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“…confusione, mi dispiace se sei figlio della solita illusione e se fai confusione…confusione
tu vorresti imbalsamare anche l’ultima e più piccola emozione…”

Vorrei iniziare con le parole di Battisti-Mogol, per commentare l’editoriale di Ezio Mauro su “la Repubblica” di mercoledì 7 febbraio. Confusione, davvero troppa. Ma non solo. Anche ingiustificato livore, falsità e soprattutto paura.

Ho letto più volte il pezzo in questione, e sono talmente tante le note stonate, i riferimenti inesatti, i doppiopesismi, le incongruenze, le palesi ignoranze sulla materia che dovrebbe essere oggetto di una discussione che non saprei da dove iniziare. Ma cercherò di rendere chiaro come questo editoriale, smontabile come un muretto di mattoncini di Lego, nonostante l’apparente distaccata analisi sull’attuale rapporto tra Chiesa e centro-destra redatto con la boria tipica dei nipoti di Scalfari, sia invece il disperato ed affannoso ultimo slancio di un pugile alle corde e sulle gambe. Seguirò il pensiero “mauriano” e replicherò in prima persona allo stesso direttore punto per punto, partendo dalla sua prima vitale domanda: «Si può nel 2007 credere in Dio e votare a sinistra?»Caro Mauro, uno dei più grandi doni che Dio ci ha fatto, dopo l’averci creato, è stato quello di non averci voluto come tante marionette da Lui manovrate, e perciò ci ha concesso la totale libertà, o libero arbitrio, se meglio crede. Tant’è che già i primi due uomini commisero un grossolano errore, di cui paghiamo le conseguenze ancora oggi, cavandosela soltanto con un verborino. Quindi, se il suo è un problema di coscienza, non si faccia problemi, voti pure come crede. Al limite ne risponderà direttamente a Lui, un giorno che le auguro sia più lontano possibile. Se invece si tratta di una provocazione che, mediante una pietistica domanda, è in realtà volta a nascondere le palesi incongruenze fra la Verità evangelica ed il programma dell’unione, allora è un altro conto. Se le interessa la mia opinione, la risposta è “no”. Almeno con questa sinistra, nella quale non solo albergano ma tracciano le linee guida i nipoti di chi assassinava preti e gridava che la religione fosse l’oppio dei popoli. E che poco più tardi (più o meno quando lei e molti degli attuali parlamentari della maggioranza eravate ventenni…) inneggiava al “cloro al clero”, “morte a tutti i ciellini” ed altre frasi qui irriferibili (le consiglio di dare un’occhiata alle foto, bestemmie incluse, del libro “scuola terra di nessuno”, Gribaudi, 1978). No, caro direttore, con questa sinistra un cristiano non ci dovrebbe proprio stare. Ma passiamo oltre.

In parecchi suoi passaggi, lei attacca il presunto “lobbismo” clericale, descrive una presunta Chiesa rientrata nelle catacombe data l’esiguità dei fedeli, annota la supposta politica di scambio fra quello che lei definisce “il papa guerriero” (sic!) ed il vostro immancabile “special guest villain”, Silvio Berlusconi. Si tratta di un altro abile camuffo. Io credo che le ultime questioni (pacs in primis, ma anche etuanasia o gestione del sistema scolastico) abbiano fatto capire chiaramente all’unione che senza i cattolici, si torna a casa. E siccome coniugare il pensiero di questi ultimi con la sinistra radicale è praticamente impossibile, allora che si cerca di fare mediante il giornale più venduto in Italia? Far credere a molti, o quantomeno insinuare il sospetto, che tutto sommato “di qua” si sta molto meglio che “di là”. Ed i già ben noti ed ultracitati cattolici che «hanno preso parte alla nascita della Costituzione e che hanno saputo coniugare la fede con la laicità dello stato» sono sempre lì a testimoniarlo, non è vero? Ha detto bene, direttore: seppero coniugare la fede con la laicità dello stato, ma non con l’attuale laicismo. Cinquanta anni fa Dossetti non si sarebbe mai sognato di chiedere al guardasigilli l’eliminazione del crocifisso dalle aule dei tribunali come ha fatto il rosapugnista Maurizio Turco (lo leggo proprio dallo stesso numero del suo giornale, pag.6).

Per quel che riguarda invece il presunto crollo verticale di consensi e di fedeli di una Chiesa «minoranza in un paese cattolico per battesimo ma scristianizzato nei fatti», le segnalo due dati probabilmente sfuggiti a la Repubblica: nel 2006 c’è stato (non accadeva da anni) un aumento delle vocazioni sia sacerdotali che religiose (anche di vita claustrale), ed all’ultimo referendum riguardante un importantissimo tema etico, la vostra presunta maggioranza progressista, modernista e salottiera data vincente da tutti i bookmaker dell’intellighenzia ha straperso il confronto con la gente comune, che quindi non è proprio così “scristianizzata” ed indifferente a certi temi come la vuole, o le fa comodo, descrivere. Perchè non proporre un referendum sui pacs, anziché approvare in tutta fretta un decreto legge (sempre tratto dal suo quotidiano) «da finire al più presto, prima che Prodi vada in India ed evitare un nuovo caso-Telecom»? Inoltre mi duole farle notare un disinvolto uso del concetto di democrazia: la Chiesa a suo dire faticherebbe a «stare dentro la regola democratica della maggioranza» attuale. Però poi dice che la destra si accontenta della «prassi di potere e consenso berlusconiano». Certo, se il potere è nelle mani di alcuni è democrazia, se sta in quelle di altri è “prassi di potere”. Sulla voglia di lobby che lei nota da parte di Ruini non saprei proprio che dirle, talmente mi sembra una boutade lontana dalla realtà. Però a proposito di lobby, mi dice cortesemente perchè prima che la mozione sulle unioni di fatto venisse approvata dal consiglio dei ministri vi affannavate tutti a ricordare che si trattava di una legge equanime per tutte le tipologie di conviventi, ed invece oggi ad approvazione ottenuta il suo giornale butta in prima pagina (leggo sempre da repubblica.it) “Diritti anche a coppie gay”? Forse perchè la sempre più numerosa lobby gay è un buon bacino di voti e copie vendute?

Per quel che riguarda il presunto scambio di favori tra Chiesa e centrodestra, qui devo farle notare una topica colossale. Il Papa è rappresentante di Nostro Signore su questa terra, e come tale è suo compito favorire l’osservanza ai precetti da Lui indicati. Null’altro. Non è consono mettere in testa al Pontefice alcun “cappello” fosse esso di destra o di sinistra; il camauro sfoggiato ultimamente è così carino e già sufficiente. La Chiesa, purtroppo per lei e le sue strumentalizzazioni, è super-partes e da sempre è allergica allo “scambio”,in quanto questo è il comportamento suggeritole dal Suo Creatore (si legga Matteo 4, 8-10) e perciò non ha bisogno di scambiare nulla con nessuno ma sostiene (tranne qualche caso per il quale Giovanni Paolo II ha già abbondantemente chiesto perdono) da duemila anni le stesse identiche idee in tutto il mondo. Se non ci crede e vede tutte queste trame oscure dietro la nostrana CEI, si faccia un giro in qualche sito internet di altre conferenze episcopali: Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Australia, Austria, Spagna, Brasile….ci troverà sempre le stesse cose, gli stessi principi, gli stessi richiami all’unica Verità che è Via e Vita. Altro che Chiesa «in concorrenza con le altre grandi agenzie valoriali»!

Un’ulteriore simpatica distonia è il suo notare con cruccio polemico e preoccupazione un Ruini attento alla «sfida della modernità, soprattutto culturale e che trama con le forze politiche una politica di scambio che abbia al centro i cinque temi della vita», quando invece altri porporati non appena aprono bocca (ad esempio da Gerusalemme) vengono santificati come autorevoli esponenti di una Chiesa attenta ai profondi mutamenti della società odierna. Preferirei invece tralasciare il solito rimbrotto da intellettuale impegnato su una destra che è «incapace da più di un decennio di far nascere un nuovo sistema culturale che dia un codice moderno a moderati e conservatori», ma le chiedo: e a chi ci prova come Marcello Veneziani in Rai e viene osteggiato in ogni modo?

Procediamo spediti passando da un inutile quanto falso calembour «vescovi più sensibili al comando che ai comandamenti», per giungere poi ad un «vescovi che intervengono sugli articoli di un disegno di legge anziché sui valori»che dimostra tutta la sua malafede. Viviamo un’epoca caratterizzata dal costante svuotamento delle parole dal loro significato più vero ed originario, per poter parlare di “unioni affettive” anziché di “matrimoni”, di “maternità consapevole” anziché di “aborto”, di “buona morte” anziché di “eutanasia”; ma se i vescovi comprendono le vostre furbizie lessicali e vi sfidano sullo stesso territorio avete l’ardire di criticare questo districarsi fra i vocaboli e rinfacciare una loro (non vera) lontananza da valori che a giudicare dal suo giornale non interessano poi più di tanto ai suoi lettori. Annoto velocemente il suo puerile finale con la distinzione fra il poco di buono Dio «post-democristiano» ed il pessimo «Dio di destra che sembra una bestemmia solo a dirlo». Non ho dubbi che l’unico Dio buono sia per lei quello fasciato nella multicolore bandiera della pace ma, mi spiace deluderla, le sarà difficile trovarlo per davvero. Dio è solo uno e trino, e la Sua sola parola di Verità è il Vangelo. Tutto il resto sono solo amenità. Proprio come quel passaggio in cui lei vede una Chiesa tesa alla «riconquista diretta dell’egemonia, che con la spada di questa egemonia rifonderà la politica separando il grano dal loglio».
Quanti errori in così poche parole! Da una persona colta come lei, non me lo sarei proprio aspettato. Innanzitutto la Chiesa non cerca nessuna egemonia. Anzi Cristo ci insegna che la sua storia è stata, è e sarà storia di persecuzioni. Ma alla fine, solo alla fine, «le porte degli inferi non prevarranno su di essa». Quindi, caro Mauro, si rassegni: noi cristiani prenderemo un sacco di bastonate ma si vince. E poi lasci perdere questo loglio… Cristo lo chiamò col nome che tutti, anche fuori dai salotti radical-chic, conoscono: zizzania. Ma se legge Matteo al capitolo 13, 24-30 e 37-43, si accorgerà che le serve un ripasso di Vangelo, per evitare citazioni a sproposito: nella parabola del seminatore, Cristo dice di non tagliare assolutamente la zizzania, affinchè non vengano recise con essa anche le spighe buone, e quindi di lasciare crescere grano e zizzania assieme senza problemi. Sarà soltanto compito del mietitore (Dio Padre), alla fine dei giorni, separare il grano dalla zizzania. E proprio come termina Gesù: “Chi ha orecchi, intenda!”