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Democrazia e tecnologia: le nuove sfide dei social media

19 maggio 2024

Riportiamo di seguito l’editoriale del Presidente Gaetano Quagliariello pubblicato il 19 maggio 2024 su La Gazzetta del Mezzogiorno.

Difendere i cittadini da vecchi e nuovi assalti alla democrazia

CLICCA QUI per leggere l’articolo su La Gazzetta del Mezzogiorno.

Agiugno quattrocento milioni di persone si recheranno alle urne nei 27 Paesi dell’Unione. Mai come in questa occasione i social media e l’intelligenza artificiale potranno giocare un ruolo in una campagna elettorale. Partiti sempre meno rappresentativi e nuove forme di partecipazione, infatti, stanno concedendo spazi inediti alle piattaforme digitali, che si caratterizzano per l’immediatezza del messaggio, la semplificazione degli slogan e l’esasperata conflittualità dei «follower».cata, qualche proposta, l’individuazione di strumenti che possano aiutare il non ripetersi di certe circostanze disonorevoli.

C’è ancora un mese di tempo. Ma se nessuno batterà un colpo, preferendo scaricare l’accaduto su poche, presunte mele bacate, Bari avrà perso un’altra occasione. Si andrà avanti con l’andazzo degli ultimi anni: da un canto logiche di egemonia interessate soprattutto a evitare l’esteriorità della compromissione; dall’altro l’impotenza di un’opposizione in trepida attesa solo del fallo avversario; a contorno proclami radicali costretti a convivere, però, con la necessità di garantire la difesa legale dei “cattivi”. Noi speriamo finisca diversamente e che la campagna in atto si adegui presto alla serietà di quanto è accaduto. Se però così non dovesse essere, dovremo rassegnarci ad adattare a Bari un vecchio epigramma di Ennio Flaiano: non può cambiare niente, perché in fondo ci conosciamo tutti.

Ciò vale in particolare per i giovani. Mentre gran parte del mondo adulto continua a seguire il dibattito politico in televisione, i giovani sono per lo più raggiunti dalla propaganda elettorale su nuovi social come TikTok e Instagram, dove i contenuti provengono prevalentemente da utenti comuni. Questi media possono senz’altro essere utilizzati come strumenti per impegnarsi e incidere politicamente ma le piattaforme sulle quali ragazze e ragazzi trascorrono una buona parte del loro tempo non sono innocenti e possono anche trasformarsi in una pericolosa fonte di disinformazione o manipolazione online.

I rischi collegati a queste tecnologie sono molti. La diffusione di informazioni false o fuorvianti, può distorcere la percezione dell’opinione pubblica influenzando i comportamenti elettorali. L’utilizzo di video e registrazioni audio artefatte grazie all’IA – i cosiddetti deepfake -, può alimentare false ma sofisticate rappresentazioni di personaggi politici e delle loro opinioni, danneggiando la reputazione di un candidato e ingannando gli elettori. L’utilizzo dei dati sul comportamento degli utenti da parte dei più scaltri organizzatori di campagne elettorali solleva altre preoccupazioni riguardo alle violazioni della privacy e della sicurezza digitale dei cittadini.

La Commissione e il Parlamento europeo si sono mossi, per così dire, con i piedi di piombo, cercando di regolamentare l’utilizzo delle piattaforme e soprattutto l’uso della pubblicità politica online. Bisogna, però, chiedersi se queste misure riusciranno a tenere il passo dell’evoluzione degli algoritmi o se, invece, si riveleranno l’ennesimo tentativo di svuotare il mare con il mastello. La discussione è aperta e l’Osservatorio Politico della Fondazione Magna Carta ha inteso contribuirvi con una ricerca su «La politica nell’età dei social media». Essa propone, innanzitutto, una comparazione tra mezzi di comunicazione di massa tradizionali e nuovi media, analizzando l’evoluzione del messaggio pubblico e di quella politico nel nuovo assetto «neo-editoriale». Ci si spinge anche oltre, indicando alle famiglie politiche tradizionali come utilizzare i nuovi media, comunicando in modo più ragionevole e trasparente sui social.

Il punto è proprio questo: bisogna conoscere quanto troll, fake news, complottisti e idee estreme veicolate dai social e moltiplicate dall’IA possano minacciare gli appuntamenti elettorali e il concetto stesso di rappresentanza nelle democrazie liberali. Non per questo, però, l’evoluzione tecnologica in atto dev’essere demonizzata.

Ci confortano, in tal senso, due rilievi. Il primo, che proprio lo studio di Magna Carta evidenzia, è che la consapevolezza degli utenti che usano le nuove piattaforme negli ultimi anni è aumentata, mentre le grandi aziende tecnologiche occidentali hanno alzato i cancelli per proteggersi dalle intrusioni dei cosiddetti «soggetti malevoli» in grado di influenzare i risultati elettorali. Il secondo proviene dall’inchiesta sulla compravendita di voti che hanno visto Bari e la sua provincia assurgere alla cronaca nazionale. In questo caso, infatti, non sono stati utilizzati né i social né l’intelligenza artificiale, ma tecniche rudimentali. Eppure, il danno che ne è derivato alla rappresentanza è stato incomparabile.

Possiamo desumerne una conclusione. La democrazia e le forme della sua espressione sono da sempre minacciate da nemici, il più delle volte occulti. Chi le difende non può mai abbassare la guardia. Deve sapere, però, che può vincere solo mettendo la maggioranza dei cittadini nella condizione di non si farsi manipolare, né dai nuovi né dai vecchi attentatori della sua buona fede.