Riportiamo di seguito una dell’editoriale di Gaetano Quagliariello pubblicato l’8 ottobre su La Gazzetta del Mezzogiorno.
Dalle pagine de La Gazzetta del Mezzogiorno, Gaetano Quagliariello analizza la baruffa mediatica nata attorno alla vicenda che vede protagonisti la giudice di Catania Iolanda Apostolico e il leader della Lega Matteo Salvini.
Il casus belli è stato la mancata convalida da parte della giudice in merito al trattenimento di quattro migranti. Salvini contesta tale decisione, pubblicando sui suoi social un video nel quale la donna appare durante una manifestazione pubblica a sostegno dello sbarco delle persone soccorse dalla nave Diciotti. Come era prevedibile, l’opinione pubblica si è divisa fra l’appoggio a Salvini – il quale ritiene che Apostolico non possa essere ritenuta super partes, e che vada pertanto sospesa dal proprio incarico – e chi invece difende la giudice e il suo diritto alla privacy.
Quagliariello rintraccia le radici di questo sentimento d’avversione nei confronti della magistrata: così come nel caso Vannacci (il quale, in quanto generale, detiene l’amministrazione dell’uso della forza), Apostolico nel suo ruolo è depositaria della giustizia, ed entrambi sono chiamati ad astenersi dall’espressione delle opinioni personali nell’esecuzione del proprio dovere.
Ciò che sfugge, sostiene Quagliariello, è che non basta un filmato per delegittimare la sentenza di un giudice e, per giunta, richiederne la sospensione: si dovrebbe poter dimostrare nei fatti che tale sentenza è infondata, appellandosi agli strumenti di garanzia dell’ordinamento, e solo in tale caso invocare una sanzione nei confronti della magistrata.
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