Dichiarazione del Presidente di Magna Carta Gaetano Quagliariello su Gaza
“È evidente che gli avvenimenti delle ultime ore spazzano via l’illusione, se mai c’è stata, che la soluzione possa essere soltanto militare”, dice Gaetano Quagliariello, Presidente della Fondazione Magna Carta. “Gaza nel 2005 fu ceduta da Sharon con un gesto unilaterale. Il premier era visto come ‘l’uomo della guerra’ e, verso la fine della sua vita, voleva trovare una soluzione pacifica, d’altro canto riteneva che i territori controllati da Israele fossero troppo ampi visti i tassi demografici dei palestinesi e degli israeliani. Quindi – spiega Quagliariello – un territorio più limitato avrebbe garantito maggiore sicurezza per i cittadini israeliani. Oggi non dobbiamo dimenticare che, per perseguire questa politica, Sharon cacciò con la forza i coloni israeliani da Gaza, spaccò il suo partito, Likud, e ne fondò uno centrista”. Il Presidente di Magna Carta evidenzia che “alla luce di ciò che è accaduto dobbiamo dire che tale politica si è rivelata fallimentare: Gaza si è impoverita e non è stata messa in atto nessuna strategia sociale, fondamentale per contrastare l’estremismo, diventando così una lanciamissili nei confronti di Israele. Netanyahu, poi, ha gestito questa situazione cercando di garantire la sicurezza per mezzo di un accordo coi sauditi”. Tornando allo scontro militare in corso, Quagliariello auspica che “la reazione di Israele sia contenuta e mirata, come accadde dopo aver subito gli attentati di Monaco. Non possiamo dimenticare le atrocità commesse da Hamas durante la scorsa settimana. Sulla strage dell’ospedale a Gaza, invece, c’è ancora un punto interrogativo. Così come non si può accettare senza verifiche la versione israeliana, non si può nemmeno accettare che le opinioni pubbliche stabiliscano il colpevole senza prove. Non è mai stato pensabile che il diritto di Israele ad esistere potesse affermarsi solo attraverso una strategia militare. Ciò che serve oggi – auspica il Presidente di Magna Carta – è una strategia politica da affiancare a quella militare, che comunque, evidentemente, Israele non potrà non avere. Dal versante degli alleati occidentali, poi sarà particolarmente importante la determinazione degli Stati Uniti: il loro ruolo oggi è ancora più importante di ieri. Anche perché dobbiamo constatare, ancora una volta, che la politica estera europea è inconsistente”.
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