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Il tema della flat-tax è sempre stato molto a cuore alla fondazione Magna Carta.

Nel 2011, infatti, abbiamo pubblicato “Una flat-tax per l’Italia: per un nuovo rinascimento fiscale”a cura di Emanuele Canegrati, economista e membro del nostro Comitato scientifico.

 

Introduzione alla flat tax

 

La flat tax, o tassa ad aliquota costante, sta vivendo un nuovo momento di splendore, grazie al fatto di essere diventata una proposta di riforma fiscale sostenuta dalle varie anime del centrodestra. Per anni questo tipo di tassazione era stata completamente abbandonata, perché si riteneva fosse una tassa iniqua e poco progressiva. E’ però il professor Kurt Leube, della Stanford University e Liechtenstein Academy, in un saggio sulla storia della progressività fiscale, a dimostrare come, in realtà, storicamente la flat tax abbia rappresentato il solo ed unico metodo di tassazione per molti secoli. Soltanto con l’avvento del socialismo cattedratico tedesco, e i contributi di Karl Marx, la società tese la mano alla visione progressiva dell’imposta, che trova la sua ragion d’essere più su questioni di ordine morale, di contrasto alla ricchezza della “odiata classe borghese”, nelle parole stesse di Marx, che non in una vera e propria giustificazione scientifica. La moralizzazione della tassazione, quindi, e non motivi di efficienza o semplicità, hanno portato anche la Costituzione italiana a sposare il principio di progressività fiscale, scelta che fu dettata dalla vittoria ottenuta dalla componente più comunista della costituente. Furono poi i professori Robert Hall e Alvin Rabushka della Stanford University a spiegare tutti i vantaggi della flat tax: semplicità, abbattimento dei costi per l’amministrazione fiscale, minimizzazione delle distorsioni create da errati incentivi utilizzati nei sistemi progressivi, come deduzioni e detrazioni d’imposta e riduzione dell’evasione fiscale a causa del miglioramento del rapporto di fiducia tra Stato e cittadino. Un sistema a tassazione proporzionale ha quindi i seguenti vantaggi: semplicità, economicità, efficienza, tendenza a creare incentivi virtuosi per l’economia.

 

In Italia, la flat tax venne proposta dal primo governo Berlusconi nel 1994, mediante un contributo del professor Antonio Martino, allievo di quel Milton Friedman che l’aveva proposta per gli Stati Uniti, con un’aliquota del 33% (più una no-tax area i contribuenti più poveri) al posto dell’IRPEF progressiva.

 

Nel 2005 il Partito Radicale guidato da Marco Pannella propose una flat tax con aliquota al 20%. Nel 2008, La Destra – Fiamma Tricolore, guidata da Daniela Santanchè, propose anch’essa di introdurre una flat tax sul reddito con aliquota al 20%, comune a persone fisiche e giuridiche. Data la disastrata situazione della finanza pubblica, si diede la precedenza alla riduzione dell’IRES dal 27,5% al 20%.

 

Nel 2011 Armando Siri, presidente del Partito Italia Nuova, propose una aliquota unica al 15%; nel 2014 Siri invitò in Italia il prof. Alvin Rabushka organizzando una conferenza pubblica che riscosse un discreto impatto mediatico. Pochi mesi dopo, la rivista Panorama pubblicò un articolo sul prof. Rabushka e sulla flat-tax, dedicando all’argomento addirittura la copertina del numero di agosto.

 

Nel 2012 la fondazione Magna pubblicò un libro dell’economista Emanuele Canegrati, “Una flat-tax per l’Italia”, con prefazione del prof. Rabushka, che spiega i vantaggi della sua applicazione all’economia italiana, e con il contributo critico del prof. Kurt Leube. La proposta avanzata nel volume prevedeva l’introduzione di una tassa proporzionale al 23%, da effettuarsi a gettito invariato, che poteva scendere fin sotto la soglia del 20% nel caso di un forte recupero di evasione fiscale, prodotto proprio grazie agli effetti positivi della tassa, e con una detrazione elevata garantita a tutti gli individui e che aumenta all’aumentare del numero di persone a carico, fino a raggiungere, per famiglie con oltre 4 figli, il livello di 21.000 Euro. L’esistenza di una unica detrazione garantiva la progressività continua del sistema fiscale lungo tutto lo spettro dei redditi, in pieno rispetto dell’art. 53 della Costituzione.

 

Nel 2015 il Gruppo Forza Italia della Camera dei Deputati coordinato da Renato Brunetta rifece i calcoli utilizzando la stessa metodologia di calcolo con dati relativi alla dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2012 e una ipotesi di emersione dell’evasione pari al 15%. L’aliquota d’equilibrio risultò essere pari a 22,8%.

 

Un ulteriore studio dell’applicabilità della flat tax al caso italiano fu effettuato, questa volta utilizzando la metodologia di calcolo macroeconomico giù usata dai professori Hall e Rabushka, dai professori Emanuele Canegrati e Kurt Leube. Si calcolò che, con una deduzione personale di 3,000 euro, l’aliquota di equilibrio per redditi di persone fisiche e giuridiche fosse pari a 21,9%. Lo studio fu pubblicato sul secondo numero dell’anno 2012 della Rivista di Diritto Tributario Internazionale dell’Università La Sapienza.

 

Dall’autunno 2014 Matteo Salvini, Segretario Federale della Lega Nord, si è più volte espresso a favore della flat tax fino a sostenere ufficialmente la riforma con aliquota al 15%. Insieme al presidente di “Italia Nuova”, Salvini tenne un convegno sul tema il 13 dicembre 2014 a Milano, con la partecipazione del prof. Rabushka.

 

Nel giugno 2015 la Fondazione della Libertà per il Bene Comune rilanciò e approfondì il tema organizzando a Napoli una giornata di studio e di dibattito alla presenza di rappresentanti delle istituzioni parlamentari, dell’accademia, delle categorie produttive e degli ordini professionali.

 

Nel giugno 2017 il gruppo “Federazione della Libertà – Idea” ha presentato in Senato un disegno di legge intitolato “Nuovo patto fiscale. Introduzione dell’aliquota unica al 20 per cento sui redditi delle persone fisiche e ampliamento della no tax area con modulazione basata sui carichi di famiglia” a firma dei senatori Quagliariello, Aracri, Augello, Bilardi, Bonfrisco, Compagna, Davico, Di Giacomo, Fucksia, Giovanardi.

 

Sempre nel giugno2017 l’Istituto Bruno Leoni di Torino, attraverso un articolo di Nicola Rossi pubblicato su Il Sole 24 Ore, propone una flat tax con aliquota al 25% per tutti.

 

Molti paesi, soprattutto dell’Est europeo (ad esempio la Lituania e l’Estonia), oltre allo straordinario esempio di Hong Kong, hanno scelto l’adozione della flat tax, facendo registrare dei tassi di crescita del Pil superiori alla media. A dimostrazione del fatto che questo tipo di tassazione non è una utopia ma una soluzione che funziona.

 

Concludiamo con un inciso sempre tratto dal saggio del prof. Kurt Leube pubblicato sull’edizione italiana del libro “Flat Tax” pubblicato dall’European Centre for Austrian Economic Foundation: “L’idea popolare di ricorrere al potere coercitivo degli esecutivi per ottenere una giustizia “positiva” con il sistema della progressività fiscale è destinata a lungo termine a distruggere la libertà individuale, in quanto tale ideologia presuppone un’intesa sugli obiettivi auspicabili della ripartizione che in una società di individui liberi, i cui membri agiscono autonomamente, non è e non deve essere data. Infatti per lo più si ignora che in un’economia di mercato ciascun reddito può corrispondere solo ed unicamente al valore che una determinata prestazione assume per la controparte”.

 

 

Presentiamo di seguito le principali proposte che sono state presentate su questo tema (cliccare sui titoli per aprire i documenti):

  1. Proposta Federazione della Libertà
  2. Proposta Lega Nord
  3. Dossier Forza Italia
  4. La proposta “originale” di Robert E. Hall, Alvin Rabushka, Kurt R. Leube