Natalità e lavoro: 7 under 35 su 10 in Italia ammettono la possibilità di rimandare o escludere la scelta di un figlio in mancanza di adeguati strumenti a supporto della conciliazione
Presentati i risultati preliminari dello studio “Per una primavera demografica” di Fondazione Magna Carta. Il Presidente Quagliariello: «I dati ci dicono che cresce l’attenzione delle aziende per la natalità»
Roma, 31 gennaio 2023 – Non è solo l’incertezza economica a frenare la natalità in Italia. Se il 91% degli italiani dà alla componente reddituale un valore di importanza 9 su una scala di 10 nella scelta di fare un figlio o averne un secondo, il 70% degli under 35 mette la preoccupazione di non riuscire a gestire il giusto equilibrio tra la propria vita professionale e quella privata tra le motivazioni più forti per cui esclude di avere un figlio o rimanda tale scelta (valore di importanza almeno 8 su 10). Inoltre, il 78% dei giovani (17-28 anni) spiega che la paura della responsabilità è alla base di queste decisioni. Sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca “Per una Primavera demografica”, realizzata dalla Fondazione Magna Carta con l’obiettivo di indagare le cause profonde della denatalità e avanzare una serie di proposte per invertire il trend negativo delle nascite.
Alla ricerca ha partecipato un campione di 1072 persone, suddivise tra giovanissimi (tra i 17 e i 22 anni), giovani (23-28 anni) giovani adulti (29-34 anni) e adulti over 35. A questi si aggiungono i rappresentanti di alcune categorie specifiche, in particolare 400 insegnanti, 60 operatori sanitari e 70 psicologi.
Una parte dello studio, dedicata al ruolo che i sistemi di welfare aziendale possono avere nel sostegno alla natalità, è stato realizzato con la collaborazione di Jointly, Engineering, WellMAKERS by BNP-Paribas e Prysmian Group, che rappresentano oltre 30mila dipendenti con quasi 900 sedi operative al livello nazionale, e grazie al confronto con altre sei aziende[1] che operano nei settori della distribuzione alimentare, della cosmesi e dell’abbigliamento. La Fondazione, con il supporto delle aziende, ha analizzato e mappato le buone pratiche di welfare aziendale adottate, ricostruendone l’impatto generato e i trend che l’evoluzione di questi sistemi hanno avuto lungo la loro introduzione.
Dalle interviste sono emerse alcune evidenze: le misure di natura economica adottate dalle aziende a sostegno del reddito familiare dei dipendenti sono ormai “strutturali”, inserite da oltre 10 anni nei pacchetti di welfare delle aziende.
A fronte di questo, le iniziative più specifiche pensate per supportare la genitorialità sono, nella maggior parte dei casi, più recenti e sono state adottate nel 70% dei casi negli ultimi 3 anni. Tutte le aziende intervistate dichiarano di aver attivato misure per garantire continuità di carriera alle lavoratrici madri negli ultimi 3 anni, mentre nell’80% dei casi le misure di welfare intraprese dalle aziende partecipanti alla ricerca sono state adottate tramite azioni unilaterali dell’azienda stessa o sono frutto di una contrattazione interna.
Tra le misure di welfare che risultano più apprezzate, quelle a supporto della genitorialità e della gestione familiare come i campi estivi e i soggiorni invernali, che hanno ottenuto una valutazione media di 8,5 su 10 da parte del 65% del campione rappresentativo delle aziende, o ancora i momenti dedicati a ospitare i figli dei dipendenti in azienda (a dare la massima valutazione è stato il 33% del campione). Un interesse crescente si registra anche per i corsi e servizi di counseling a supporto della genitorialità che hanno ottenuto 8 punti su 10 da parte del 65% del campione e per l’orientamento scolastico/lavorativo dei figli (con una valutazione di 9 su 10 per il 33% degli intervistati). Tra le misure su cui le aziende puntano maggiormente, infine, rientrano contributi economici finalizzati agli asili nido, adottati da oltre il 60% del campione.
«Il 70% delle misure di sostegno alla natalità e alla genitorialità adottate dalle aziende coinvolte da Magna Carta nella ricerca sulle cause del gelo demografico in Italia sono state assunte negli ultimi tre anni. Circa l’80% di queste misure sono frutto di azioni unilaterali dell’azienda o poste in essere grazie ad una contrattazione interna, mentre il 70% degli Under 35 che hanno partecipato ai nostri focus group dice che potrebbe rimandare o escludere la scelta di fare un figlio in mancanza di un giusto equilibrio tra vita e lavoro», così Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta sui dati preliminari della ricerca. «Nelle scorse settimane abbiamo presentato i risultati della ricerca e un pacchetto di proposte in materia di welfare aziendale e politiche sulla natalità alla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, che ringraziamo molto per l’attenzione. I giovani sono gli unici che possono farci uscire dall’inverno demografico ma va data loro l’opportunità di farlo. Per questo il tempo dedicato ai figli non può pregiudicare le prospettive di studio e di carriera dei genitori e l’aumento di produttività delle imprese deve avvenire aumentando la qualità e non solo la quantità del lavoro. Anche da queste innovazioni passa una rinnovata voglia di mettere al mondo nuove vite».
Nel pacchetto di idee che sono state sottoposte da Fondazione Magna Carta all’attenzione della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, rientrano alcune proposte come quella sugli asili diffusi convenzionati alle aziende che punta su un welfare di prossimità per dare la possibilità di accedere in via preliminare alle graduatorie di iscrizione, o i voucher babysitter e per i centri estivi, ma anche l’estensione di tre mesi del congedo parentale retribuito all’80% fino al sesto anno di età del bambino. O ancora la possibilità di utilizzare i decreti attuativi della legge delega per la riforma fiscale per incentivare lo sviluppo di piani di welfare aziendale a favore della conciliazione, e la possibilità di prevedere l’applicazione del credito d’imposta per quelle aziende che prevedono investimenti aggiuntivi per iniziative di welfare finalizzate al sostegno alla maternità.
[1] Le cosiddette ‘aziende non partner’ della ricerca Per una Primavera demografica.
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