Intervista al Presidente Quagliariello di HuffPost – 26 agosto
Gaetano Quagliariello: “Impossibile per Forza Italia mollare Lega e FdI. Ma se crolla tutto Tajani ha futuro, Salvini no”
di Federica Fantozzi
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L’ex senatore, presidente della Fondazione Magna Carta, a Huffpost: “La sfida di Tajani è federare tutte le sfumature del liberalismo, da quelle conservatrici a quelle progressiste. Sullo ius scholae la proposta è ben calibrata. Se Meloni non lo segue è perché si pone il problema di non scoprirsi troppo a destra. Dipenderà molto da cosa accadrà nella Lega, che sta cambiando pelle”
Professor Gaetano Quagliariello, su Huffpost Elio Vito ha esortato Forza Italia a rompere con questo centrodestra lontano dai suoi valori, Mattia Feltri ha sottolineato che in quel caso si dissiperebbe l’eredità berlusconiana di una coalizione alternativa al centrosinistra. Chi ha ragione?
Sono d’accordo con Feltri, e non per ragioni nostalgiche – a mio avviso c’è stato un Silvio Berlusconi fino al 2013 e uno dopo – bensì per realismo. La politica non è gestire l’esistente, ma inventarsi il possibile, non però l’impossibile. E la proposta di mollare Lega e FdI implica volere l’impossibile, soprattutto in questo momento storico. In Italia il bipolarismo che era saltato nel 2013 per l’epifania di M5S si è in qualche modo ricomposto e addirittura confermato alle Europee, che pure sono proporzionali.
Il duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein è l’elemento che decide lo schema complessivo?
FdI e Pd sono oggi i due partiti pivot, senza concorrenti nelle rispettive aree: da una parte è finita la competizione a sinistra con i grillini, dall’altra si è suicidato il centro autonomo. Questo comporta due conseguenze. La prima: ora che la forza egemone è il Pd nascerà presto un centro nella coalizione di centrosinistra. Prima sarebbe stato troppo distante dai Cinquestelle, mentre il partito di Schlein rimane una forza plurale con dentro Franceschini, Bonaccini, Guerini.
La seconda conseguenza del bipolarismo restaurato?
Il vero ruolo di Forza Italia sarà essere in grado di competere per questo spazio e di portarlo in dote al centrodestra. Non far fallire l’assetto attuale ma essere performanti al suo interno. Rendere meno rilevanti le forze estreme senza criminalizzarle o isolarle. Anche perché in questa contingenza storica non coinvolgere le ali estreme rischia di renderle dominanti, come accade in Francia dove Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen potrebbero essere i prossimi sfidanti per l’Eliseo.
Antonio Tajani si è mosso su temi concreti: ius scholae e sovraffollamento delle carceri. È stato apprezzato dalla platea cattolica di Rimini, oggi è al raduno scout dell’Agesci. Ma a un certo punto le proposte o si rimandano alle calende greche o si votano. Sarà vera gloria o una bolla di sapone estiva?
Diamo a Tajani quel che è di Tajani. Nessuno credeva che Forza Italia potesse avere vitalità dopo la morte del fondatore. Il risultato del 10% non era scontato. Ora il segretario dovrebbe applicare il suo movimentismo dentro il partito: trasformarlo nella casa di tutti i moderati e liberali. Inventarsi un modello diverso da quello carismatico di Berlusconi e federare tutte le sfumature del liberalismo, da quelle conservatrici a quelle progressiste. È questa la sfida.
E sullo ius scholae?
Avanti con giudizio. Terrei nel giusto conto le minacce della Lega di far cadere il governo, sapendo che se accadesse Forza Italia può trovare un nuovo spazio mentre Matteo Salvini finirebbe fuori da tutti i giochi. Quindi Forza Italia non deve provocare ma nemmeno subire. A me la proposta azzurra sembra ben calibrata, non prevede lo ius soli bensì il riconoscimento della cittadinanza dopo due cicli scolastici e sulla base della richiesta. È importante che questo diritto maturi quando il ragazzo si sente già italiano. D’altra parte l’Italia non ha molte altre chance di sopravvivere come Paese…
Lei porta avanti da tempo una battaglia per il sostegno alla natalità e la sua Fondazione Magna Carta ha pubblicato ricerche sul decremento demografico. Il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha avvisato che per la sostenibilità delle pensioni servono più immigrati regolari. Mentre il ministro Giancarlo Giorgetti ha ammonito: con questi numeri nessun sistema previdenziale può tenere. Lo ius scholae serve a noi più che a loro?
Noi siamo già in difficoltà con l’attuale integrazione degli italiani di seconda generazione. È evidente che dobbiamo fare di più e sono favorevole alla proposta forzista. Ma con i caveat espressi da Ernesto Galli Della Loggia. Oggi l’immigrazione non è più lineare ma circolare: si cambia Paese anche tre o quattro volte, e credo che le cittadinanze non si debbano poter cumulare.
Galli Della Loggia crede anche che a Fratelli d’Italia lo ius scholae non ripugni. Per ora il partito si è limitato a dire che il tema non è nel programma e ci sono altre urgenze. Di ritorno dalle vacanze Giorgia Meloni si schiererà con Tajani o con Salvini?
La premier si pone il problema di non scoprirsi troppo a destra. In parte per non entrare in collisione con equilibri globali, ma questo aspetto sarà più chiaro dopo le elezioni americane. Ma bisogna prendere atto che Meloni ha deciso di non fare un nuovo “predellino” e di cambiare piuttosto step by step il suo partito dove rimangono una fortissima nostalgia del passato e sacche di estrema destra. Insomma, vuole cambiare la famiglia senza divorziare ma con il tempo. Quindi, dovrà mediare in cerca di una via d’uscita. Non mi aspetto che scelga Tajani rispetto a Salvini – pur essendo secondo me più vicina alle idee del primo che del secondo – ma che vada in quella direzione dove ha un credito da spendere.
Un credito? Le ultime vicende in Europa non hanno rappresentato un’inversione di rotta?
Parlerei di segnali, non di inversione di rotta. Avrei votato per Ursula von Der Leyen, ma è stato un tornante di una storia che presenterà curve assai più decisive. Da liberale-atlantista non aderirei mai a FdI, ma non dimentico la posizione a favore dell’Ucraina che Meloni ha assunto in un momento non semplice quando le pulsioni filo-putiniane nella sua coalizione erano ben più forti di adesso. E non scordo che non ha mai avuto dubbi sull’esistenza di Israele. Sono due capisaldi politici che contano più degli scivoloni dei suoi seguaci. Adesso vedremo la posizione di Palazzo Chigi rispetto alla campagna elettorale negli Usa, spero che sarà almeno di equidistanza. Ma le partite in Russia e Medio Oriente sono quelle decisive per le sorti del mondo e lì si vedrà la tenuta liberale-atlantista del nostro governo.
Tornando allo ius scholae, la proposta forzista anticiperebbe la cittadinanza dai 18 ai 16 anni. Più simbolica che rivoluzionaria. Salvini, se isolato, potrebbe cedere?
Vero, si tratta di un compromesso non stravolgente. Ma dipende molto da cosa accadrà nella Lega che sta cambiando pelle. Era un partito costituito su una frattura geografica, fra Nord e Sud, che aveva costruito una notevole classe dirigente sul territorio, con molti amministratori locali diventanti sinonimo di buon governo. Restano gli epigoni: Luca Zaia ne è l’incarnazione, Massimiliano Fedriga è stato votato miglior governatore secondo il Sole 24 Ore. Adesso però Salvini punta su un partito nazionale, e per certi versi nazionalista, di destra. Al punto che Umberto Bossi ha preferito votare per un candidato di Forza Italia. Vedremo dunque se Salvini vorrà tenere dentro quel pezzo di Lega originaria o accelerare sul nuovo progetto. Nel primo caso una soluzione potrebbe trovarsi, nel secondo il leader si arroccherà su una posizione fondamentalmente anti-storica.
Vannacci è una meteora o l’evoluzione della destra italiana?
Vannacci sta in piedi finché resta in campo l’ipotesi politica di un partito russo in Italia. Se questa prospettiva si sgonfia, la parabola del generale si smonterà.
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