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1) A Marco Biagi la dedica per la seconda edizione della Summer School di Magna Carta

“Per la forza delle idee che ha animato il suo operato e per il coraggio del cambiamento che ha voluto attuare con l’alto fine di far crescere i giovani dell’Italia, di far crescere l’economia dell’Italia, di far crescere l’Italia”.

Perché intitolare il corso al Prof. Marco Biagi: Marco Biagi è stato il giuslavorista che ha partecipato da protagonista – unitamente a Massimo D’Antona, è bene ricordarlo – all’evoluzione della materia del lavoro in Italia. Una materia, quella del diritto del lavoro, sottoposta a grandi sfide dovute a modelli economici in evoluzione e ad un mondo che sta cambiando. Il Prof. Biagi, prima che essere il “padre spirituale”, se è concesso chiamarlo così, della Legge 30/2003 “Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro”, prodotta un anno dopo la sua tragica morte, è stato tra gli autori del Libro Bianco sul mercato del lavoro.

Il Libro Bianco, in ambito comunitario, è generalmente uno strumento che prelude ad interventi legislativi che si dispiegano, poi, nell’arco di un certo periodo di tempo, ed il Libro Bianco che Biagi ha creato, insieme ad altri, è stato, infatti, il preludio appunto della Legge 30.

Ed è proprio nel presentare il suo lavoro a Firenze, nell’ambito del Seminario di Studi “Massimo D’Antona”, esattamente due mesi prima della sua morte, che esprime chiaramente quello che è stato il suo intendimento nel formulare quel modello di mercato del lavoro e che chiarisce, dunque, il motivo che ha spinto noi studenti della Summer School a dedicare a Biagi, quest’anno, il corso.

L’argomento centrale posto alla base del Libro Bianco sul mercato del lavoro, è che il diritto del lavoro italiano doveva affrontare la sfida del cambiamento, doveva ripensarsi globalmente per potersi evolvere in modo da essere tale da porsi in un degno e paritario confronto con il diritto del lavoro dei paesi dell’Unione Europea e non solo, così come la strategia europea dell’occupazione imponeva allora, nel 2002, ed impone tuttora. E quindi l’intento del Prof. Biagi è stato quello, ispirato in larga parte dal rapporto di Supiot della Oxford University, Behind the employment, di produrre più occupazione e di migliore qualità e ha tentato di farlo ad esempio promuovendo l’occupabilità ed i servizi pubblici per l’impiego; affermando in maniera forte quello che è il presidio fondamentale per il cittadino lavoratore che è il diritto alla formazione, assistito da garanzie di qualità della formazione stessa; prevedendo il riordino degli ammortizzatori sociali e degli incentivi; puntando a garantire la continuità di una carriera lavorativa più che la stabilità di specifiche condizioni. Un progetto ambizioso e complesso, difficile da far accettare in termini politici ed anche tecnico-burocratici.

Ma nonostante gli attacchi ricevuti dalla Legge che porta il suo nome e le accuse di far aumentare la precarizzazione – accuse ingiuste e non dimostrate, anzi è vero il contrario – è innegabile la grande portata di questo disegno, ancora in parte inattuato, per la verità.

Chiudo con una frase del Professore pronunciata nel I Seminario di studi “Massimo D’Antona” tenutosi a Firenze il 18 gennaio 2002, due mesi prima dalla prematura scomparsa:

“… è convinzione personale molto radicata che il diritto del lavoro non è in discussione nella sua esistenza, ma è in discussione nelle sue tecniche, nei suoi strumenti e se saprà rinnovarsi vivrà, altrimenti potrà conoscere prospettive anche difficili”.

 

2) Le lettere del Card. Camillo Ruini e di Marcello Dell’Utri