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Tra tutti i sistemi di concorsi universitari adottati in Italia quello vigente è il peggiore. Infatti, esso induce le università a bandire posti soltanto pei propri candidati già in ruolo. La falsa autonomia finanziaria – vincolata dall’impossibilità di aumentare le tasse – spinge a bandire i posti che costano meno: quelli per avanzamento di carriera e non per nuovi docenti o per trasferimento da altre sedi. I risultati sono devastanti: pochi giovani assunti, un esercito di generali bloccati a vita in una sede, l’assenza di rinnovamento scientifico e culturale. L’altro aspetto devastante è dato dal meccanismo della tripla o doppia idoneità: vince uno solo – il candidato locale ma se ne abilita almeno un altro che può essere chiamato da un’altra sede che abbia i soldi, e i candidati che costano meno sono professori già in molo nella stessa sede. Di qui un meccanismo di scambio – «ti aiuto a far vincere il tuo candidato se tu fai vincere il mio» che spinge a creare accordi elettorali per formare la commissione giusta . In verità l’università italiana ha sperimentato molti sistemi di reclutamento e i risultati sono stati sempre cattivi. Ci dimostra che non esiste un sistema ideale che garantisca contro gli accordi preconfezionati. Ogni sistema può presentare vantaggi e aprire per la strada a nuovi svantaggi. Tuttavia, nulla quanto Le immissioni ope legis e l’attuale sistema concorsuale ha contribuito a ridurre l’università in questo stato.
IL RECLUTAMENTO
Ha ragione chi osserva che il reclutamento universitario, essendo legato a una valutazione soprattutto scientifica, è inevitabilmente un meccanismo di cooptazione. Pertanto l’unico sistema plausibile è la formazione di una lista nazionale di idonei entro cui le università possono attingere, verificando in sèguito la carriera del docente e la bontà delle scelte dell’università. Ma questo è un tema complesso su cui occorrerà molto riflettere. E intanto che si fa? Il precedente governo, in balia a lobbies trasversali consociative ha bandito un’infornata di migliaia di concorsi, prevalentemente per l’avanzamento in carriera, ripristinando il soppresso meccanismo della doppia idoneità. In Italia il futuro è sempre in mano dell’ultima sanatoria, simile all’ultima sigaretta del protagonista de La coscienza di Zeno di Italo Svevo.
IL PASTICCIO
Il ministro Gelmini si è trovata di fronte a un pasticcio immane, capace di bloccare per un decennio l’ingresso di giovani e la mobilità. Per spezzare i meccanismi di concertazione sarebbe necessario sopprimere la seconda idoneità: pare che sia impossibile per una preannunciata valanga di ricorsi. È rimasta la possibilità di lanciare un segnale: introdurre un fattore aleatorio mediante un sorteggio preventivo di docenti fra cui eleggere i commissari, in modo da rendere più difficile la formazione di cordate, ed eliminare dalla commissione i professori associati, i quali sono altamente ricattabili in funzione della loro futura carriera. Sono stati frequenti i casi di associati commissari di concorso che sono stati fatti oggetto di pressione – “promuovi tizio se vuoi diventare ordinario in futuro” – e che l’hanno pagata cara se si sono rifiutati di obbedire. In questi giorni si sta levando un bruttissimo coro. Si dice che il sorteggio deve limitarsi al doppio dei commissari eletti: e qui l’aritmetica s’impone visto che non vi sono abbastanza ordinari per sorteggiarne il triplo. Poi però si protesta che il sorteggio è un meccanismo pessimo. E’ chiaro: il sorteggio è un sistema assai discutibile e nessuno può seriamente dire che sia la soluzione. Ma non è commendevole buttarla sul metafisico, ovvero sulla discussione circa il sistema perfetto da adottare. Qui si sta parlando di fatti concreti: i concorsi in atto. E’ curioso che non si sia udito un fiato fino a che si trattava di farli col vecchio sistema – anche se tutti dicevano in corridoio che era efferato – e che ora ci si straccino le vesti per l’introduzione di un correttivo che ha il solo scopo di lanciare un segnale contro le pastette. Vi è stato anche chi ha proclamato sdegnato che un commissario sorteggiato non va bene perché non risponde a nessuno . Questo la dice lunga sul senso etico che circola in certi ambienti: un buon commissario è tale se decide in scienza e coscienza e se, per l’appunto, non deve rispondere a nessuno. E che dire poi della levata di scudi contro l’eliminazione degli associati dalle commissioni in nome della democrazia, dei diritti e altre amenità? Qui l’unico fatto antidemocratico è rappresentato dai ricatti cui possono essere sottoposti gli associati in commissione, in quanto commissari che devono rispondere a qualcuno .
PRESSIONI TRASVERSALI
Sarebbe quindi un fatto gravissimo se lobbies trasversali riuscissero a imporsi e a costringere il Parlamento a vanificare questi due ultimi aspetti residui, assai modesti per la verità – è chiaro che sarebbe stato meglio poter bloccare del tutto i concorsi. Comunque quei due aspetti residui sono un segnale. Se il segnale venisse annullato, lasciando in vigore le vecchie modalità, la discussione sui concorsi si trasformerebbe in una predica di anime belle con l’occhio volto al cielo e lungi dal vile presente. Un pò come la storia delle monete d’oro di Pinocchio e i consigli del Gatto e della Volpe di seppellirle nel Campo dei Miracoli.

(Tratto da Libero del 25 Novembre 2008)