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Il “ritorno” al nucleare, punto fermo della strategia energetica del governo italiano, sta causando crescenti tensioni tra differenti apparati dello Stato, motivate perlopiù dalle solite difficoltà di interpretazione legate alla concorrenza tra Stato e Regioni in materia energetica. Ben 12 Regioni hanno ricorso alla Corte Costituzionale contro la Legge 99/2009 che statuisce in materia di energia nucleare e di fatto spiana la strada all’atomo italico.

Puglia, Basilicata e Campania hanno promulgato una legge regionale in cui escludono e impediscono la realizzazione di centrali nucleari sui loro territori e il Governo ha impugnato di fronte alla Corte Costituzionale tali leggi, eccependone la competenza sulla materia. A metà febbraio 2010 il Governo ha emanato il Decreto legislativo che disciplina la localizzazione, la realizzazione e l’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, gli impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, i sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché le misure compensative e campagne informative al pubblico.

 

L’Osservatorio Nimby Forum®, che monitora e studia i casi di “sindrome Nimby” in Italia e che recentemente ha presentato il suo ultimo rapporto, ha messo sotto la sua lente nel 2009 una serie di focolai di protesta in quei territori ove si è soltanto “parlato” di localizzare le nuove centrali. Il mero diffondersi di voci – molto spesso infondate – sulla presunta localizzazione di impianti di produzione di energia nucleare ha generato una ridda di prese di posizione contrarie ai presunti nuovi insediamenti, a prescindere dalla veridicità dell’informazione, in un momento storico nel quale il Governo non aveva ancora reso noto (e ancora mentre scriviamo non lo ha fatto) le località che saranno considerate per l’insediamento dei siti.

L’Osservatorio ha rilevato ben 22 casi di opposizione a mere ipotesi di localizzazione di impianti nucleari (qualcuna per la verità abbastanza fondata, affermano gli esperti) di fronte ad un piano complessivo di sviluppo a lungo termine che si incentra sulla realizzazione di un numero totale di centrali certamente di gran lunga inferiore.

Si tratta di casi che hanno avuto un ampio riscontro mediatico in assenza di notizie certe, basate per lo più su indiscrezioni di stampa e su voci non ufficiali. Una sorta di Nimby virtuale, sul quale aleggia, a nostro giudizio, una diffusa mancanza di consapevolezza sui temi del nucleare: di fatto sussiste un enorme deficit di conoscenza da parte dell’opinione pubblica in merito agli aspetti ambientali, economici e di safety che oggi la tecnologia nucleare gioca sul grande tavolo energetico mondiale.

Se il Governo ha deciso di perseguire un “new deal” energetico italiano, questo non può prescindere da un corretto e trasparente dialogo con l’opinione pubblica e, successivamente, con le comunità che vivono nei territori che verranno ritenuti adatti ad accogliere una centrale nucleare.

Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso febbraio che stabilisce le “linee-guida” e i criteri per il ritorno del nucleare rappresenta certamente un buon punto di partenza, soprattutto dove viene prevista “la partecipazione di regioni, enti locali e popolazioni sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull’esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente”. E buona norma ci pare anche l’art.22 dello stesso provvedimento, che  individua nel Comitato di confronto e trasparenza l’organismo territoriale che dovrà gestire la partecipazione alle procedure da parte di enti e cittadini.

Tuttavia è opportuno evidenziare le differenze tecniche che sussistono tra le azioni di comunicazione al territorio e quelle di informazione, sulle quali potrebbe essere determinante l’apporto di esperti massmediologi, sociologi, studiosi dei mass media. Il ritorno al nucleare non passerà soltanto da un “convincimento dialogato” con le comunità interessate dagli impianti. Sarà decisiva un’azione di informazione più generale, rivolta a tutti gli strati della popolazione che rappresenti in modo oggettivo, scientifico, con un’azione scevra da approcci ideologici, la realtà dell’energia nucleare oggi nel mondo, e ne svisceri vantaggi e svantaggi, eccellenze e difficoltà, in modo da consentire a chiunque voglia farsi un’idea sul tema di avere a disposizione tutti gli elementi per decidere da che parte stare.

L’Osservatorio Nimby Forum®, preso atto della volontà politica di sviluppare l’energia nucleare nel nostro Paese, sta portando a conoscenza del Parlamento e delle Istituzioni – attraverso anche audizioni alle Commissioni competenti di Camera e Senato – una proposta di affiancamento operativo allo schema predisposto dalle norme che disciplinano il piano nucleare italiano.

Tra le varie attività che Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società che gestisce l’Osservatorio – propone di realizzare spicca l’istituzione del Forum sull’Informazione e la Comunicazione in ambito di materie energetiche.

Il Forum, ispirato anche all’esperienza britannica dell’Energy Saving, organo terzo partecipato dai Ministeri interessati che ha gestito le procedure informative nel piano di comunicazione relativo all’esperienza nucleare in quel Paese, si configurerebbe come un organismo tecnico che possa affiancare l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare (istituita dalla legge n.99/2009, all’art.29) che, in base al decreto licenziato dal Governo il 10 febbraio 2010, dovrà occuparsi anche della “Campagna di informazione nazionale in materia di produzione di energia elettrica da fonte nucleare”.

Il Forum, nella visione di Aris, si dedicherebbe alla raccolta sistematica delle informazioni, delle notizie e dei temi che emergono nel dibattito pubblico e scientifico in materia di energia nucleare, all’organizzazione di un osservatorio sulla percezione dell’energia nucleare in Italia, con l’obiettivo di monitorare il grado di informazione e di conoscenza dei cittadini sui vari aspetti della materia.

Il Forum potrebbe ancora coadiuvare la nascente Agenzia per la Sicurezza Nucleare nella definizione delle Linee Guida della campagna di informazione in materia di produzione di energia nucleare, e realizzare e divulgare un Libro Bianco sull’Energia nucleare, che rappresenti la “summa” delle conoscenze scientifiche sugli aspetti tecnologici, tecnici, ambientali, di sicurezza, rese però fruibili da un pubblico ampio e dagli operatori della comunicazione. Lo scopo del Forum? Quello di sviluppare un dibattito laico e partecipato, scevro da posizioni ideologiche, tendente a garantire i cittadini e il loro diritto ad una corretta informazione.

L’organismo, snello ed efficiente che Aris si immagina vede la partecipazione, oltre che dei suoi esponenti, del Ministero dell’Ambiente, di quello dello Sviluppo Economico, della Conferenza Stato-Regioni, di istituti di studi e ricerche nel campo energetico ed economico, di rappresentanti delle aziende che realizzeranno materialmente i siti, di esperti e studiosi della comunicazione.

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