Riportiamo di seguito un estratto dell’editoriale di Gaetano Quagliariello pubblicato il 27 luglio su La Gazzetta del Mezzogiorno
Spagna, il voto oltre “la grande protesta”
Con ogni probabilità stiamo vivendo la coda di un periodo storico contrassegnato da proteste esasperate suscitate da quelle che una parte consistente dell’elettorato ha valutato come «le promesse mancate della globalizzazione»
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Negli ultimi tempi, in occasione delle elezioni politiche tenutesi in un Paese del Continente europeo, quasi sempre c’è toccato commentare la vittoria di partiti estremi e radicali di destra, di sinistra e qualche volta – come nel caso del Movimento 5 Stelle – di difficile collocazione lungo il continuum destra/sinistra. Questa volta non è stato così. In Spagna è accaduto qualcosa di differente. I risultati sembrerebbero indicare che le cose siano tornate al loro posto: successo politico e numerico delle forze tradizionalmente egemoni nei due campi contrapposti – popolari e socialisti-, conseguentemente ridimensionamento delle estreme tornate a occupare una posizione se non ancillare quanto meno subordinata. Lo schema classico dei sistemi bipolari parrebbe essere tornato in auge: i partiti di centro-destra e di centro-sinistra vettori d’integrazione delle istanze più radicali dei rispettivi campi, nella cornice di una dinamica centripeta che valorizza e rende decisivo il suffragio dell’elettore che di volta in volta, sulla base dei programmi e della valutazione degli uomini, è disposto pragmaticamente a scegliere questo o quello schieramento.
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