a cura della Fondazione Magna Carta
“Cittadinanza a punti”. Nuove regole per diventare italiani
Il tema della concessione della cittadinanza è di grande attualità. Da più parti si propone un alleggerimento dei requisiti per diventare cittadini italiani ed in particolare la cosiddetta “cittadinanza breve”. Ma impostato così il tema, il rischio è solo quello di alimentare equivoci e favorire l’adozione di soluzioni legislative inutili, se non dannose.
La “cittadinanza” attiene al nucleo fondamentale della legislazione di uno Stato, esprimendo, in particolare, l’identità politico-giuridica del cittadino, le modalità della sua partecipazione alla vita politica, l’insieme dei suoi diritti e doveri. La cittadinanza esiste in quanto esistono le nazioni, e le regole che disciplinano la concessione della cittadinanza dovrebbero essere sempre definite sulla base di un’idea consapevole e condivisa della comunità nazionale e dei suoi interessi.
La cittadinanza non è un “diritto”, ma è piuttosto un patto. Un patto fra la collettività nazionale e l’aspirante cittadino. Un patto che non serve a favorire il processo di inserimento dei non cittadini che abbiano deciso di vivere stabilmente in Italia, ma – al contrario – si pone come momento finale di un processo di reale e compiuta integrazione.
Il nodo centrale non ha, quindi, carattere quantitativo (il tempo di permanenza in Italia necessario per diventare cittadini) ma piuttosto qualitativo (la verifica del processo di integrazione dal punto di vista sociale e culturale). Occorre cioè costruire un modello di cittadinanza “di qualità” come strumento di sviluppo e crescita della comunità nazionale. E non è un caso che nella medesima prospettiva si muova le recente riforma della legislazione britannica che, nel luglio del 2009, ha introdotto il concetto di “cittadinanza attiva” e di “cittadinanza meritata”.
La fondazione Magna Carta, nella speranza di contribuire al dibattito su un tema cruciale per il futuro del Paese, offre all’approfondimento scientifico ed al dibattito politico un manifesto per l’introduzione nel nostro ordinamento della “cittadinanza a punti”. L’idea è quella di individuare alcuni criteri di carattere qualitativo che, integrando il tradizionale criterio cronologico, potrebbero servire a valutare il reale processo di integrazione dell’aspirante cittadino.
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