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Al logico Piergiorgio Odifreddi si attaglia perfettamente la citazione hegeliana su quella tal “vuota profondità” che molti scienziati ostentano, assolutizzando il metodo scientifico e addirittura la proceduralità logica come se fossero divinità laiche, alla faccia dell’ateismo sbandierato come habitus di sanità mentale.

Vengo subito al dunque. Le argomentazioni di Odifreddi, riprese oggi nel suo articolo sulla Stampa, furono tentate malamente da Renan, nella sua “Vita di Gesù”, un patetico pamphlet in cui lo scrittore e saggista francese, peraltro con una prosa assai più brillante rispetto a quella del nostro logico ateo, tentò, nella seconda metà dell’Ottocento, di mostrare l’inautenticità di molte testimonianze evangeliche e la addirittura la non divinità del Figlio di Dio. Roba vecchia e stantia, che procede in linea assolutamente opposta a quella di molta filosofia e di molta ricerca scientifica, ad esempio la nuova fisica quantistica, insomma, in questo paese risulta nuovo ciò che è non soltanto vecchio, ma avariato.
E gli argomenti di Odifreddi sono come decisamente avariate, scadute da un bel po’ di tempo.

Entro nel merito, così faccio contento il Nostro, che, con spocchia scientista, svaluta le controargomentazioni degli altri perché non entrano in medias res; ebbene, ad una ad una, centriamo le questioni e riduciamole a quel che sono: aria fritta.

Primo argomento: la fonte Q, e lo si sa da tempo, Odifreddi vada a leggere alcuni degli ultimi studi della scuola spagnola di filologia dei Sinottici, non è l’unica fonte ispiratrice dei Vangeli, per giunta, le fonti ispiratrici dei Vangeli sono inscrivibili a loro volta in filoni storici ed ermeneutica ben precisi, dunque sono soggette ad ulteriori spiegazioni e ciò perché la scientificità dell’indagine sui Vangeli non è omologabile a quella della conoscenza dei numeri primi; questa è un’informazione che volentieri fornisco a questo gigante della logica contemporanea, alle volte gli fosse sfuggita una sessantina d’anni di epistemologia ed ermeneutica scientifica e dei testi. E’ evidente poi che Odifreddi mente spero inconsapevolmente, cioè preso dalla vis polemica che mi pare abbia un certo carattere savonaroliano, bontà sua: nel Vangelo di Giovanni e in quello di Marco si parla esplicitamente tanto della nascita verginale di Gesù quanto della Resurrezione. Cito Marco, ma, come dire, faccio una citazione da primo anno di seminario, sono cose che anche un bambino saprebbe ripetere e che in genere si studiavano a “dottrina” una volta almeno: “Entrando nel sepolcro (n.d.r.: Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome), videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il croficisso. E’ risorto, non è qui” (MC, 16,5-6). Su Giovanni: l’intero cap. 20 è dedicato al fatto della Resurrezione, centrale in tutto questo Vangelo spirituale e costitutivo per la teologia cristiana, come hanno dimostrato alcuni decenni di studi da parte del grande esegeta gesuita padre De La Potterie. Dunque, mi correggo: gli argomenti di Oddifreddi non sono aria fritta, sono falsi, cioè menzogne storiche ed esegetiche.

Secondo argomento: sullo stato di Israele. Se volessi scendere llo stesso livello propagandistico di Odifreddi, potrei ribattere che per la sola ragione di citare Chomsky come fonte autorevole, il suo argomento è già di per sé da buttare. Ma non mi limito a questo – anche se, come l’illustre matematico saprà, l’autorevolezza scientifica della fonte decreta anche la cogenza dell’argomento e dunque la sua ammissibilità -, desidero andare a fondo e dico che la nascita dello stato di Israele dipende da una molteplicità di fattori e non certo dalla monocausalità religiosa legata all’elezione divina, come dovrebbe essere universalmente noto, tant’è vero che la questione più stringente sul piano della presunta elezione divina e religiosa, i territori, sono stati oggetto da parte dello stato di Israele non solo di compromesso con lo stato palestinese, ma anche di sgombero e cessioni unilaterali. Se Israele non fosse uno stato democratico, laico e soggetto dunque alle leggi della storia ed alle contingenze della politica, certamente non vi sarebbe stata un’azione di questo tipo, per giunta già sotto il governo di un premier tosto come Sharon.

Terzo argomento: l’Antico Testamento come ricettacolo di violenze, orrori e massacri, dunque testo esecrabile e censurabile. Qui siamo alle barzellette. Magari Odifreddi fosse almeno allievo di Marcione – che dubito che l’illustre matematico conosca, visto il suo livello di conoscenze teologiche -, che affermava una dualità non componibile tra il Dio del Vecchio Testamento ed il Dio del Nuovo Testamento; il fatto è che l’argomento, nobilitiamolo così, di Odifreddi corrisponde alla seguente sciocchezza, che cito analogicamente: siccome la scienza ha prodotto la bomba atomica, allora tutta la scienza è censurabile e soggetta al vituperio delle genti. Suggerisco ad Odifreddi qualche sortita a Zelig, chissà che non ricavi lì qualche soddisfazione, hai visto mai…

Quarto argomento: i testi sacri, secondo Odifreddi, andrebbero presi alla lettera. Anche qui siamo alle vette supreme dell’ignoranza. E’ così falsa quest’affermazione che, fin dagli anni quaranta, la Chiesa ha prodotto documenti ufficiali, e Pio XII ha ratificato con autorevolezza il tutto, sulla scientificità dell’esegesi dei testi sacri e sulla non assimilabilità dell’esegesi dei medesimi al fondamentalismo di tipo protestante e settario, che prevede appunto l’assunzione della Parola di Dio alla lettera, trasformandola in codice di comportamento etico e prescrittivi.

Quinto argomento: la non scientificità del metodo della Chiesa. Odifreddi dovrebbe sapere che la “scientificità”, cioè il metodo scientifico, riguarda il rapporto determinato con l’oggetto determinato, non è una metafisica universale che prescinda dall’oggetto. C’è stato, già negli anni venti del secolo scorso, un certo dibattito epistemologico su questo assunto, poi l’ermeneutica è intervenuta sul tema, quindi Kuhn ha definito addirittura la strutturazione della procedura scientifica sulla base del mutamento dei “paradigmi” della scienza, delle “rivoluzioni scientifiche”; e che dire di Popper e del falsificazionismo? Insomma, non solo Odifreddi omologa il Metodo scientifico (con la maiuscola, come il Nostro vorrebbe), facendo di ogni erba un fascio, ma nega per giunta anche i progressi nella metodologia scientifica. La Bibbia non può essere sottoposta a verifiche sperimentali in laboratorio, ma neppure la logica dei numeri primi, mi pare; allora, è fideismo anche l’assunzione del calcolo dei secondi?

Su un punto, tuttavia, ha ragione Odifreddi: in una disputa, c’è sempre uno che ha torto ed un altro che ha ragione. In questo caso, è lui ad aver torto e ad aver manifestato una notevolissima dose di ubris nel confrontarsi con qualcosa che lo sovrasta da ogni punto di vista. Meglio: dico che Odifreddi abbia torto, ma ciò è già troppo, perché, in realtà, ciò che racconta somiglia ad una favola per atei risentiti, la deriva che perfino Nietzsche volle evitare, ben sapendo che dietro il risentimento cova un’altra realtà: la minorità umana.