema alla costa. L’Abruzzo sembra il risultato della giustapposizione di due regioni, diverse per caratteristiche fisiche e morfologiche. Questo rilievo, d’altro canto, trova ampi riscontri storici. Proprio per la dualità che interpreta al massimo grado, l’Abruzzo sta divenendo, in ambito nazionale, uno dei problemi più seri e impellenti: una vera emergenza nazionale. Stiamo osservando una realtà per la quale il fenomeno dello spopolamento delle aree interne è sempre più marcato, mentre, in parallelo, si sta verificando la sovrappopolazione delle aree urbane, soprattutto di quelle situate nelle zone costiere. La dinamica descrive un paradosso. Viviamo, infatti, in un tempo nel quale la qualità della vita è considerata uno dei massimi valori di riferimento. Assistiamo, però, a un fenomeno che vede ampi strati di popolazione abbandonare luoghi dove potenzialmente se si potrebbe vivere bene per andare a sovraffollare luoghi dove la qualità della vita è scadente e dove ulteriori arrivi creeranno problemi ancora più grandi. D’altro canto, nessuna persona di buon senso può ritenere fisiologico che il territorio di una nazione sia in parte sovrappopolato e in parte abbandonato. Ciò rappresenta un danno anche per ragioni inerenti la difesa dell’ambiente, che trova nel presidio dell’uomo una condizione certamente non sufficiente ma necessaria. L’Abruzzo, proprio perché presenta distanze così ravvicinate tra le due dimensioni, può divenire un laboratorio di sperimentazione a livello nazionale: un luogo dove si mettono in atto quelle politiche in grado di trasformare un problema in un’opportunità.

Questa importante collaborazione avviene nella “Città di Silone e Mazzarino”, ora anche Parco Letterario, con due Centri Studi, dedicati a illustri personaggi, con i suoi relativi Premi Internazionali. Per questo la rivista «Tempo Presente», fondata proprio da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte nel dopoguerra, si può considerare un esempio di confronto, che nasce nel Mezzogiorno, per parlare all’intero Paese, su democrazia, libertà e diritti universali, specie delle periferie e delle aree interne più abbandonate?

Pescina è un borgo veramente particolare, perché è difficile trovare un altro centro medio-piccolo che abbia dato i natali a due personalità così illustri e stimolanti. Anche grazie alla cura avuta dei luoghi legati ai suoi uomini illustri, è una realtà che si presta a ospitare splendidamente esperienze di formazione. Innanzitutto, perché vi è una bella comunità umana con la quale si interagisce facilmente. Poi perché il paese ha delle strutture culturali eccezionali per le sue dimensioni ridotte, dove si respira un sapere antico e dove chi deve studiare si sente naturalmente a proprio agio. Portare a Pescina esperienze di formazione, inoltre, è anche un modo indiretto per dare centralità alla figura di Ignazio Silone. Questo intellettuale così originale mantiene tutt’oggi una sua peculiarità. I suoi romanzi e i suoi scritti ci parlano di un mondo antico che apparentemente non c’è più ma che continua a parlare al nostro presente. Le sue riflessioni sulla modernità e sulla laicizzazione del pensiero cristiano, infatti, a me pare che siano attuali e anche incredibilmente “trasversali”: in grado di andare ben oltre l’ambito politico-ideologico nelle quali esse sono state generate.

La XXVII Edizione del Premio Internazionale Ignazio Silone coincide quest’anno con una fase felice della Città di Pescina, già finalista a Capitale della Cultura 2025, che lo sarà l’anno prossimo per l’Abruzzo, con L’Aquila designata per l’Italia nel 2026. Una sinergia pressoché unica e preziosa per una piccola Regione; a suo parere, come si può consolidare questa prospettiva unica di sviluppo, indicativa almeno di tutte le sue Aree Interne?

Il patrimonio culturale dell’Aquila e di Pescina non può esser messo in discussione. Mi auguro che la combinazione di Pescina “Capitale della Cultura abruzzese” e de L’Aquila “Capitale della Cultura italiana” possa accendere i riflettori sulle aree interne e sul necessario collegamento tra città medie e paesi limitrofi: un legame che va declinato in senso umano, culturale ma soprattutto amministrativo. Per L’Aquila, in particolare, quel riconoscimento può rappresentare uno snodo della sua storia: si chiude la fase dell’“eccezionalità” legata al terremoto e alla ricostruzione e si apre una fase di vita più ordinaria, paradossalmente, forse, ancora più difficile, nella quale mettere a frutto il patrimonio materiale e morale accumulato in questi 15 anni. Pescina, d’altro canto, proprio per la sua storia, queste dinamiche le conosce assai bene. Per questo, penso che il riconoscimento che le due città hanno ricevuto sia stato dovuto, persino tardivo. Ora bisogna fare di tutto affinché non venga sprecato e, in tal senso, creare delle sinergie tra le iniziative che saranno realizzate nei due centri potrebbe risultare molto significativo.

(Tratto da Siloniana. Marsica: Fede, lotta e libertà, in Tempo Presente, Supplemento al n. 520-522, aprile-giugno 2024, anno 45esimo Nuova serie, Speciale Pescina Abruzzo)